IL TRADIMENTO

Tradire implica fatalmente una rottura esistenziale, che il perdono può semplicemente comprendere ma non cancellare. La Massoneria condanna inesorabilmente il tradimento, lasciando ai massoni l’umana possibilità di redimerlo nella pietas e nella tolleranza. Ma in gioco c’è un ancestrale errore ontologico nella genesi stessa dell’Umanità.

inserito il 21 02 2019, nella categoria Esoterismo, Etica, Genesi, Religione, Tavole dei Fratelli

tradimento 1

A prescindere da una sua collocazione tematica – psicoanalitica, esoterica, storica, morale – il tradimento rappresenta un improvviso cambiamento, spesso appunto traumatico.

Esso cambia improvvisamente la prospettiva di chi sta osservando.

Nell’ambito quindi di un movimento, ovvero di una dialettica intesa come il susseguirsi di due stati tra loro antagonisti, un prima ed un dopo il tradimento, si pone a completamento del ragionamento un altro fondamentale elemento: il concetto del  perdono.

Quest’ultimo è indicato letterariamente come il momento successivo al tradimento.

Cosa è dunque il perdono?

  • Un momento di crescita interiore perché il perdono è prodotto da nostro più intimo sentire.
  • Una manifestazione di potere (solo Dio può perdonare e chi perdona si appropria di un potere assoluto, divino), perché far tornare le cose come prima (cui mira appunto il perdono) è il potere di agire sull’unicità del tempo, sul suo scorrere, facendolo arrotolare su se stesso.
  • Un riconoscimento, finalmente, dell’altro che con il suo tradimento ci aveva urlato di guardarlo; ci diceva tu non mi stai vedendo, mi guardi ma non mi vedi.
  • E’ l’accettazione del presente.

Chi tradisce dunque mira al perdono?

O il perdono, proprio perché non si può agire sul divenire né sul tempo facendolo tornare indietro, è di fatto una chimera, o implica una malevole illusione come falso movimento dialettico che non porta ad alcuna crescita.

Quindi il tradimento non mira al perdono, né il perdono è funzionale al tradimento, ma si tratta solo della semplice coesistenza di due realtà, in cui il perdono non è il tentativo di tornare ad un prima (torniamo ad amarsi come prima del tradimento) ma piuttosto l’accettazione del dopo e dell’adesso.

Un fratello ha parlato del tradimento del tempo e dell’età. In questo caso il perdono non può certo farci tornare giovani, ma significa piuttosto accettare la vecchiaia.

F:. C:.

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tradimento lucifero

Nelle “oscure prigioni” in cui la Massoneria tenta incessantemente di rinchiudere i vizi più malevoli dell’Umanità, l’antro più profondo spetta senzaltro al Tradimento, il crimine morale (con riflessi anche inevitabilmente materiali) più esplicitamente vituperato dagli stessi rituali e dai codici massonici, esattamente come avviene anche nella Divina Commedia di Dante che assegna ai traditori (a vario titolo) le zone più infime dell’Inferno descritte negli ultimi tre canti (dal 30 al 33) allorchè raggiunge il nono ed ultimo cerchio delle dannazioni, laddove il peccato del tradimento diviene un tutt’uno con la massima espressione del male, ovvero nell’estremo lembo dell’Inferno in cui Lucifero trangugia con le sue tre bocche Giuda Iscariota, Bruto e Cassio, tre figure nelle quali non è difficile intravvedere la trasfigurazione dei tre sciagurati Compagni (Jubelos, Jubelum e Jubela) che tradirono e uccisero il mitico Hiram, ovvero i tre protagonisti del cosiddetto “peccato originale” massonico che ha separato per sempre la Libera Muratoria dalla fonte incontaminata della Tradizione originaria, spezzando la Parola che consentiva di accedere al suo segreto.

Il tradimento inchioda per sempre i traditori alla loro colpa. Per loro non ci sono fiamme che comunque consumerebbero peccato e peccatore. Per i traditori Dante ha previsto l’eterna fissità del ghiaccio in cui sono immersi, per sempre legati alla propria dannazione. Anche i tre Grandi Traditori nelle fauci di Lucifero in realtà vengono eternamente masticati e mai effettivamente trangugiati e digeriti. Come a dire che il tradimento è incancellabile e indigeribile. Da esso e dalle sue conseguenze, insomma, non ci si può staccare.

Come per la Divina Commedia, anche nella ritualità e negli ordinamenti massonici l’odioso Tradimento è esecrato e punito in modalità diverse e graduali.

Il primo grado è riservato a quelli che Dante definirebbe “traditori di chi si fida di loro”, ovvero ai fratelli che tradiscono i fratelli.

Il monito e la punizione di questo tradimento sono ben chiariti fin dai primi passi che l’iniziando compie fra le colonne del tempio massonico, allorchè presta la sua prima promessa sulla Coppa delle Libagioni ed al momento stesso in cui pronuncia la successiva promessa solenne che lo rende massone fra i massoni per tutta la vita.

Promesse che lo vincolano al rispetto assoluto della parola data e degli impegni civili e morali assunti con la propria iniziazione, pena l’esser perseguitato e punito in punta di spada da tutti gli altri fratelli che l’hanno accolto con fiducia all’interno della Loggia.

Diversi “nemici” della massoneria hanno a lungo fantasticato sui “tremendi castighi” che la massoneria riserverebbe ai fratelli che l’abbandonano e infrangono il vincolo di segretezza, soprattutto sull’identità degli altri liberi muratori.

Esponenti religiosi hanno fatto spesso pubbliche allusioni a truci e sanguinose vendette massoniche che prevederebbero “gole tagliate” e addirittura “scorticamenti”, citando antichi e desueti rituali, omettendo di considerare il valore puramente metaforico di certe espressioni.

Di fatto, facendo anche sforzi di memoria, non sovviene alcun dato storico, alcun aneddoto, che possa suffragare il senso letterale di simili espressioni di cruento castigo del tradimento massonico. Forse l’unico caso, per altro dubbio, di una ritorsione così estrema per la violazione di un segreto iniziatico ci porterebbe indietro di oltre duemilacinquencento anni, ai tempi di Pitagora, e riguarderebbe l’uccisione di Ippaso di Metaponto che avrebbe rivelato l’esistenza dei numeri irrazionali. Ma è più probabile che i seguaci di Pitagora si fossero limitati, come era loro consuetudine, a scavare una tomba (naturalmente vuota) davanti alla casa del transfuga a titolo di monito, con la consegna di escluderlo da ogni successivo contatto con gli altri iniziati della scuola pitagorica. In questo modo il traditore diveniva una sorta di morto fra i viventi, in questo caso fra i suoi ex confratelli. Come si vede una punizione essenzialmente “metaforica”, anche se non priva di effetti severi, ben lontana comunque da ogni espressione sanguinaria che sarebbe stata per altro in aperta contraddizione con la filosofia dello stesso Pitagora, improntata sull’Armonia e la Tolleranza Universale, tanto che molti l’hanno considerato addirittura un precursore dell’esoterismo cristiano.

Il “bando pitagorico” assomiglia del resto strettamente al “cherem” in uso nelle comunità ebraiche che costituiva una specie di morte virtuale di chi ne era colpito, con il quale più nessun ebreo avrebbe potuto anche semplicemente rivolgergli né la parola né uno sguardo. Fu questa la punizione, una sorta di esilio all’interno della stessa comunità israelitica, che colpì il povero Baruk Spinoza, nel 1656, reo di una visione gnostica della religione, e addirittura di una visione sarcastica degli infiniti precetti e degli altrettanto infiniti divieti che lo stesso ebraismo imponeva ai suoi osservanti (“nient’altro che pratiche di controllo sociale da parte del clero”, secondo il pensiero di Spinoza, che proprio non concepiva un Dio così intento a curarsi, ed a risentirsi, del rigoroso rispetto di tanti minuziosi dettagli, apparentemente più profani che spirituali).

tradimento 2

Eppure probabilmente la gravità nel sanzionare, almeno moralmente, il tradimento fra massoni ha avuto un preciso fondamento. E non si può escludere che la stessa Massoneria si sia trovata, nel tempo, a doversi difendere da delazioni e denunce, specialmente ai tempi del Regno Temporale del Papato e per tutta l’epopea risorgimentale, quando essere denunciati come massoni poteva significare la condanna a morte, la confisca dei propri beni senza alcuna possibilità di grazia, mentre per i propri parenti, confratelli, amici o semplici locatari di appartamenti adibiti a loggia, la pena “per complicità” poteva assommare ad una multa di ben mille scudi d’oro (un’enormità, equivalente a circa un milione di euro odierni) per arrivare alla demolizione della propria casa (1739, editto del Cardinale Cirrao, contro le “conventicole di liberi muratori sospetti di occulta eresia”). Occorreva pertanto difendersi. Da questo deriva l’alone di segretezza, per altro forzata, che viene attribuito ancora oggi alla massoneria, nonostante tutti gli sforzi di apertura compiuti in questi ultimi anni.

Un’altra forma di Tradimento categoricamente punita, fino all’estromissione dall’Ordine, è poi quella che riguarda la sfera dei legami sentimentali dei fratelli, ovvero l’insidia alle loro mogli. Un tradimento non certo nuovo nell’ambito profano, ma che in massoneria diventa un tradimento doppiamente grave. Ed è uno dei pochi casi che possono portare alla revoca del crisma dell’iniziazione.

Non altrettanto severamente è sanzionato in Massoneria il tradimento dell’impegno (giurato) di rispettare l’Ordinamento e le Autorità del proprio Stato. In casi simili il fratello “traditore” può essere espulso dalla Loggia e dall’Ordine, ma non perde in ogni caso il crisma di Iniziato. Se così non fosse la stessa Massoneria non potrebbe certo vantarsi dei tanti “ribelli” che hanno lottato per la libertà dei popoli e per l’avvento delle democrazie. Una forza propulsiva di cui la Massoneria non è stata direttamente protagonista attiva, quanto lo sono stati uomini che dai suoi principi hanno tratto forza ed ispirazione.

Ma c’è un Tradimento più grave ed assoluto contro il quale da sempre, fin dalle sue origini remote, la Massoneria concentra tutte le sue energie esoteriche e simboliche per emendarlo e sottrarre ad esso ed alle sue conseguenze l’intera umanità.

Un tradimento il cui contrasto costituisce forse la più autentica e segreta missione di tutta la Libera Muratoria Universale, allorchè consacra tutti i suoi architettonici lavori al bene dell’Umanità ed alla gloria del Grande Architetto dell’Universo.

Riporto a questo punto un concetto già espresso in una mia precedente tavola sul senso massonico della vendetta:  Se identifichiamo la “Costruzione del Tempio” con il processo della Genesi, cioè della Creazione, non possiamo non notare che l’assassinio di Hiram è paragonabile ad una tragedia cosmica che devia, altera, la Formazione del Mondo. Un errore ontologico s’insinua nella Creazione. E’ il Male che diventa una componente non più relativa, ma insita nella manifestazione della Vita. Impossibile eliminarlo, quanto meno aggirarlo, con mezzi semplicemente umani, profani. Occorre un riavvolgimento iniziatico della Genesi e della Tradizione, possibile solo con il ritrovamento della Parola Perduta.

Vendicarsi dell’Errore ed eliminare il Male: è questo che i Massoni tentano di fare dagli albori dell’umanità, con la forza e l’energia dei propri principi quando vengono realmente incarnati da chi si sottopone ed assorbe il perfezionamento iniziatico dispensato dalla “macchina del Tempio massonico” incessantemente in funzione nei secoli.

E non bisogna stupirsi se quest’opera di riparazione dell’errore primordiale nella creazione/evoluzione dell’Uomo avvenga attraverso la Libera Muratoria, per sua stessa definizione l’arte di costruire. Perché è quest’arte che consente di replicare (e se possibile rettificare, completando la Grande Opera) la Genesi del Cosmo, o quanto meno del genere umano.

Che questo “errore” ci sia è indubitabile. Non si spiega altrimenti il fatto che solo l’Uomo sia caratterizzato da una violenza insista nelle sue caratteristiche biologiche che non si riscontra in alcun’altra specie o creatura vivente. Come osserva Mauro Biglino (“La Bibbia non parla di Dio”) negli altri animali, anche nei primati con cui condividiamo probabilmente un antenato comune, la violenza è sempre una risposta adattativa a problematiche connesse con la sopravvivenza, ed è inoltre circoscritta e ritualizzata al fine di conseguire vantaggi biologici ed evolutivi. Solo nell’essere umano la violenza non è né circoscritta né ritualizzata e tende più alla distruzione tout court che alla sopravvivenza.  Solo nell’Uomo la violenza di specie sembra spesso, troppo spesso, una sorta di “risposta automatica” ad un antico “insulto”, senz’altro beneficio se non quello della sua esternalizzazione liberatoria.

tradimento e perdono

L’Uomo, insomma, sembra geneticamente condannato alla violenza. La propensione alla guerra ne è una conseguenza (rilevabile anche in tempi di pace attraverso altri comportamenti collettivi come ad esempio la violenza negli stadi, per citarne uno fra tanti).

L’unico antidoto esistenziale fornito finora all’Umanità sono state da un lato le religioni,  dall’altro il perfezionamento iniziatico di scuole di vita come appunto la Massoneria.

Non è un caso che tutte le più antiche civiltà siano sorte accanto a grandi fiumi e che tutte le loro religioni parlino di un Dio che crea l’uomo impastandolo nel fango: così ha fatto il Dio della Bibbia, così ha fatto l’egiziano Khnum, così come ha creato l’umanità il sumero Dumuzi.

Quando l’uomo, poi, cominciò a costruire case, villaggi e città impastando a sua volta mattoni con il fango, e cuocendoli nel Fuoco, ritenne  di emulare il Divino, di appropriarsi di un privilegio creativo… per questo alle costruzioni umane ed agli Architetti, fin dai tempi più antichi, sono stati attribuiti poteri straordinari. Dall’egiziano Imothep allo stesso Hiram. Per questo l’architettura conserva questo potentissimo simbolismo iniziatico, che l’ha evoluta nel tempo nella “libera muratoria” e quindi nella “massoneria”, che non a caso inneggia  ad un Grande Architetto dell’Universo.

E su questo piano la Massoneria affronta da sempre un altro grande tradimento dell’Umanità, quello di gran parte delle cosiddette “religioni rivelate”, e soprattutto delle classi sacerdotali che ne hanno spesso manipolato e travisato gli insegnamenti a proprio esclusivo vantaggio di casta.

Già nell’antica Grecia degli Dei Olimpici questa manipolazione avveniva attraverso “trucchi tecnologici” perpetuati all’interno dei Templi, dove si sono scoperti macchingegni creati da grandi ingegneri dell’epoca per creare effetti speciali di suoni, levitazioni di statue e uomini, eccetera, finalizzati ad incutere soggezione e sottomissione nei fedeli (ed a percepire solide offerte economiche). E’ stato così in epoca cristiana anche con il culto dei santi taumaturgici e delle reliquie o cose simili (ivi compresi improbabili miracoli).

Ogni Credo poi ha creato propri recinti contrapposti (creando anche il concetto di un popolo eletto), dividendo anziché congiungere l’umanità che ha passato millenni a dissanguarsi in guerre di religione, spesso anche all’interno delle singole fedi.

Non a caso un campione dello gnosticismo come Federico II non esitava a definire Mosè, Gesù e Maometto come i tre grandi impostori dell’Umanità. Ma in realtà l’impostura ed il tradimento spesso è stato ordito da chi ha fatto della fede (o delle fedi) uno strumento di potere terreno, un tradimento compiuto dalle teocrazie che ad ogni latitudine hanno travisato gli insegnamenti dei loro stessi Maestri originari, delle loro stesse divinità. A cominciare dalla Bibbia, che se interpretata letteralmente senza acrobazie teologiche per estrarne un’essenza divina, si riduce ad un’elencazione di stragi e genocidi guerrieri, non tanto dissimili da quelli compiuti in nome degli Dei pagani descritti nei poemi omerici.

Dire che le grandi religioni “profane” hanno tradito l’innata esigenza di spiritualità e trascendenza su cui si basa la speranza di redenzione e miglioramento dell’Umanità, è dire poco.

Un’esigenza antica, atavica, comune a tutte le genti. Solo la Massoneria ha elaborato e conservato un concetto universale di questa aspirazione divina che si riversa nel Grande Architetto dell’Universo, l’unica espressione trascendente che affratella tutti gli uomini, indipendentemente dalle singole inclinazioni religiose, l’unico concetto monoteistico che unisce anziché separare i credenti (e perfino i non credenti) sulla base delle tante cose che li accomunano nella ricerca del Bene, piuttosto dei miseri dettagli, spesso assurdamente solo formali, che li dividono.

La Massoneria, così come gli antichi Misteri di cui si è alimentata, è nata proprio per difendere il principio del vero monoteismo e dell’immortalità dell’anima. Il Grande Architetto riassume tutto ciò.

Tradimento coppa

La battaglia essenziale fra la Massoneria ed il grande tradimento delle religioni e della storia si compie proprio nel 30simo grado scozzese, in cui il massone mette definitivamente alla prova i propri principi, lasciando in nome di essi libero di andarsene del tutto indenne  il sicofante De Florian, poi forte della propria coerenza abbattendo le colonne del tempio, di ogni tempio,  così da rendere immune il proprio spirito da ogni condizionamento settario.

Il concetto di Dio è ormai saldamente dentro di sé. Il massone, divenuto Cavaliere Kadosh, non ha bisogno di alcuna sovrastruttura (di nessuna chiesa, di nessun tempio) per estrinsecarlo. Può affrontare il mondo senza pregiudizi divisivi. Apparentemente senza più guide o colonne a delimitarne il cammino. Pronto a ricevere nei gradi successivi il “vero” messaggio unificante e universale, finalmente non travisato, di tutte le  Grandi Guide Spirituali che hanno illuminato il cammino dell’Uomo. Un nuovo incontro spirituale che avviene non più su fronti contrapposti, ma nello stesso accampamento, ancora solo simbolico e celeste, che spetta al massone con tutto il suo impegno rendere nuovamente e definitivamente terrestre. E così il Grande Tradimento sarà vendicato.

A:. Mu:.

 

 

 

 

 


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