FESTA DELLA LUCE: LE ORIGINI

Dicembre è sempre stato il mese della Luce. La tradizione cristiana si è spesso sovrapposta a precedenti riti pagani, con lo scopo di distogliere i popoli dalla venerazione delle antiche divinità.

inserito il 19 12 2018, nella categoria Mitologia, Religione, Ritualità, Storia, Tavole dei Fratelli

Festa Luce Lione

 Tavola g.c. dalla R:.L:. Sol Invictus all’Oriente di Bondeno

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Il 6 San Nicolò che va per via,

l’8 Concezion di Santa Maria,

il 10 la Madonna di Loreto,

il 13 Santa Lucia,

il giorno più corto che ci sia.

Con questa filastrocca la mia nonna ricordava le feste più amate del tempo d’Avvento, una serie di giorni di dicembre che preparano con il loro calore e la loro luce, debole luce nelle tenebre sempre più fitte che precedono il Solstizio d’Inverno, la Luce più grande e il calore èiù amorevole. Questo periodo dell’anno era in realtà denso di significati sacri fin dall’antichità, poiché rappresenta il momento più difficile per tutta la natura vivente.

A partire dall’Equinozio d’Autunno, le giornate si accorciano progressivamente: le ore di luce diminuiscono, le ombre si allungano, la temperatura  si abbassa e le notti diventano sempre più lunghe e fredde.

Gli animali selvatici hanno adattato i loro comportamenti alla mutata condizione climatica. Gli uccelli migratori hanno preso poco alla volta la via dei Paesi caldi e i cieli sono divenuti improvvisamente silenziosi.

Freddo e silenzio dominano gli spazi aperti.

Soltizio d'Inverno

Anche l’uomo, che oggi spesso dimentica di essere immerso nella Natura, risente di questa mutata condizione di luce: la ghiandola epifisi, sensibile ai ritmi luce-buio, produce aumentate quantità di melatonina, inducendo un melanconico ripiegamento su se stessi. E’ una forma di depressione stagionale, che ipuò diventare molto disturbante, ma che spesso si risolve spontaneamente con l’allungarsi delle giornate.

Gli antichi ben sapevano che si tratta di fenomeni naturali, inseriti nel ciclo dell’anno, con le sue fasi di maggiore e minore attività di tutta la Natura vivente, vegetali, animali e uomini, a sua volta inserito nel ciclo più grande di morte e rinascita.

Soprattutto, il Sole, la fonte di ogni energia, sembra aver perso vigore: ha raggiunto il punto più basso sull’orizzonte, ogni sera tramonta sempre più presto e pare non debba riuscire ad alzarsi il giorno dopo.

Lo sgomento spinge l’uomo a cercare rimedi: nel tempo si instaurano riti apotropaici, diversi nei vari Paesi e nelle varie epoche, ma accumunati dalla credenza che ciò che è simile produca effetto simile. Il Sole irradia calore che scalda la Terra, ebbene, l’uomo accende fuochi per rischiarare la notte e inviare calore al Sole, per ridargli quella forza che sembra aver perso.

Sono questi fuochi e i riti che li accompagnano a propiziare la rinascita del Sole, vittorioso sulle tenebre del Solstizio: il Dies Natalis Solis Invicti.

Sol Invicvtus

La tradizione cristiana si è spesso sovrapposta a precedenti riti pagani, con lo scopo di distogliere i popoli dalla venerazione delle antiche divinità.

Papa Giulio I nel 337 d.C. stabilì la ricorrenza della Natività il 25 dicembre, perché nella stessa data i Romani già festeggiavano il Dies natalis Solis invicti, istituito nel 270 dall’imperatore Aureliano per celebrare il culto del Sole  vittorioso sulle tenebre. Inoltre, le varie feste religiose dell’Avvento citate all’inizio sono riconducibili a precedenti tradizioni e tutta la simbologia del Natale ripropone temi la cui origine si perde nella notte dei tempi.

Seguiamo dunque la ghirlanda luminosa delle ricorrenze dell’Avvento.

Per prima troviamo la festa di San Nicola di Bari, il vescovo di Mira (nell’odierna Turchia) vissuto tra il III e il IV secolo, la cui figura nel tempo è andata modificandosi nell’incontro con personaggi mitologici del Nord Europa fino a dare origine al mitico Santa Klaus, non più collocato sulle rive del Mediterraneo ma abitatore del Polo Nord. San Nicola di Bari si festeggia il 6 dicembre e per l’occasione si usava fare piccoli doni ai bambini, come dolci, frutta candita e regalini, ma a condizione che fossero stati buoni: al Santo era affidata la missione di vegliare sulla buona condotta dei piccoli, minacciando, in caso di mancanze, severe punizioni.

Ma il collegamento del Santo con l’infanzia è ancora più complesso: nel Medioevo, i giovani seminaristi eleggevano nel giorno di San Nicola (6 dicembre) un “vescovello” (episcopellus) che il giorno del Santi Innocenti  (28 dicembre) saliva sul pulpito per impartire la benedizione, guidare il coro dei compagni e fare il vescovo (vescovello degli innocenti o dei bambini) in una sorta di parodia, mentre il clero assisteva a questa celebrazione in abiti da maschera, ridendo, danzando comicamente e cantando canzoni oscene. Queste manifestazioni rappresentavano la sopravvivenza di riti precristiani e con molta fatica la Chiesa ufficiale riuscì a far cessare la ricorrenza dell’ episcopellus puerorum.

Tale celebrazione riecheggiava feste risalenti all’epoca romana, collocate nel periodo compreso tra il 17 e il 23 dicembre: i Saturnali.

chierichetti vescovo e canonici

Inoltre, vale la pena di ricordare che nel periodo del Natale cade anche la festività ebraica di Hannukah, Festa dei Lumi, della durata di 8 giorni: dalla sera della vigilia del primo giorno fino all’ultimo giorno, al calar delle tenebre, si accende una candela o un’ampollina d’olio, posta su un candelabro a nove bracci: è una ricorrenza lieta che ricorda la consacrazione di un nuovo altare nel Tempio, dopo che gli Ebrei avevano riconquistato la libertà religiosa.

La seconda festa luminosa è la ricorrenza dell’Immacolata Concezione, l’8 dicembre.

E’ sicuramente la festività religiosa più importante dell’Avvento per la Liturgia cattolica, poiché ricorda il concepimento senza macchia, indenne dal peccato originale, di Maria da parte della madre Anna. E’ interessante notare che la celebrazione del Concepimento di Sant’Anna, come veniva denominata in passato, si diffuse fin dai primi tempi del Cristianesimo, spontaneamente, come forma di religiosità popolare, dapprima in Oriente (nei luoghi dove era originata la vicenda mariana) e poi, portata verosimilmente da monaci greci, nel Meridione d’Italia e infine in Europa.

La Chiesa Cattolica ebbe, riguardo alla Concezione di Maria, un atteggiamento molto prudente e solo con il Concilio di Trento si dichiarò che Maria non era inclusa nel peccato originale; il dogma fu proclamato  tre secoli più tardi, nel 1854.

Questa ricorrenza si sovrappone ad altre e più antiche feste che traspaiono in filigrana sotto l’immagine religiosa ufficiale. Sono altre Madri, le Grandi Madri mediterranee: Isthar, Iside, Demetra, Artemide, Cibele, Core, Venere, ossia, tutto il gran corteggio matriarcale che continua a vivere, incredibilmente, ostinatamente, all’ombra della religione cristiana. In molte zone dell’Italia, infatti, l’Immacolata è ricordata come Signora dei fuochi: “falò”  o focaracci, accesi come rito  di rigenerazione della fertilità della Madre Terra, come esorcismo contro il buio dell’inverno e contro il gelo della solitudine, fuochi propiziatori intorno ai quali in molti paesi ci si riunisce per degustare il vino nuovo o per mangiare cibi devozionali. Ancora il fuoco è protagonista della processione che va in scena nella notte tra il 7 e l’8 dicembre ad Atri nel teramano. I fedeli, muniti di grosse torce di canne, i cosiddetti “faugni”, raggiungono in processione la cattedrale, dove si celebrerà una messa in onore della Immacolata Concezione. La parola “faugni” è una chiara volgarizzazione di quel “fauni ignis”  che ci riconduce al cuore del paganesimo.

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Infine, il 13 dicembre arriva Santa Lucia. E‘ nata e vissuta a Siracusa, dove fu martirizzata nel IV secolo sotto Diocleziano.. Su di lei ci sono due sole fonti, una greca e una più tarda latina, che però non spiegano né il patronato sulla vista che la caratterizza né il legame con il Solstizio. Il culto della Santa si è diffuso progressivamente dalla Sicilia alle altre regioni d’Italia, con un particolare legame con il Veneto dato che a Venezia erano state portate le spoglie della Santa e sepolte nell’omonima chiesa.

La popolarità di Lucia è andata aumentando nei secoli anche perché il giorno a lei dedicato, il 13 dicembre appunto, nella prima metà del XIV secolo coincideva con il Solstizio d’Inverno (data la sfasatura tra il calendario solare e quello giuliano). Ecco perché Santa Lucia è il giorno più corto che ci sia.

Anche in questo caso,la leggenda sacra si confonde con miti più antichi; l’iconografia tradizionale ci mostra Lucia con gli attributi del martirio (palma, spada) ma anche con le insegne del suo patronato: la lampada o il piattino con gli occhi, a significare il suo legame con la Luce, sia spirituale sia materiale. Sovente, Lucia appare coronata di fiori e avvolta in un ricco mantello ingemmato, quasi una traduzione cristiana della dea Aurora.

Il culto di santa Lucia inoltre presenta diverse affinità con quello di Artemide, l’antica divinità greca venerata a Siracusa nell’isola di Ortigia. Ad Artemide, come a santa Lucia, sono sacre la quaglia e l’isola di Ortigia – anche chiamata Delo in onore della dea della caccia. Artemide e Lucia sono entrambe vergini. Artemide è inoltre vista anche come dea della luce mentre stringe in mano due torce accese e fiammeggianti.

Lucia porta un nome che da solo brilla di luce, ella  rischiara le tenebre e porta nei cuori il presagio della rinascita: tra la sua festa e Natale le giornate si allungano un po’ (par Nadal un pas ad gal) e, come Nicola, è diventata dispensatrice di doni, a ricordo della sua grande generosità che le fece distribuire ai poveri i beni ereditati dal facoltoso padre.

Ma è nel freddo Nord scandinavo che Lucia brilla in tutto il suo fulgore: in Svezia soprattutto, ma anche in Norvegia Danimarca, Finlandia, si festeggia il 13 dicembre in maniera sontuosa.

santa Lucia Svezia

Ma come è arrivata la Santa di Siracusa al buio e al freddo del Nord? Studiosi del folklore scandinavo ritengono che la Chiesa cristiana abbia voluto ammantare di luce divina la celebrazione pagana del Solstizio: era una ricorrenza in cui si credeva che gli animali parlassero e che i Troll si avvicinassero pericolosamente agli uomini. Si riteneva che fosse meglio non essere all’aperto in quella notte e che fosse opportuno non addormentarsi, ma stare in guardia perché poteri soprannaturali erano all’opera e non erano favorevoli. Per ricordare, esorcizzandone il significato originale, questa ritualità, si usava decorare con ornamenti rossi gli alberi sempreverdi: anche qui, come nella Roma dei Saturnali, compaiono alberi di Natale. Le fanciulle vestite di bianco sono figure ammantate di luce per esorcizzare i demoni nascosti nel buio, e sono andate progressivamente identificandosi con un corteo di vergini cristiane.

E’ interessante notare che in Paesi riformati, dove poco spazio ha il culto dei santi, la Sankta Lucia sia rimasta sempre in auge.

Santa Lucia come la vediamo oggi, con i suoi attributi luminosi, è arrivata in Svezia forse nel 1700.

La cosa più affascinante è che le giovani vergini del Nord cantano la Luciasången che altro non è che la canzone napoletana Santa Lucia, sia in italiano sia in traduzione svedese, con uno stile così solenne da farla assurgere alle vette spirituali di un corale di Bach.

E poi arriva il Natale…

S:.M:.

Orazione letta in occasione della Festa della Luce celebrata a Logge Riunite degli Orienti di Ferrara il 17 Dicembre 2018 e.v.

 

 


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