MITI, RITI E SIMBOLI: L’ARTE REALE

Nelle nostre Officine entriamo in uno spazio simbolico, azzeriamo le barriere che ci separano, utilizziamo l’ascolto dell’altro, soprattutto se il suo pensiero diverge dal nostro, per superare quei gradini che da soli fatichiamo a salire.

inserito il 06 11 2015, nella categoria Ritualità, Tavole dei Fratelli

Ritualita

Tavola del fr:. P:. B:.

FFr:. carissimi …

Nel corso della mia vita profana ho spesso avuto un senso di smarrimento, quasi un rifiuto, degli aspetti cerimoniali connessi alle celebrazioni di eventi sociali o liturgici.

Mi sono ripetutamente chiesto l’utilità dei paramenti sontuosi, dei gesti ripetitivi, delle parole pronunciate senza convinzione nel corso di questi riti civili o religiosi.

Da un punto di vista sociologico, la ragione mi ha fatto comprendere come le comunità si reggono su miti ancestrali, che per essere permeanti necessitano di rituali in grado di riproporli continuamente alle coscienze.

Ma comprendere l’utilità sociale di qualcosa, non significa apprezzarla, né tantomeno viverla.

Poi, mi sono trovato a bussare alla porta del Tempio, alla ricerca di mettere in opera quelle cose che da decenni leggevo su testi criptici e velati, in un tempo che il bussante nella Comedìa avrebbe posto “nel mezzo del cammin …”, forse perché, come direbbe Jung, “dopo che si è oltrepassata la metà della vita, si verifica un cambiamento interiore, un vero capovolgimento dell’orientamento psichico … (e), per la maggioranza, tale processo si svolge sotto la soglia della coscienza”.

Ed eccomi a percorrere incessantemente la via iniziatica tradizionale, con un mito fondante e rituali che richiamano archetipi. Un cammino tra simboli che la ragione non può comprendere.

Ed è nel silenzio della meditazione dell’eterno apprendista che ho cercato di sentire il Visita Interiora Terrae Rettificando Invenies Occultum Lapidem: visita le viscere della terra e, rettificando il cammino, troverai la Pietra Nascosta.

Non ho compreso, ho sperimentato il senso di appartenere ad una ininterrotta catena di individui, separati dal quotidiano grazie alla sacralizzazione di uno spazio e di un tempo, amalgamati dall’iniziazione rituale in una realtà fatta di simboli.

E’ questa una delle possibili declinazioni del segreto massonico: una realtà indicibile, incomunicabile ai profani, nella quale l’io si dissolve in un sentimento di comunione fraterna, la mente abbandona lo stato di coscienza normale per essere avvolta da quell’energia collettiva che chiamiamo eggregore.

E’ in questo atto di volontà che si manifesta la scelta del Massone per l’Ars Regia, nell’accogliere gli aspetti magici, in senso tradizionale ed iniziatico, della comprensione della realtà rispetto all’adesione mistica alle rivelazioni che vengono dalle religioni.

Così ora posso sentire la ragione di dover essere tutti simili negli abiti cerimoniali, i segni, la ritmica della nostra ritualità, la gerarchia che guida i nostri passi in Loggia, l’energia che circola nella catena d’unione al centro del Tempio.

Nelle nostre Officine entriamo in uno spazio simbolico, azzeriamo le barriere che ci separano, utilizziamo l’ascolto dell’altro, soprattutto se il suo pensiero diverge dal nostro, per superare quei gradini che da soli fatichiamo a salire.

Il nostro è un percorso individuale, costante, lontano da ogni deviazione settaria e dogmatica. Un cammino faticoso, nel quale simboli atemporali, interpretati a differenti livelli in momenti diversi, ci parlano di universalità.

Credo che questo punto debba essere ulteriormente chiarito: noi siamo uomini del dubbio, non dell’incertezza.

Come il mistico aspetta la rivelazione da Dio, il mago utilizza l’intuito e la ragione per arrivare alla comprensione dell’essenza delle cose. Questo fa di lui un ricercatore, un uomo in cammino, ma il suo non è un cammino incerto.

Ammettere che la volta del nostro Tempio è il cielo, che l’edificazione è infinita, non significa essere condannati all’inazione. Compito del Massone è camminare, concretizzare nella vita quotidiana il lavoro di Loggia e diventare, con la consapevolezza dei limiti individuali e propri della condizione umana, testimone dei valori universali che provengono dalla tradizione iniziatica.

Diceva Lessing nei suoi Dialoghi Massonici che i Liberi Muratori non possono deviare, in nessun modo, dal loro impegno, per lasciare, citando il Fr:. Baden Powell, il mondo migliore di come l’hanno trovato.

Ma come rendere operativi i simboli ed i valori appresi in Officina?

E’ evidente che ciascuno di noi opera in realtà sociali caratterizzate da norme proprie ed abilità specifiche che precludono ogni possibile definizione di un modello di azione razionale che vada oltre il comportamento esemplare.

Ma già l’habitus massonico ha in sé gli elementi riconoscibili dei valori da trasmettere: il modo di comunicarli è bene lasciarlo alla prudenza e sensibilità del singolo Fratello.

Un esempio di testimonianza ideale viene dal nostro Fr:. Antonio De Curtis, in arte Totò, che usa il suo notevole talento per trasporre in delicati versi un simbolo massonico importante e, per questa via, affidarlo alla meditazione di iniziati e profani.

Ascoltiamo dalle sue parole questa parodia farsesca dei pesi dell’esistenza …

La Livella

Per completare l’opera, sono necessarie le Vostre riflessioni.

Ho detto.

Fr:. P. B.

5 Novembre 2015 e.v.


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