“L’ultima Thule dello Stato Laico”

Questa la definizione che il latinista Concetto Marchesi diede al “tradimento” di Palmiro Togliatti che impose l'approvazione dell'art. 7 della Costituzione in cui i rapporti con la Chiesa del nuovo stato repubblicano venivano basati sui Patti Lateranensi firmati nel '29 fra Mussolini ed il Vaticano. Così la parola “laico” non comparve più in alcuna pagina della Carta. Forse perché la laicità dello Stato era considerata ovvia e sottintesa. Ma altrettanta “ovvietà” è costata cara anche alla Massoneria...

inserito il 21 06 2015, nella categoria Fatti e personaggi, Storia

togliatti

Quella italiana sarà senz’altro la Costituzione “più bella del mondo”, come l’ha definita Roberto Benigni, ma anche a lei non manca qualche piccolo “peccato originale”: ad esempio il termine “laico” non compare nemmeno una volta in tutte le sue pagine. Mai! Pur essendo innegabile l’ispirazione laica dei suoi principi, con un’unica falla che, a suo tempo, scosse non poche coscienze. Ma il Paese aveva allora urgentemente bisogno di darsi un’identità democratica ed una nuova Costituzione Repubblicana che la sancisse. E così si passò rapidamente oltre.

La “falla” in questione fu comunque un autentico giallo politico, un giallo in cui la parte dell’insospettabile “maggiordomo” (il classico colpevole “a sorpresa” di tanti romanzi polizieschi) fu interpretata da Palmiro Togliatti, l’indiscusso e (allora) indiscutibile capo del Partito Comunista.

Fu proprio Togliatti (nella foto sopra) a consentire l’approvazione dell’articolo 7 della nuova Costituzione, articolo che faceva dipendere i rapporti con la Chiesa direttamente dai Patti Lateranensi che erano stati sottoscritti nel 1929, l’11 Febbraio, da Mussolini e dal segretario di stato del Vaticano, cardinal Gasparri.

Un’approvazione che nessuno si aspettava, almeno sul fronte dei partiti laici e della sinistra presenti nella Commissione Costituente, ma che Togliatti aveva invece segretamente già anticipato al Vaticano ed alla Democrazia Cristiana, tramite Andreotti, chiedendo al leader dei cattolici, De Gasperi, il massimo riserbo per non turbare la manovra che lo stesso Togliatti stava compiendo all’interno del suo partito.

Ed infatti nella notte fra il 25 ed il 26 Marzo 1947 il capo del PCI impose ai suoi rappresentanti nella Costituente un “Sì” all’articolo 7, al quale per disciplina di partito sottostarono molte coscienze di comunisti e socialisti, tranne pochissime eccezioni. Fra queste il latinista comunista Concetto Marchesi che definì quel voto un tradimento, “l’ultima Thule dello Stato Laico”.

Vi fu stupore e irritazione anche fra gli stessi alleati del PCI. Il socialista Nenni bollò l’operazione di Togliatti come massima espressione di “cinismo applicato alla politica… “.

Un cinismo con il quale Togliatti calcolava di evitare poi interferenze dalla Chiesa e dal mondo cattolico nel momento in cui alle successive elezioni, che Togliatti era sicuro di vincere, il Partito Comunista fosse andato al Governo.

Calcolo, oggi lo sappiamo, totalmente sbagliato. Il PCI non andò al potere, e nella Costituzione rimase il “servaggio” del Concordato con la Chiesa Cattolica. Così come non venne mai espressamente citato il termine “laico” in nessun altro passo della stessa Carta.

Forse i Padri Costituenti lo diedero per scontato, e non ritennero necessario ribadirlo più esplicitamente.

La stessa cosa accadde alla Massoneria (che aveva diversi suoi rappresentanti all’interno della Costituente): quando si affrontò il tema del divieto di società segrete, un padre costituente massone chiese di specificare che la Massoneria, per i suoi meriti storici e civili, non poteva essere ritenuta tale. Gli altri commissari in coro gli risposero che non era necessaria questa specificazione perché era notorio che la Massoneria non poteva essere considerata una società segreta (è tutto nei verbali della stessa Costituente)… Sappiamo poi quanti grattacapi ed equivoci abbia generato, per i massoni, questa omissione.

Qualche volta, evidentemente, anche l’ovvio andrebbe ribadito, per iscritto, senza timore di apparire scontati, per evitare che sbiadisca nel tempo e si trasformi in qualcosa di molto diverso.

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