LA MATERIA E LA MENTE

La Mente dell'Uomo, sviluppatasi nel sistema vitale basato sulla sintesi del Carbonio, rappresenta una manifestazione cui mancano paragoni di carattere cosmico: per ora siamo soli in questo universo e possiamo ragionare usando i nostri cinque sensi, quali strumenti di approccio ad una realtà relativa, ed i nostro cervello quale “computer biologico” al servizio della Mente. La nostra Mente tuttavia, pur inserita in una piccola “cellula” qual è il nostro corpo, può “intuire” l'Immensità e forse, un giorno, l'Infinito e l'Eterno.

inserito il 07 01 2015, nella categoria Filosofia, Scienza, Tavole dei Fratelli

Cervello 1

Tavola del fr:. G:. V:.

Circa trent’anni fa mi capitò di avere tra le mani e di leggere avidamente un”Saggio” di un nostro fratello, riportato sulla rivista del R:.S:.A:.A:. “L’Incontro delle Genti”.

La tavola dal titolo “Il Principio, la Vita, la Mente, il Fine” portava la firma V.S., e sviluppava una tematica di straordinario interesse sia per i contenuti sia per la chiarezza e la profonda capacità espressiva dell’autore.

Da allora ho riletto la Tavola e meditato molte volte sul filo conduttore, e della stessa ho ancora presenti molti concetti.

Uno fra gli altri si inserisce particolarmente bene al tema di questo saggio e così riporta: “Il cervello, struttura reale e concreta, produce delle idee, reali, ma astratte, le quali tuttavia condizionano il cervello a produrre lavoro secondo i loro imput”.

Come questo accada, al di fuori di eventuali risposte scientifiche attinenti alla presenza di impulsi elettromagnetici o di qualsiasi altro tipo, resta ancora un fenomeno di enorme pregnanza e di estremo interesse.

Il dualismo “scienza – religione”, scrive Giuliana Conforto, professoressa universitaria e ricercatrice nell’ambito della relatività e della fisica quantistica, maniene l’Uomo nello stato di ignoranza e di impotenza in cui oggi si trova, diviso da Dio (per le religioni) e dalla Natura (per la scienza).

Questo accade – secondo la Conforto – per effetto del “Grande Inganno, contenuto nelle “parole” con le quali le Chiese si rivolgono alla Società Umana proiettando un’immagine di Dio estranea alla sua Creazione… il “dualismo” non è solo l’idea di Dio separato dalla sua Creazione, ossia un “credo” diabolico che ha dominato la storia, ma è un livello a bassa energia del cervello umano; oggi possiamo cambiare livello perché c’è l’energia necessaria al “salto”: possiamo se siamo convinti che possiamo”.

Questa premessa può sembrare (e forse lo è) fuori tema, ma introduce con forza la presenza nell’Uomo (non in un essere vivente generico ma proprio e solo nell’Uomo) di una “essenza intuitiva” (la MENTE) che produce nel cervello delle Idee su cui la scienza “terrestre” sta indagando, onde cercare di identificarne le origini.

Esiste “a priori” questa “essenza intuitiva”? Un’essenza definibile in questa ipotesi come Mente Cosmica, oppure deriva attraverso un certo tipo di evoluzione dalla Materia che la scienza degli Umani configura come Energia Solidificata e che genericamente viene definita come “mente comune”?

Il prof. Delbruck introduce due alternative afferenti un certo tipo di approccio allo studio della Mente e parte da lontano richiamando il cosiddetto “realismo ingenuo” cui si legano ancora molte indagini filosofiche e pseudo-scientifiche odierne, ed il cosiddetto “realismo strutturalista” a lui più congeniale.

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Vi è un legame e di quale tipo fra Mente e Cervello?

Secondo Delbruck, attraverso un “filtraggio evolutivo” durato milioni di anni, le aree del cervello legate alla “visione” del mondo materiale, come prima e fondamentale possibilità di decodificazione e di elaborazione degli “imput sensoriali” ricevuti, si sono evolute al punto di rappresentare lo strumento fondamentale per “conoscere a priori” tutte le informazioni realmente importanti per la sopravvivenza dell’individuo.

Si badi bene però che si parla delle “informazioni più importanti” e non di tutte le informazioni realmente percepibili, il cui numero sarebbe talmente grande da mandare in tilt qualsiasi tipo di computer.

E’ necessario quindi un processo di “astrazione” preconscio, non oggetto perciò di introspezione.

Basti ricordare tre esempi:

1) costanza della percezione del colore di un oggetto.

2) costanza della percezione della posizione di un oggetto.

3) costanza della percezione delle dimensioni di un oggetto.

E’ di conseguenza necessario precisare un particolare concetto del problema affrontato attribuendo valore “aprioristico” a determinate sensazioni, alla testa delle quali vi è, come abbiamo affermato, la “visione” secondo Delbruck.

Ed è la straordinaria capacità delle relative categorie di risultare “aprioristicamente” appunto così bene adeguate al mondo esterno, capacità che stupisce davvero.

Come mai ciò accade?

Una risposta a questo interrogativo è stata data da Konrad Lorenz, premio Nobel per l’etologia, il quale, pur facendo un’ipotesi non del tutto elusiva ad un’analisi epistemologica rigorosa, ha affermato che ciò che “è a priori per l’individuo, è a posteriori per la specie”.

E’ un’affermazione forte, sulla quale sarebbe possibile discutere sotto molti aspetti, ma forse è opportuno evitare che argomentazioni di parte ed in taluni casi provocatorie ci facciano sprofondare nelle sabbie mobili di “manifestazioni culturali” spesso difficili.

Già di per se stesso il “tema” di questa tavola può definirsi “asperrimo”, e parlandone a fratelli preparatissimi in materia, può rappresentare un azzardo da parte mia.

In un mondo che cambia di momento in momento, le prospettive dell’Uomo, quale essere vivente più avanzato (e forse unico nel pianeta) nelle capacità intuitive, rischiamo di essere superate non appena formulate.

Questa tavola, invitandoci ad indagini per ora al di sopra della realtà contingente, stimola il mondo laico, di cui la Libera Massoneria rappresenta l’elite, ad un salto di qualità per superare una visione del mondo che ci costringe oggi a vedere ogni cosa in uno pseudo-realismo “duale” che si è dimostrato chiaramente sbagliato.

La Mente dell’Uomo, sviluppatasi nel sistema vitale basato sulla sintesi del Carbonio, rappresenta una manifestazione cui mancano paragoni di carattere cosmico: per ora siamo soli in questo universo e possiamo ragionare usando i nostri cinque sensi, quali strumenti di approccio ad una realtà relativa, ed i nostro cervello quale “computer biologico” al servizio della Mente.

L’intuizione ci soccorre autorevolmente aiutandoci a sviluppare quel “pensiero esoterico” che richiede una “intuizione intellettuale” possibile solo all’Uomo ed alla sua specie.

Questa “intuizione intellettuale” è (o dovrebbe essere) prerogativa principale del Liberi Muratori.

Richiamandoci ancora al prof. Lorenz, egli sostiene che fra l’Uomo e gli altri esseri viventi rimarrà comunque uno “iato”, un abisso incolmabile perché l’apparato cognitivo dell’Uomo è una “folgorazione”, una creazione nuova nell’evoluzione della vita.

E’ dunque l’Uomo l’erede di quello straordinario dono del Grande Architetto dell’Universo, per cui, unico sul pianeta Terra, possiede la capacità di “saper pensare”?

E questa capacità come ci è pervenuta?

Al di fuori dell’ipotesi “aprioristica”, non facile da giustificare alla luce delle attuali conoscenze, potrebbe essere il “linguaggio” l’elemento atto a condurci per questo arduo cammino, ma, attenzione!, non il “comune linguaggio” bensì il “linguaggio autentico” della Scienza, che sarebbe il solo, secondoLudwig Wittgenstein, utilizzabile per poterci innoltrare con attendibilità nei labirinti della Vita e della Ragione.

Può darsi che Wittgenstein non sia lontano da una qualche verità relativa, ma non può sottacersi il pensiero di Heidegger, suo contemporaneo, secodo il quale la Scienza non potrà salvare l’Umanità dalla sua decadenza perché “(la Scienza) sostituisce allo “Spirito” che si pone le domande cruciali sull’essere e sul destino dell’Uomo, l’”Intelligenza” che è un semplice strumento per raggiungere scopi determinati”.

* * *

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Abbiamo sottolineato che secondo Delbruck la “visione” è la funzione cerebrale meglio compresa a tutt’oggi, ed è sempre Delbruck che respinge il “dualismo cartesiano”, nella sua esposizione lucida ma non deterministica, affermando che l’antitesi fra realtà esterna ed interna è soltanto “illusoria”, mentre esiste invece un’unica realtà.

Questa nostra realtà tuttavia si estende fra confini molto modesti ed anche se fosse possibile ammettere “categorie a priori” la Mente umana possiede un adattamento idoneo a fronteggiare con successo un mondo “reale” solo di Medie Dimensioni (mesocosmo): mentre nell’enormemente “piccolo” (Plank / microcosmo) così come nell’enormemente “grande” (Einstein / macrocosmo) questi “concetti a priori” non funzionano e non servono.

A questo punto come proseguire la nostra analisi?

La natura “sintattica” del linguaggio, potente e caratterizzante prerogativa dell’Uomo, ci consente di formare un numero quasi illimitato di frasi provviste di significato, costruite a partire da un numero finito, seppur grande, di simboli (parole) connessi logicamente per mezzo di un numero finito di regole (la grammatica).

Occorre quindi grande capacità di immagazzinare nella memoria e di recuperare poi le varie nozioni e migliaia di parole e di regole grammaticali. Questa capacità rappresenterebbe un grave ostacolo per l’”essere umano adulto”, ma, secondo il prof. Jean Piaget, uno dei personaggi principali del “realismo strutturalista”, dopo una lunga ricerca sperimentale sullo sviluppo delle capacità cognitive del bambino, è stato individuato che le relative categoria kantiane inerenti alla mente si formano con gradualità proprio durante l’infanzia attraverso una successione di differenti stadi di sviluppo, che qui non è il caso di elencare.

Comunque il problema più profondo posto dal linguaggio va oltre le capacità, pur notevolissime, di memorizzare simboli linguistici e regole mediante le quali manipolarli. Infatti l’intelligenza “artificiale” è già da tempo in grado di progettare macchine capaci di memorizzare simboli e regole idonee a manifestarli (come ad esempio i programmi per un calcolatore adatto a giocare a scacchi) ma ancora oggi (la tavola è stata scolpita nell’anno 2006 – ndr) pur non essendo note tutte le risultanze in corso nei vari laboratori scientifici del mondo, la “Mente Artificiale” non ha fatto molta strada, pur parlandosi già di robot in grado di avere un tipo modestissimo di “autocoscienza”.

Naturalmente, se questo fosse vero, sarebbe necessaria fin d’ora una meditazione profonda (in tempi a noi più vicini il celebre astrofisico Hawking ha classificato l’avvento di “macchine pensanti”, autoprogrammabili ed autodeterminate, come una vera e propria minaccia di estinzione per il genere umano, che potrebbe essere sopraffatto da un sistema cibernetico globale – in grado di riprodursi ed evolversi da sé – per il quale la specie umana sarebbe praticamente “inutile” – ndr 2014): limitiamoci, nell’attesa di comunicazioni, ad affrontare problemi meno impegnativi, pur se altrettanto interessanti.

Restando nel campo del “linguaggio” diventa dominante l’interrogativo sul “significato” espresso dal linguaggio: occorre infatti indagare il problema semantico espresso dal linguaggio stesso dove emerge la necessità di posizionare il tempo ed il luogo relativi ad ogni essere autocosciente con il quale è aperto il dialogo.

Da questa ultima considerazione deriva che per la “decodificazione semantica” è necessario tenere conto del “contesto” al quale ci si riferisce.

Il riferimento alla creazione di robots dalla autocoscienza infantile è legato a questi tentativi di “decodificazione”.

Secondo Delbruck le attuali difficoltà e deficienze proprie della “intelligenza artificiale” non implicano che la “mente” sia di fatto qualcosa di più di una macchina materiale composta da un complesso insieme di circuiti cibernetici.

La “MENTE” – sostiene Delbruck – non è però una parte della “Macchina-Uomo” bensì una manifestazione della sua interezza, della sua globalità, della sua complessità che si estende nel tempo e nello spazio.

Ritornando al tema di questa tavola, può prospettarsi un fine come, dove e quando ebbe origine la straordinaria proprietà dell’essere umano: di essere cosciente del proprio pensiero?

Come inquadrare sulla base delle nostre conoscenze questa misteriosa capacità di creare delle “idee” reali ed astratte per mezzo di una Mente, che queste idee produce attraverso un Cervello, struttura reale e concreta?

A quanto sembra, esaminando nella sua globalità il pensiero di Delbruck, la Mente ha avuto un’origine per evoluzione organica, forse grazie alla selezione naturale.

E’ tuttavia possibile, secondo molteplici ipotesi anche scientifiche, che noi si stia sopravvalutando enormemente la conoscenza del mondo che ci viene proposta, a livello individuale e collettivo, dalle nostre facoltà mentali.

Evidenzia sottilmente Delbruck che millenni addietro, costruendo le piramidi e i dolmen di Stonehenge, quegli uomini avessero un’alta opinione di sé, non sapendo quante cose ignorassero. Ciò accade anche per noi, così come avverrà per i nostri lontani epigoni.

Forse, con un balzo nell’Imponderabile (ma non nell’Impossibile), tutto l’Universo è Mente, tutto è pensiero senza spazio né tempo.

Il “dualismo” terrificante che impera nel pianeta Terra, con manifestazione preponderanti nel mondo occidentale, è il frutto amarissimo di uno sviluppo culturale sbagliato che ci ha separato (come già abbiamo scritto) da Dio per mezzo delle religioni, e dalla Natura per azione-colpa di una Scienza, la quale, per ora, ha avuto come scopo solo il raggiungimento di traguardi materiali, ignorando l’Essenza profonda dell’Uomo con tutte le sue superiori implicazioni.

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Giordano Bruno definisce l’Uomo come “Bestia Trionfante” e ciò nel più deteriore dei modi: invidia, distruzioni, guerre, manifestazioni agghiaccianti di atrocità e odio, costellano il cammino di una storia, quella dell’Uomo, dove la bontà, la solidarietà, la tolleranza costituiscono solo piccole isole nel tempestoso mare dei secoli.

Secondo Giordano Bruno non è la materia che genera il pensiero, ma è il pensiero che genera la materia.

“Una unica Sostanza-Pensiero è la Fonte del Tutto”.

Frasi buttate là, forse? Frasi pronunciare solo per accendere qualche solitaria fantasia, portata più al misticismo che al greve fardello della realtà di una Scienza ancora soggetta a frange deterministiche?

Che il metodo scientifico rappresenti l’unico approccio al mistero del Creato può sembrare la più affidabile delle vie, ma probabilmente gli orizzonti vanno allargati ed al precetto galileiano dovrà essere aggiunto in futuro che è già presente una metodica molto vicina a quella “astrazione” che la “computazione numerica” sta già da qualche tempo portando avanti – anche se emerge dalle limacciose acque della matematica pura il pericolo di allontanarci dalla comprensione del cammino percorso.

Possiamo anche ipotizzare – senza destare reazioni troppo scontate, nella visione che ci consente l’universalità muratoria – che il cervello umano sia il “terminale” di una rete telematica capace di comprendere (in futuro!) il Messaggio Integrale che ci viene dalle Stelle, non limitandoci solo a ciò che osservano occhi e strumenti, ed a udire ciò che il Dualismo dominante ci costringe a subire.

Dobbiamo “ascoltare” non solamente “udire”!

Dobbiamo “vedere” non solamente “guardare”!

E’ questo il nostro impegno morale; è questa la nostra più profonda aspirazione quali Liberi Muratori.

Proviamo, come insegna Giordano Bruno, (in questa loggia che porta il suo nome – ndr), a distinguere i vari tipi secondo i quali è definibile la Mente dell’Uomo.

Una – come dice Bruno – è la Mente Comune od Umana; l’altra è la Mente Cosmica o Divina.

La “Mente Comune” altro non è – secondo Giordano Bruno – che la memoria delle esperienze individuali o collettive della storia umana, degli eventi prevalentemente gravi e dolorosi che l’hanno contraddistinta; è paura, ignoranza, colpa, peccato; il suo modo di operare è “duale”: bene e male, materia e spirito, maschile e femminile, passivo ed attivo (destinati – secondo la stessa logica “duale” – ad una lotta perenne senza vincitori né vinti; ovunque essa vede conflitti fra due opposti… v. G. Conforto).

Perciò la Mente Comune è intrappolata in un “programma di pensiero” che la mantiene (a sua insaputa) nell’ignoranza, rendendole quindi assai difficile (ed al momento “impossibile”) apprendere ciò che non rientra nel suo “dualismo imperante”.

Emergere, per noi, dalla turbinose acque di questo consolidato modo di “guardare” le cose che ci circondano, sarà, lo ripetiamo, assai arduo.

Tuttavia, se l’Uomo non arriverà prima ad autodistruggersi con le sue mani, il tempo per una modifica di prospettive ed orizzonti non mancherebbe.

Il pianeta Terra ha poco meno di 5 miliardi di anni di vita, ed altrettanti lo attendono nel futuro.

Se resteremo gli unici esseri viventi “dominanti” (il che appare, al lume della storia, poco probabile) possiamo contare ancora su 3-4 miliardi di anni di un “percorso” che per divenire “cammino” richiederà lacrime e sangue.

Ritengo che un “porto di arrivo” sia possibile, pur ignorando “a priori” lo scopo di questo lungo viaggio.

L’Universo intorno a noi appare gigantesco ed antichissimo (circa 15 miliardi di anni) perché la nostra “struttura” è piccola e di breve durata.

La nostra Mente tuttavia, pur inserita in una piccola “cellula” qual è il nostro corpo, può “intuire” l’Immensità e forse, un giorno, l’Infinito e l’Eterno.

A noi, Liberi Muratori di un momento storico che vede l’Uomo ancora “bambino”, spetta il dovere di non soffermarci troppo a lungo sull’IMMANENTE, ma di gettare lo “sguardo” oltre l’orizzonte, nella convinzione di ciò che il linguaggio “ermetico” afferma da millenni attraverso l’intuizione, pur nelle sue sfumature poco evidenziabili dalla Scienza attuale, comunque in rapida e profonda evoluzione: e cioè che ci troviamo all’interno di un Computer Cosmico, intelligente, vivo ed organico.

Accettare queste ipotesi non è facile per me, ammiratore delle Umane Conquiste lungo il trionfale percorso della razionalità, tuttavia lo “slittamento” della nostra Mente verso una “astrazione” che sta coinvolgendo come una rete il pensiero scientifico, unitamente a quel “dubbio” che la lunga disciplina Libero Muratoria ha scolpito nel mio carattere, mi spingono a non scartare “a priori” panorami ancora inesplorati e forse sorprendenti.

D’altra parte quella “Forza Forte di ogni Forza” che il grande Ermete sottolineava nella Tavola Smeraldina, talvolta da noi comparata con la Quintessenza, potrebbe trovare oggi un parallelo, anche se non ortodosso, in quella Forza Elettrodebole che in questi ultimi tempi è salita sugli altari del Pensiero Scientifico, quale VERA LUCE che illumina mondi infiniti rendendoli reali.

Sarà dunque la Mente “a priori” o, meno poeticamente, una “evoluzione selettiva della Materia”, unisce l’Uomo alla Trascendenza (principio primo della Libera Muratoria) a consentirci di capire l’errore grossolano della Dualità nella quale siamo immersi procurandoci illusioni e sofferenze? Da questa risposta potrà aprirsi il “cammino” per una scelta diversa e gratificante, predisposta a quella “globalità” che è “unità”, “coscienza di se stessi”, “del proprio ruolo” nella storia universale, implicante infine il coraggio di una verità che ci veda “non protagonisti” del Creato, bensì “modesti comprimari” seppur di esso parte integrante e integrata.

G:. V:.

Anno 2006 e.v.


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