LA FORZA DEL DUBBIO

Rappresenta il metodo massonico per eccellenza: il più efficace elemento di introspezione per avanzare nella ricerca iniziatica di ciascun libero muratore. Ne hanno parlato, in tutti i tempi, filosofi, scrittori, poeti, fratelli. La perpetua oscillazione fra “dubbio metodico” e “dubbio scettico”. La Tolleranza come conseguenza virtuosa del Dubbio.

inserito il 29 04 2014, nella categoria Filosofia, Simbolismo, Tavole dei Fratelli

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Tavola del fr:. V:. C:.

Cari fratelli.

Il mio cammino continua e, ricollegandomi alla mia precedente tavola (All’Inizio del Cammino – ndr),  cercherò di manifestare sinteticamente quanto sta avvenendo dentro di me.

Dunque il mio cammino massonico continua e continua ad arricchirsi di contenuti e sensazioni, molteplici sensazioni.

 Ciò che maggiormente caratterizza quest’ultimo periodo consiste nel fatto che sempre di più mi astengo dall’esprimere qualsiasi giudizio su quanto accade. Questo perché mentre ragiono sugli avvenimenti con i quali vengo a contatto, il mio pensiero è costantemente accompagnato dal dubbio.

Cosa mi succede? Non riuscendo a trovare risposte da solo, ho cercato esperienze di altri che potessero aiutarmi a vederci più chiaro. Con grande meraviglio ma anche con grande conforto, hoi scoperto che tanta parte dell’umanità ha parlato o scritto di questo tipo di esperienza (altri fratelli, filosofi, scrittori, poeti, ecc.).

E allora ho deciso di approfondire.

Ma cos’è il Dubbio? Perché si manifesta? Ed è positivo che ci sia, o non lo è?

Secondo il Dizionario Filosofico Signorelli il dubbio è “uno stato di incertezza, di indecisione, in cui viene a trovarsi l’uomo per la difficoltà grave, o anche insormontabile, di giungere ad un’affermazione conclusiva della verità”.

Da esso risulta quindi un’incapacità di scelta, essendo gli elementi oggettivi considerati insufficienti a determinarla in un senso piuttosto che in un altro. E fa sospendere l’assenso nei confronti di posizioni tra loro contraddittorie.

Si tratta quindi di una stato che, di fronte a problemi fondamentali, può dare origine a sentimenti di insoddisfazione ed inquietudine.

Esso è una condizione mentale per la qualche non si riesce a “credere in una certezza”, o con cui si mette in discussione un enunciato o una verità.

Già nell’antichità moltissimi hanno dissertato su questo argomento.

Socrate  investì con il proprio dubbio le false certezze di coloro che si ritenevano sapienti. Egli pur riconoscendosi ignorante “sapeva di non sapere” e quindi sapeva qualcosa in più degli altri, e riteneva falsa ed illusoria ogni forma di sapere che non derivasse dalla propria consapevolezza ed in definitiva dalla propria interiorità.

Altri ritenevano il dubbio semplicemente come una specie di noncuranza nei confronti del problema del “conoscere”, allo scopo di raggiungere una sorta di imperturbabilità dell’animo.

Per altri ancora il dubbio rappresentava l’assoluta disperazione del pensiero, e così via.

Agostino affermò che il dubbio racchiude in sé delle contraddizioni: dubitare di tutto è impossibile, perché non si può dubitare del dubbio medesimo (secondo lui chi afferma di non avere certezze si contraddice in quanto da per scontato, e quindi è certo, che di certezze ve ne siano). Ma aggiunse anche che esso rappresentava un passaggio obbligato per approdare alla verità e che di conseguenza la verità esiste, altrimenti di cosa mai si potrebbe dubitare?

Tra gli sviluppi successivi relativi a queste riflessioni, assunse un posto di rilievo Cartesio; egli riprese il metodo agostiniano, ma lo invertì: affermò che è la verità che scaturisce dal dubbio. L’attività di pensiero che si esprime nel dubitare (cogito) è la contraddizione che permette di dedurre l’essere o la verità. “Cogito ergo sum”: il dubbio così non è espressione di verità, ma la precede.

“Cogito” può essere tradotto infatti non solo come “Penso”, ma anche come “Dubito”.

E così di seguito, altri illustri pensatori hanno espresso il proprio parere.

Ma tornando alla domanda che mi sono posto prima: il dubbio è positivo che si manifesti, o non lo è?

Ho cercato di chiarire le mie idee e ne tratto ulteriori considerazioni.

Ho detto prima che esso rappresenta una sorta di sospensione di giudizio o di assenso nei confronti di posizioni tra loro contrapposte. E quindi è in assoluta antitesi con credenze, dogmi o ignoranza intesa come assenza di spirito di ricerca.

Anzi è proprio la sua collocazione all’interno di qualsivoglia processo di ricerca che ha determinato il suo valore nella storia del pensiero libero, sia che venga considerato come azione preliminare ad ogni ricerca di verità (filosoficamente detto “dubbio metodico”), sia come constatazione dell’impossibilità di raggiungere certezze (detto “dubbio scettico”).

Ritengo che il dubbio sia padre della tolleranza di opinioni ed atteggiamenti altrui. E nel momento in cui si sospende un giudizio, si mette in moto il pensiero; meccanismo che consente un’appagante ricerca di “uscita dal dubbio”.

L’uomo deve dubitare. La certezza dogmatica ha un costo intellettuale estremamente alto: la rinuncia al libero pensiero ed all’esplorazione e quindi ad un gratificante cammino.

Riporto un’affermazione veramente bella, che mi è piaciuta tantissimo, di un poeta portoghese, Machedo Ruiz: “La tua verità? No! La verità, e vieni con me a cercarla; la tua tientela!”.

A questo proposito non posso non ricordare (perché mi ha veramente colpito per il suo profondo significato) una semplice esortazione che il nostro Maestro Venerabile ha rivolto alla fine di un’iniziazione ad un nuovo fratello, appena entrato in Massoneria, riferendosi ai valori che l’ascolto racchiude in se “… e ricorda, caro fratello, di ascoltare soprattutto quanto esprime chi su determinati argomenti la pensa diversamente… “.

Proprio da questo punto di vista il dubbio mostra il suo lato migliore e più nobile. E’ il motore del pensiero libero e della tolleranza. E’ quello che ci permette di mettere da parte convinzioni e convenzioni, e quindi di rapportarci all’altrui pensiero con attenzione e rispetto, disponendo il nostro animo alla comprensione ed all’ascolto.

Ci permette di non smettere mai di imparare tanto da tutto ciò che accade nel corso della nostra vita, sia esso piacevole o spiacevole, sia esso voluto o non voluto, sia esso cercato o casuale, gioioso o frustrante.

E’ la disposizione del nostro animo che conta.

Ed è per questo che non dimenticherò mai quanto mi ha arricchito la stato di Apprendista e quanto ancora mi arricchirà, perché io cercherò con tutte le mie forze di rimanere tale.

V:. C:.

28 Aprile 2014 e.v.

 

 

 

 

 


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