GIORDANO BRUNO, PROTO-MASSONE

Un’esistenza, volta alla ricerca di una enigmatica, antica sapienza perduta; una vita peraltro interessante e fin troppo movimentata e avventurosa, contrastata da difficoltà d’ogni genere. La sua formazione mentale ebbe l’intera apertura del compasso, strumento che prediligeva fra tutti gli altri, come è dimostrato dai dialoghi che in numero di quattro scrisse su di esso. Non vi erano fratture tra il suo modo di pensare e quello di agire.. Anticipò tutte le più moderne teorie scientifiche sulla materia e sull’universo. Potrebbe essere stato proprio Bruno l’ispiratore dei Rosacroce e dei circoli che prefigurarono la riforma inglese della massoneria del 1717.

inserito il 27 01 2014, nella categoria Giordano Bruno, Scienza, Simbolismo, Tavole dei Fratelli

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(illustrazione dal sito Giordano Bruno.com)

Tavola del fr:. G:. S:.

Quella che mi accingo a narrare non vuole essere solamente un’esposizione delle vicende che concernono la vita di Giordano Bruno. Un’esistenza, volta alla ricerca di una enigmatica, antica sapienza perduta; una vita peraltro interessante e fin troppo movimentata e avventurosa, contrastata da difficoltà d’ogni genere, fino a concludersi a Campo dei Fiori, con la tragica morte sul rogo.

Non è solo la storia di Giordano Bruno, della sua vita, delle diatribe sostenute con le autorità ecclesiastiche, delle sue opere letterarie, ma è anche la mia storia: quella cioè di un fratello di questa Loggia a cui un bel giorno fu affidato il compito di preparare una prolusione su Giordano Bruno.

Non vorrei chiamarla pomposamente prolusione, questa mia, preferirei che venisse intesa come una semplice conversazione tra amici o, meglio ancora, un resoconto di una ricerca, che può apportare buoni frutti.

Cominciai con il procurarmi i libri. Compito impegnativo: in quegli anni le sue opere non avevano una larga diffusione; quelle esistenti,infatti,erano state pubblicate da molto tempo, cosicché i testi erano quasi divenuti irreperibili sul mercato librario.

La prima domanda era già lì bella e pronta: perché non risvegliavano interesse? Pensai subito ad un congiura del silenzio.

Un’altra domanda, subito dopo: perché la Loggia a cui appartenevo, la Giordano Bruno n. 852 all’Oriente di Ferrara, aveva scelto questa denominazione? La ragione più ovvia: Bruno era un martire del libero pensiero. Una motivazione apparentemente valida, visto quanto era accaduto, ma a me non sembrava sufficiente; anche perché Bruno non poteva essere appartenuto alla massoneria, infatti ai suoi tempi l’Istituzione, così come la conosciamo noi, non era ancora nata.

Queste domande dovevano restare per qualche tempo senza una precisa risposta.

Più tardi compresi che il filosofo possedeva tutti i requisiti per essere dichiarato “Maestro Massone ad honorem causa”.

Comunque consultando le sue opere provai un vivo interesse che mi spinse ad approfondire la ricerca.

Per comprendere Giordano Bruno, cari Fratelli, dovete tener presente che egli nacque nell’anno 1548 e morì il 17 Febbraio 1600. In quei tempi l’Europa, uscita dal Medioevo nel corso del XIV scolo, era ancora nel Rinascimento.

All’epoca, nelle strutture culturali, politiche e religiose degli stati europei si era come cristallizzata la cultura di un lontano passato. Questa lunga sedimentazione aveva creato la “Scolastica”, una filosofia che si richiamava alla fisica aristotelica e all’astronomia tolemaica e geocentrica, i cui capisaldi, ritenuti indiscutibili, avevano frenato e reso impossibile il progresso scientifico e lo sviluppo della società per circa duemila anni.

A scorrere la biografia di Bruno, è subito evidente che il filosofo, non aveva fatto altro che peregrinare da uno stato all’altro, da una città all’altra, da una università all’altra dell’intera Europa: Italia, Inghilterra, Svizzera, Francia, Germania. Roma, Genova, Noli, Torino, Venezia, Padova, Brescia, Bergamo, Milano. Chemberi, Ginevra, Lione, Tolosa, Parigi, Londra, Magonza, Wiesbaden, Malburgo, Wittenberg, Hinstedt, Francoforte, Zurigo. Questi paesi, queste città, erano state le tappe del suo vagare. Se pensiamo per un momento alle difficoltà insite in codesti viaggi per un viandante del 1500, ai pericoli, agli imprevisti, alla lentezza dei mezzi di trasporto, ci rendiamo subito conto dei notevoli disagi affrontati dal nostro Nolano; ma le contrarietà più grandi da lui affrontate non erano certo rappresentate da questi ostacoli.

Ben più gravi contrarietà lo attendevano: forti contrasti ideologici che sfociavano in accaniti scontri verbali si accendevano tra il pertinace filosofo e le comunità che incontrava.

Ovunque presentava le sue opere, esponeva i propri principi scatenava l’irata opposizione di detentori dei centri di potere culturali e scientifici arroccati nelle università, di rappresentanti delle varie confessioni religiose; tutta gentucola da bottega, questa, che sentiva minacciato il proprio despotismo religioso, scientifico e culturale da quelle idee considerate rivoluzionarie e blasfeme.

Bisogna riconoscere che anche il suo aspetto fisico  e il suo carattere focoso non  lo aiutavano a tranquillizzare gli irati oppositori.

Di statura bassa, di colorito scuro (almeno così veniva descritto), facile ad accendersi nelle discussioni e dispute filosofiche, il Domenicano osava sfidare la cultura ufficiale, sostenendo una teoria cosmologica, quella Copernicana, che lo stesso astronomo non aveva osato che presentare timidamente, come una pura ipotesi matematica, ben conscio a quali reazioni si sarebbe esposto, se avesse sostenuto fino in fondo la rivoluzionaria forza ideale intrinseca nella sua concezione Cosmologica.

GB 1 Alchemico

Dalla storia della filosofia di Guido Ruggero

Edizione Laterza

 

“Copernico per smorzare i contrasti scientifici e religiosi (previsti per la pubblicazione postuma di un suo libro) ne attenuava la novità, facendo della tesi eliocentrica una mera ipotesi al servizio del calcolo matematico. La teoria infatti ha avuto nei primi tempi una voga molto limitata, nella cerchia di pochi seguaci. Il suo più profondo significato anti aristotelico e la novità della intuizione del mondo naturale che vi era racchiusa non sono stati intesi che molto più tardi ad opera del Bruno e del Galilei.”

Questo il motivo per cui, trascorso breve tempo dal suo arrivo, subito per il povero Bruno si rendeva necessaria un’altra improvvisa partenza.

Se questa repulsione della cultura ufficiale nei suoi confronti, l’incomprensione dei dotti, chiamati con disprezzo “pedanti” da Giordano Bruno, saranno state, per il filosofo, fonte d’amarezza, servirono certamente a rinsaldare la sua fermezza nel difendere le proprie idee e a dare al suo pensiero quel carattere cosmopolita ed universale, che si rintraccia nelle sue opere.

Questa particolare specie di “commesso viaggiatore della cultura” ebbe così l’opportunità di attingere personalmente alle principali fonti di conoscenza della sua epoca. Ragionò di filosofia e scienza con uomini sapienti che ebbe il piacere di conoscere personalmente.

La sua formazione mentale ebbe l’intera apertura  del compasso, strumento che prediligeva fra tutti gli altri, come è dimostrato dai dialoghi che in numero di quattro scrisse su di esso.

 

Da “Giordano Bruno e la tradizione ermetica” di Frances A Yats

Edizioni Laterza anno 1980 – pag. 477

 

“Di giordano Bruno, per il quale una delle quattro guide dell’anima era la mathesis; (conoscenza-universale) che scorgeva significati ermetici nel diagramma copernicano; per il quale il compasso non era un compasso, ma un geroglifico.”

Non meno importante, specialmente per noi Massoni, è l’idea che Giordano Bruno aveva della tolleranza:

Marzo 1588 – Bruno lascia Wittemberg, dove ha preso il sopravvento l’intolleranza calvinista, per Praga. Formula in questo periodo il suo concetto di tolleranza. “La mia religione, scrive, di fatto è la religione della pacifica convivenza delle religioni, fondata sull’unica regola del mutuo intendimento e della libertà di discussione reciproca”.

Uno spirito libero e pertanto disposto alla tolleranza e al rispetto alle idee altrui, ma pur sempre combattivo, pronto a difendere i suoi ideali contro l’ignoranza, l’oppressione, il potere costituito.

Compresi dalla lettura delle sue opere che era un personaggio che nel linguaggio comune si usa indicare come: “scomodo”.

Di questo dovevo prenderne atto; sosteneva le sue idee con tutta la foga di cui era capace, con tutto il lume della sua scienza oratoria. Non cercava di nascondere la natura del suo pensiero, di ispirazione ermetica ed egiziana, che le autorità religiose ritenevano libertino ed eretico, oscuro e demoniaco, contrario alle sacre scritture, condannato e perseguitato dalla “Santa Inquisizione”.

Bruno agiva e pensava in contraddizione con una società,un mondo condizionato da effimere certezze,dove l’uomo e la natura erano murati, spenti e prigionieri della filosofia aristotelica e della astronomia tolemaica, che respingeva e paventava ogni anelito di liberazione.

Non solo nascondeva questa potenzialità dirompente insista nelle sue idee, ma propugnava, auspicava, un cambiamento radicale delle coscienze come inevitabile e necessario per il bene dell’umanità e per il suo progresso.

Bruno era l’araldo di una nuova mathesis del mondo, fondata sulla rielaborazione delle dottrine platoniche ed ermetiche, sulla rivalutazione della natura illuminata da una visione panteistica, magica e vitale.

Le università, i circoli letterari e filosofici che lo ospitarono risuonavano della sua voce che portava la nuova novella. Un universo infinto, con innumerevoli mondi e soli e pianeti; contrapposto alla teoria geocentrica di Tolomeo che poneva la terra al cento e il sistema delle stelle fisse chiuso in un universo finito e limitato. Bruno aveva financo superato l’eliocentrismo copernicano, perché questo ultimo postulando la centralità del sole, aveva accettato il sistema tolemaico delle stelle fisse e quindi l’esistenza di un universo bloccato, finito e limitato.

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Da De la causa principio et uno – di Giordano Bruno

 

“…se il punto non differisce dal corpo, il centro dalla circonferenza, il finito dall’infinito, il massimo dal minimo, sicuramente possiamo infirmare che l’universo è tutto centro; o che il centro dell’universo e per tutto e che la circonferenza non è in parte alcuna, per quanto è differente dal centro; o pur la circonferenza e per tutto, ma il centro non si trova in quanto è differente da quella.”

Un’altra caratteristica peculiare del filosofo Giordano Bruno è l’estrema coerenza tra comportamento e ideali.

Non vi erano fratture tra il suo modo di pensare e quello di agire. Un uomo che non si lascia facilmente inscrivere totalmente in questa o quella corrente filosofica, poiché aveva ideato dei mezzi propri di ricerca: liberatosi della coscienza ordinaria, tuffandosi a capofitto nell’inconscio e usando l’intuizione aveva raggiunto la luce di una coscienza sapienziale e magica. Uno spirito originale e libero che non scadeva mai nella declamazione retorica e nella pedanteria tanto contraria al suo spirito ed alle sue opere.

Giordano Bruno aveva in uggia i pedanti fino alla nausea e nel suo “Calendaio” li espone all’ironia ed al  ridicolo.

Così come irride alle forme allora in voga della magia superstiziosa e fattucchiera. Ma nella stessa commedia “Il Calendaio” traspare il suo estremo amore per l’umanità ed il popolo. Un amore profondo che nelle sue opere filosofiche si ritrova nei confronti della natura riscoperta e riabilitata.

 

Da De la causa principio et uno – di Giordano Bruno

 

“TEO: se dunque il spirto, la anima, la vita si ritrova in tutte le cose e secondo certi gradi empie tutta la materia: viene certamente ad essere il vero atto,  e la vera forma di tute le cose. L’anima dunque del mondo è il principio formale constitutivo dell’universo, e di ciò che in quello si contine. Dico che la vita si trova in tutte le cose, l’anima viene ad essere forma di tutte le cose: quella per tutto è presidente alla materia, e signoreggia nei composti, effettua la composizione e consistentia del le parti”

Possiamo tranquillamente affermare: che contro la separazione della materia dallo spirito, operata dalla concezione scolastica, il nostro Bruno riafferma l’unità del creato, riabilitando la materia in cui si cela l’energia.

Riaffiora qui la concezione gnostica e la filosofia delle antiche civiltà orientali: il concetto di energia che impregna l’intero universo e tutte le cose. Per Bruno tutta la materia è animata nel senso che in ogni cosa vi è il principio di energia e che quindi l’energia è creatrice di tutte le cose per trasmutazione.

Riallacciandosi alla filosofia greca di Democrito afferma che gli atomi compongono la materia. Una visione che accanto all’idea panteistica della vita, pone le premesse per gli sviluppi della scienza futura.

 

Da De la causa principio et uno – di Giordano Bruno

 

“Cossì mutando questa forma sedie, e vicissitudine, è impossibile che si annulle: perchè non è meno subsistente la sustanza spirituale che la materiale. Dunque le forme esteriora sole si cangiano, e si annullano ancora, perché non sono cose, ma de le cose: non sono sustanze, ma de le sustanze sono accidenti e circostanze.

Certo se de le sustanze s’annullasse qualche cosa, verrebbe ad evacuarse il mondo”.

Questa affermazione preannuncia la legge di conservazione della massa, il fatidico “nulla si crea e nulla si distrugge” che nell’anno 1774  verrà comunicata dal chimico Lavoisier alla Accademia di Francia.

E’ il principio di entropia applicato all’universo dall’astronomia moderna.

Fratelli debbo confessarvi che in quel momento, sbalordito, mi chiesi: come aveva potuto, Bruno, senza disporre di validi strumenti per l’osservazione astronomica, senza la disponibilità di apparecchiature tecniche e scientifiche, precorrere nel 1500 la nostra conoscenza della fisica e della astronomia di cui siamo fieri? Come aveva potuto raggiungere dei risultati così avanzati per quei tempi?

Da queste domande nacque una ricerca, i cui risultati mi gettarono nel più completo stupore.

A me uomo moderno, innamorato della tecnologia, radicato mentalmente nel metodo e nel mito scientifico mancò, si fa per dire, la terra sotto i piedi.

Bruno era pervenuto a queste rilevanti conclusioni senza l’ausilio di metodi  scientifici, ma esclusivamente usando un’antica scienza, praticando un’arte introspettiva che ben poco ha in comune con la scienza tecnologica odierna.

Si trattava della scienza esoterica e simbolica dell’ermetismo, della quale anche noi massoni ci occupiamo, da cui dovremmo essere particolarmente attratti, che dovremmo usare negli architettonici lavori, per il nostro perfezionamento interiore.

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I

 

Giordano Bruno questo essere animato da un’insaziabile sete di conoscere che lo sospinge ad esplorare i confini misteriosi di un’antica sapienza. Un uomo teso, proiettato verso il futuro, ma che però affonda le radici del proprio essere nell’humus vitale di un lontano passato.

Archeologo di una sacra scienza tradizionale, che illumina e risveglia con il linguaggio misterico dei simboli, con l’armonia cosmica risonante nelle cattedrali. Musica silenziosa di pietra e sangue, che seduce e trascolora chi l’ascolta.

Ricordate Fratelli il Tempio? Questo luogo sacro su cui si aprono i cieli? Pensate per un momento all’iniziazione al grado di compagno. Ricordate a settentrione si legge su un quadro la scritta: MOSE’ – PLATONE – ERMETE TRSIMMEGISTO – PITAGORA – PARACELSO.

Questo il filo conduttore della maestria, questi i veri e soli Maestri che uniscono Bruno e noi alle epoche d’oro della conoscenza. Un sapere universale che sembra non possa essere imprigionato in confini geografici, ne risente dello spazio temporale. A questa fonte hanno attinto uomini diversi, per tempi, nazionalità e cultura. Un fiume luminoso che nei millenni, dai lontani giorni di costruzione delle piramidi discende fino a noi e lambisce le porte di questo Tempio.

 

II

 

Ma nelle opere di Giordano Bruno, nel suo metodo di ricerca vi è, Fratelli, un motivo l’avvicina, l’accumuna a noi. Raggiunse la conoscenza, l’illuminazione questo mago rinascimentale, attraverso il simbolismo trasposto nell’arte della memoria.

Che cosa è l’arte della memoria? Un sistema usato dai Greci per pronunciare lunghe, complicate, declamazioni. L’oratore, memorizzava le varie parti del discorso in diverse stanze di un simbolico edificio e, ricordando progressivamente e con una precisa sequenza ogni stanza, contenente la propria parte  di discorso, esponeva l’intero argomento in un perfetto ordine e senza dimenticare nulla. Dalla Grecia il sistema passò a Roma ed anche nel Medioevo fu molto usato.

 

Da Giordano Bruno e la tradizione Ermetica di Frances A Yates

pag. 296 – Edizione Laterza 1981

 

“La cosa più importante nella concezione di Bruno, era di trovare immagini, segni, “voci”, sigilli viventi che potessero risanare la frattura prodotta dai pedanti nei mezzi di comunicazione con la natura divina, e, una volta trovati questi mezzi viventi di comunicazione (o dopo averli impressi nella coscienza durante esperienze estatiche) unificare tramite essi l’universo quale si riflette nella psiche, acquisire conseguentemente i poteri magici e vivere la vita di un sacerdote egiziano in comunione magica con la natura. Nel contesto di questa concezione incredibilmente strana, un procedimento come quello descritto nel “de umbris idearum” la fissazione nella memoria dei domini decani – risulta -, se non proprio chiaramente intellegibile, quanto meno coerente con la logica del sistema”.

 

Da Giordano Bruno e la tradizione Ermetica di Frances A Yates

pag. 221 – Edizione Laterza 1981

 

“ Imprimendo nella memoria le immagini celesti, le immagini archetipe del cielo che sono ombre vicino alle idee del mens divina dalle quali dipendono tutte le cose inferiori, Bruno spera, così almeno mi sembra, di conseguire questa esperienza “egiziana” di divenire, in senso veramente gnostico, l’Aion che racchiude in sé i poteri divini. Imprimendo nella fantasia le figure zodiacali, si può ottenere il possesso di un’arte figurativa che assisterà meravigliosamente non solo la memoria, ma tutti i poteri dell’anima, “quando ci si conforma alle forme celesti” si arriva dalla confusa pluralità delle cose, all’unità che esse sottintendono. Poiché, se le parti delle specie universali non vengono considerate separatamente, ma in rapporto all’ordine implicito che le collega, quali cose mai non riusciremo a comprendere, a memorizzare e a fare?

Il sistema magico bruniano della memoria è perciò rappresentativo della memoria di un mago, di uno che conosce la realtà oltre la molteplicità delle apparenze, avendo conformato la propria immaginazione alle immagini archetipe, e che grazie alla sua penetrazione della realtà, ha conseguito anche poteri operativi.

Bruno non usò l’arte della memoria nella sua funzione solamente mnemotecnica, ma elaborò attraverso essa un sistema per potenziare la mente, attraverso l’uso del simbolismo insito nello zodiaco, cercò di scatenare le forze dell’inconscio per arrivare alla conoscenza”.

Il Tempio Fratelli può essere visto ed usato proprio come un teatro della memoria. In esso vi sono inscritti i segni zodiacali, i simboli, i passi, le parole, le latenze, le pause o profondo silenzio, cose tutte che percepite nel profondo del nostro essere diverranno parte integranti di noi stessi, del nostro sangue e della nostra carne, del nostro spirito. E allora può anche accadere il miracolo che questo teatro che sembra immoto, si animi e diventi vivo e parlante.

E’ la rubedo degli alchimisti, l’illuminazione dello yoga. Il compimento tanto agognato dell’opera. La piccola scheggia di materia che noi siamo, la stella fiammeggiante, improvvisamente si accende del lume della conoscenza e la riverbera.

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Da: L’Arte della Memoria di Frances A Yates

pag. 281 – Edizione Einaudi 1972

 

“Cosa dobbiamo concludere sulla straordinaria sequenza delle opere di Giordano Bruno sulla memoria? Esse si legano tutte strettamente l’una all’altra. Si intrecciano fra loro. Ombre e Circe in Francia, Sigilli in Inghilterra, Figurazioni nel corso della sua seconda visita in Francia, Statue in Germania, Immagini, l’ultima opera pubblicata prima del suo fatale ritorno in Italia: sono tutte tracce del passaggio attraverso l’Europa del profeta di una nuova religione, che trasmette messaggi in codice, il codice della memoria? Tutta l’intricata didattica della memoria, tutti i vari sistemi sarebbero delle barriere erette a confondere i non iniziati, ma in grado di indicare agli iniziati che, dietro a tutto questo, c’era un Sigillo dei Sigilli, una setta ermetica, forse persino una organizzazione politico religiosa”.

 

“Nell’altro mio libro su Bruno ho attirato l’attenzione su certe voci secondo cui avrebbe fondato in Germania una setta, detta dei Giordanisti, formulando l’ipotesi che essa possa avere avuto qualcosa a che fare con i  Rosacroce, la misteriosa confraternita della Croce Rosa, annunciata dai manifesti n Germania agli inizi del secolo XVII, attorno alla quale si sa tanto poco che alcuni studiosi concludono che non sia mai esistita.

E’ un problema ancora irrisolto. Ci sia stato qualche legame o no con questi Rosacroce, di cui si vocifera siano stati le origini della Massoneria, di cui si sente parlare come Istituzione in Inghilterra, per la prima volta, nel 1646, quando venne fatto massone Elias Ashmole.”.

“Bruno comunque diffuse le sue idee sia in Inghilterra, sia in Germania, sicché i suoi movimenti potrebbero essere considerati una fonte comune al Rosacrucianismo ed alla Massoneria.

Le origini della Massoneria sono avvolte nel mistero, sebbene le si voglia far derivare da corporazioni medioevali di muratori operanti cioè costruttori effettivi. Nessuno è riuscito a spiegare come queste corporazioni “operanti” si siano trasformate nella Massoneria speculativa, e l’uso simbolico delle immagini architettoniche nel Rituale Massonico.

Questi argomenti sono stati il fertile terreno di caccia di scrittori dall’immaginazione sbrigliata, con scarso freno critico. E’ tempo che siano esaminati con metodi adeguati di critica storica e ci sono indizi che questo tempo si stia avvicinando”.

“Nella prefazione ad un libro sulle origini della Massoneria si afferma che la sua storia non dovrebbe essere considerata come una cosa a parte, ma come una banca di storia sociale, lo studio di una particolare istituzione e delle idee che le stanno alla base “che deve essere studiata e descritta esattamente secondo il metodo della storia delle altre istituzioni”.

“Dove mai si ritrova una simile sintesi di tolleranza religiosa, di solidarietà psicologica col passato medievale, di esaltazione delle buone opere, di adesioni entusiastica alla religione ed al simbolismo degli Egiziani?

L’unica risposta a questa domanda che mi venga in mente è: nella Massoneria, con il suo mitico collegamento con i muratori medievali, con la sua tolleranza, la sua filantropia, il suo simbolismo egiziano.

La Massoneria come istituzione ben caratterizzata, non appare in Inghilterra che agli inizi del XVII secolo, ma certamente essa ebbe precedenti che risalgono molto indietro nel tempo, sebbene sia questa una materia estremamente oscura. A questo proposito brancoliamo nel buio, fra strani misteri, ma non possiamo fare a meno di domandarci se non sia stato proprio fra gli Inglesi spiritualmente insoddisfatti i quali trovarono nel messaggio “egiziano” di Bruno qualche motivo di sollievo, che i temi del Flauto Magico risuonarono per la prima volta nell’aria”.

GB 3 sigillo 

Da Giordano Bruno e la tradizione Ermetica di Frances A Yates

pag. 446 – Edizione Laterza 1981

 

“Esiste oppure no un rapporto fra i Rosacroce e le origini della Massoneria? Alcuni pensano di si; altri ritengono invece che la Massoneria derivi da una corrente di pensiero simile, quanto a tendenze, a quella dei Rosacroce, ma diversa quanto ad origini immediate.

La Massoneria naturalmente rivendica teoricamente, di discendere dalle corporazioni dei muratori medievali, ma tutto ciò è avvolto dal mistero.

Non può essere significativo che Giordano Bruno predicasse, non solo ai Luterani tedeschi, ma anche ai cortigiani dell’Inghilterra, con il suo richiamo ad idee sociali e mistiche anteriori alla Riforma, con la sua deprecazione della rovina delle grandi abazie e dei grandi monasteri, potesse avere qualche cosa di comune con gli atteggiamenti degli antichi Massoni.

Bruno applica il suo ermetismo alla devozione per la monarchia, al culto cavalleresco tributato ad Elisabetta dai suoi cavalieri.

Gli interessi del primo Massone a noi noto, Ashmole, non contrasterebbero che egli fosse influenzato da motivi che risalivano ai circoli di corte del tempo di Elisabetta.

Ashmole era un fervente realista con un forte interesse per la storia della cavalleria.

Che l’influenza di Bruno perdurasse in circoli di corte è indicata dal Coelum Britannicum, rappresentato a corte solo dodici anni prima dell’ingresso di Ashmole nella Massoneria.

Non è una supposizione impossibile che l’importazione di idee dei Rosacroce in Inghilterra, da cui furono influenzati ? Vaugam, Ashmole, possa essersi incrociata con una precedente corrente cortigiana, forse influenzata da Bruno, dando così vita alla Massoneria.”

 

Da Giordano Bruno e la tradizione Ermetica di Frances A Yates

pag. 288 – Edizione Laterza 1981

 

“Le lettere sacre in uso fra gli Egiziani venivano detti geroglifici… Ed erano immagini… tratte dalle cose della natura, o parti di esse.

Servendosi di tali scritture e voci (voce) gli Egiziani erano soliti impadronirsi, con meravigliosa abilità, della lingua degli dei.

In seguito, quando Theut o qualcun altro ebbe inventato le lettere del tipo di cui ci serviamo attualmente con ben altri effetti, si determinò una grave frattura sia nella memoria, sia nelle scienze divine e magiche.

 

Da Giordano Bruno e la tradizione Ermetica di Frances A Yates

pag. 237 – Edizione Laterza 1981

 

“Qual è l’operazione di Bruno? E’ molto semplice. Egli riconduce la magia rinascimentale alle sue fonti pagane, abbandonando i deboli tentativi di Ficino di elaborare una magia innocua dissimulandone la fonte principale, l’Asclepius, violentemente schernendo gli ermetici religiosi che hanno creduto di fondare un ermetismo cristiano facendo a meno dell’Asclepius e proclamandosi un egiziano convinto, che, come Celso, nelle sue argomentazioni Antichristiane citate da Origene, deplora la distruzione operata dai Cristiani del culto degli dei maturali della Grecia attraverso cui gli egiziani avevano raggiunto idee divine, il sole intellegibile, l’uno del Neoplatonismo.”

Quanto avevo letto e studiato era per me, colmo di buoni frutti. Riconfermava ancora una volta la validità della ricerca massonica. Le profonde ragioni della esistenza del Tempio e dei nostri simboli. Dava nuovo senso ai nostri lavori ed ai nostri strumenti. Il Tempio mi sembrava risuonare dell’armonia universale.

  • Che la Saggezza illumini il nostro Lavoro – Enuncia il Maestro Venerabile
  • Che la Bellezza lo irradi e lo compia – invoca il Primo Sorvegliante
  • Che la Forza lo renda saldo – afferma il Secondo Sorvegliate.

Ed io mi sento di concludere:

Bruno, Fratello, il Tuo Oriente è quello dell’Universo. Operavi sotto la volta dei Cieli.

GB 7 infinito

Ho detto

G:. S:.

 

27 Gennaio 2014 e.v.

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Per approfondire leggi anche:

CON GIORDANO BRUNO VERSO IL PATIBOLO: CRONACA DI UN’INIZIAZIONE ALL’IMMORTALITA’

GIORDANO BRUNO: L’ULTIMA NOTTE

LA SCELTA DI GIORDANO BRUNO

GIORDANO BRUNO, IL MAGO

 

ALLA SALA ESTENSE DI FERRARA UN CONVEGNO E UNO SPETTACOLO TEATRALE PER FAR RIVIVERE GIORDANO BRUNO

Resoconto – ISPIRO’ ANCHE SHAKESPEARE LO SPIRITO INQUIETO DI GIORDANO BRUNO

Relazione – GIORDANO BRUNO, FILOSOFO ERMETICO NELLA TRADIZIONE INIZIATICA OCCIDENTALE

 

 

 

 

 

 


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