DESTINO E INTUIZIONE

Conosciamo una forza più implacabile dell’imponderabile? Baudelaire sul destino maledetto di alcuni grandi uomini scriveva “vi è dunque una provvidenza diabolica che prepara la sventura fin dalla nascita?”. All’opposto Sartre sostiene che “la libera scelta che l’uomo fa di se stesso si identifica assolutamente con ciò che è il suo destino”, sostenendo così che il destino non esiste. E’ l’irrisolta lotta tra libero arbitrio e destino. Supertizione, Dio e scienza sono tre modi di controllare l’imponderabile.

inserito il 04 04 2012, nella categoria Esoterismo, Religione, Scienza, Tavole dei Fratelli

Tavola del fr:. A:. S:.

Pochi mesi, qualche incontro rituale e non, ed ecco che alcuni dubbi incominciano ad affiorare, in particolare dopo aver assistito ad un richiamo su Jacques Monod autore dell’opera “Il Caso e la Necessità”, che ha dato il via ad un profondo scambio di opinioni ed ha visto alcuni Fratelli esprimersi a favore di una scienza rigorosa e descrittiva dei fenomeni che ci circondano, mentre altri offrivano ed erano orientati ad una visione gnostica di tali fenomeni.
Personalmente non mi sono mai sentito Galileiano, non mi riconosco nel binomio della scienza moderna formato da sensate esperienze e necessarie dimostrazioni.
Le sensate esperienze sono il momento sperimentale della scienza. L’osservazione attenta e rigorosa di un fenomeno, permette di individuare il comportamento regolare dei sistemi.
Le necessarie dimostrazioni sono i ragionamenti logici matematici. Con esse la regolarità dei fenomeni osservati trova una spiegazione basata su leggi matematiche, diventando così una legge fisica.

 
Ho incominciato a chiedermi se in questa contrapposizione si possano individuare due modi diversi di interpretare un concetto antico e caro alla filosofia ma anche alla fisica, quello chiamato di causa, collegato al principio di causalità.

Per far questo ragionamento mi avvalgo di questa idea che ciascuno di noi è su questa terra per puro caso, e che tutto ciò che gli capita da quel momento in poi non obbedisce ad alcuna logica prestabilita.
Nonchè di uno degli aforismi più anti-illuministi scritto da Baudelaire il quale dice “La superstizione è il serbatoio di tutte le verità”.

Conosciamo una forza più implacabile dell’imponderabile?

 
Ora se esiste un modo per esorcizzare l’imponderabile questo modo si chiama superstizione. La malasorte,o sfortuna o iattura non è qualcosa che arriva dall’esterno, la sfortuna è una caratteristica interiore.

 
La sfortuna siamo noi e proprio per questo non può essere sconfitta. Sempre Baudelaire sul maledetto destino di alcuni grandi uomini scriveva “vi è dunque una provvidenza diabolica che prepara la sventura fin dalla nascita? Ci sono dunque anime votate all’altare e che devono marciare verso la morte e verso la gloria attraverso un permanente sacrificio di se?

All’opposto Sartre sostiene che “la libera scelta che l’uomo fa di se stesso si identifica assolutamente con ciò che è il suo destino”, sostenendo così che il destino non esiste.

E’ l’irrisolta lotta tra libero arbitrio e destino.

 
Poiché lo spazio di libertà concesso al singolo individuo rispetto al richiamo della foresta dei cromosomi è alquanto risicato mi chiedo quanto è grande lo spazio di libertà di cui disponiamo,considerato che ognuno di noi si percepisce libero di autodeterminarsi.

 
La capacità di credere nell’irrazionale (superstizione) è un vantaggio per la sopravvivenza della specie umana. Difatti il pensiero razionale ha portato l’uomo ad indagare e svelare cose incredibili sull’intero universo ma allo stesso tempo lo ha messo di fronte alla precarietà delle cose umane, contro la quale non c’è razionalità che possa aiutare.

 
Ritengo pertanto, che essere irrazionali nella giusta misura, può essere un modo funzionale per affrontare al meglio una vita spaventosamente transitoria.

 
Nel famoso pari Pascal immagina che ciascuno di noi si trovi di fronte ad una scommessa, decidere se Dio esiste oppure no e si chiede “su quale delle due puntare.
Secondo ragione non potete puntare né sull’una né sull’altra, secondo ragione, non potete escludere nessuna delle due. Ora poiché non vi è nessuna certezza sull’esistenza di Dio, la decisione deve basarsi non più su premesse certe e note a priori (metodo deduttivo scientifico) da cui dedurre per ragionamento una conclusione peraltro certa, bensì su premesse probabilistiche, a cui attribuire un valore di probabilità e di utilità (è un calcolo per valutare quale delle due opzioni è più utile)
”.
La scelta alla fine secondo Pascal, è scontata, poìché i valori delle due opzioni sono molto sbilanciati, si tratta di scegliere tra qualcosa di infinito LA SALVEZZA ETERNA e qualcosa di finito LA VITA TERRENA .

Esiste una vicinanza tra religione e superstizione, entrambe si compongono di un insieme di riti per scongiurare eventi che potrebbero verificarsi, e che spessissimo servono ad evitare guai. In questo modo, la mente umana cerca di difendersi dall’imponderabile, dalla sorte o malasorte, da tutto quello che è al di fuori del suo controllo, da tutti quegli eventi che sfuggono alla sua volontà. Tutto quello che è difficile o impossibile da affrontare bisogna guadagnarselo ingraziandosi le entità che controllano tutti questi eventi, Dio incluso.

In genere appartiene a persone che fanno un grande ricorso alle emozioni, questa modalità di conoscere il mondo.

Supertizione, Dio e scienza sono tre modi di controllare l’imponderabile. Detto grossolanamente il Dio della scienza è il riconoscimento dei fenomeni invarianti, delle regolarità: scomponendo poi i fenomeni nei loro elementi essenziali, invarianti e regolari, la scienza è in grado di assoggettare il casuale, l’aleatorio e anche l’irreversibile al controllo della conoscenza. Ed è stato dimostrato che, se uno sa a cosa andrà incontro nel breve futuro, sarà soggetto a minore stress. Dunque, così come la superstizione e la religione, anche la scienza cerca le regolarità; la superstizione lo fa opponendo a un certo evento sempre lo stesso rituale (per esempio versare il sale, versare l’olio, toccare ferro come si vede molte di queste pratiche sono legate anche all’idea implicita di scongiurare l’evento, perché costoso economicamente), e così pure la religione, con le sue pratiche (il battesimo, le finzioni, i rituali ripetuti) e così la scienza (il metodo, la statistica).

 
Ritengo che l’idea di controllo degli eventi implicita nella conoscenza scientifica dei fenomeni naturali è paragonabile a quella presente nella religione.

 
Si obietterà che la scienza, più della religione, descrive la natura ed è in grado di fare previsioni che si avverano, contrariamente a quasi ogni altra forma di previsione non scientifica. Non è però qui in discussione l’efficacia predittiva di uno dei metodi di conoscenza e controllo degli eventi: interessa, verificare se, dietro entrambi questi modelli di conoscenza del mondo si nasconde l’antico tentativo di controllare e prevedere i fenomeni naturali.

 
L’apparente uguaglianza dell’esigenza di fondo tra religione e scienza, potrebbe significare che è sempre possibile un passaggio da un versante all’altro, purché sia conservata la capacità predittiva per il soggetto. Cioè, se la scienza, per un dato individuo, presenta valore predittivo n, nel passaggio alla conoscenza religiosa, se il valore rimane inalterato, possiamo dire che la sua ricerca dì controllo è ugualmente soddisfatta? Probabilmente si, ma affermare questo non significa dire che sia facile o possibile passare da un metodo all’altro. In alcuni casi, i due metodi convivono senza apparente contraddizione all’interno del soggetto, a dimostrazione della regolazione fine e molto specifica di ogni ambito: è come se emozione e ragione richiedessero un loro tributo individuale, tale da permettere, per esempio, la possibilità di utilizzarli entrambi, contemporaneamente, e senza problemi.

 
Nello scienziato credente, la ricerca che deve esaudire la parte emotiva è legata non tanto al controllo e previsione dei fenomeni naturali quanto ai fenomeni umani e sociali (ETICA), ai quali fa seguito, come corollario, l’ipotesi di un’entità di riferimento astratta, necessaria per non lasciarsi tormentare dal dubbio.

 
Mi spiego. In chi cerca il sostegno religioso al proprio agire, deve necessariamente avere un sistema di riferimento costante, che non si degradi facilmente. Questo facilmente si spiega prendendo ad esempio proprio il sistema scientifico: se improvvisamente il metodo utilizzato universalmente in tutte le ricerche scientifiche in tutti i più disparati campi di ricerca fallisse, sarebbe un colpo micidiale
Il metodo non può fallire (a meno che non sia sostituìto da uno migliore), così in ogni campo dell’umana conoscenza vi è bisogno di certezze sulle quali edificare tutto il resto.

 
Per concludere mi piacerebbe investigare un altro aspetto ancora: se ognuno di noi ha, diciamo, una quantità di emozione e un’altra quantità di ragione da sistemare, in coloro che scelgono di sistemare solo la quantità emotiva (religione) o solo la quantità di ragione (scienza) che accade dell’altra quantità non sistemata? Non sarà per caso che accade che si formano i cosiddetti credenti con velleità di spiegare la fede in maniera razionale o scienziati convinti della scienza in maniera fanatica, fideistica?
Ho detto.

 
A:. S:.

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2 Comments for this entry

  • profano

    Intuire dal lat. in-totus- ire
    in = verso, entrare
    totus = tutto
    ire = andare
    entrare nel tutto che si contrappone a ragionamento
    dal latino ratio che costituisce radice di raggio
    dal sanscrito rha (“casulamente” ricorda il dio egizio del sole)Raggio del cerchio che parte dal cetro e tocca un punto della circonferenze e quel punto conosce …mentre intuire è tutto il cerchio

  • profano

    scusate sono un modesto dilettante, diciamo, lettore di facili testi esoterici e non (non ancora) esoterico come un iniziato…

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