LA CONQUISTA DELLA RESPONSABILITA’

Riflessioni sul "Piccolo Principe" di Antoine de Saint-Exupéry

inserito il 08 02 2012, nella categoria Letteratura, Storia, Tavole dei Fratelli

Tavola del fr:. G:. P:.

Dicono che, invecchiando, si tende a tornare un po’ bambini; ci deve essere del vero, almeno nel mio caso, quando mi sono sentito improvvisamente stanco delle solite letture che mi tengono compagnia prima di addormentarmi e mi è tornato alla mente, forse per gli effetti della regressione di cui sopra, un vecchio libro che lessi più o meno all’età di dieci  anni.
Il Piccolo Principe” di Antoine de Saint-Exupéry è uno di quei rari capolavori senza tempo, frettolosamente etichettati dalle biblioteche come “letteratura per ragazzi”, vuoi perchè si tratta di una favola e vuoi pure per la sua brevità (si legge in 2 0 3 ore).
Quando mia madre, da sempre appassionata della cultura d’oltralpe, me ne fece dono, durante la sua lettura in lingua originale, prevalse più che altro l’impegno, per farla contenta, di incrementare la mia conoscenza della lingua francese, che si andava faticosamente formando a forza di testi, di canzoni e di quei frequenti dialoghi coi quali mia madre continuava, anche tra le mura domestiche, ad esercitare la sua professione di insegnante di francese.

Ricordo anche, di quel periodo, la mia insofferenza a tutto ciò e il desiderio di tornare ai miei passatempi preferiti. Oggi invece rimane la profonda e struggente malinconia del tempo perduto… ma non è questo l’aspetto di cui voglio parlare.
Il primo elemento che colpisce di quest’opera è la dedica che campeggia come prefazione al libro e che voglio riportare integralmente:

A LEONE WERTH

Domando perdono ai bambini per aver dedicato questo libro a una persona grande. Ho una scusa valida: questa persona grande è il migliore amico che ho al mondo. Ho una seconda scusa: questa persona grande può capire tutto, anche i libri per bambini; e ne ho una terza: questa persona grande abita in Francia, ha fame, ha freddo e ha molto bisogno di essere consolata. E se tutte queste scuse non bastano, dedicherò questo libro al bambino che questa grande persona è stato. Tutti i grandi sono stati bambini una volta, anche se pochi di essi se ne ricordano.
Perciò correggo la mia dedica:

A LEONE WERTH, quando era un bambino

E’ straordinario come la rilettura, a cinquant’anni di distanza, di questo libro, a suo tempo archiviato tra i fumetti cli Nembo-Kid e di Tex Willer, mi abbia fatto sorgere mille curiosità: che persona è stato l’autore? Che rapporti ha avuto con questo sconosciuto amico dal nome ebraico? Quali altre opere ha scritto?
Fortunatamente oggi, disponendo cli un po’ di tempo e di quel potente strumento di ricerca che è la rete, il desiderio di conoscenza viene saziato rapidamente.
Antoine de Saint-Exupéry è stato un asso dell’aviazione francese; nell’aprile del ‘43 riuscì ad imbarcarsi per gli Stati Uniti, sfuggendo così all’occupazione dei nazisti ma non ad un destino beffardo. Scomparve infatti il 31 Luglio 1944, sorvolando il suolo natìo, all’età di 42 anni. Aveva infatti ottenuto, nonostante l’età, di poter compiere ancora 5 voli di ricognizione con il suo Lightning P 38. La sua squadriglia si occupava in quel periodo di compiti di rilevazione dei movimenti delle truppe tedesche in Francia. Quel volo del 31 Luglio era la sua quinta ed ultima missione di guerra. Aveva da poco pubblicato “Il Piccolo Principe”.

Nella primavera del 2004 sono stati ritrovati i resti del suo aereo, sui fondali al largo di Marsiglia.

Leone Werth, invece, ebreo francese, scrittore, critico d’arte ed amico fraterno dell’autore, non era riuscito a fuggire dalla Francia occupata e si era dovuto nascondere: da qui la grande inquietudine del nostro pilota-scrittore, che riversa in “Lettera ad un ostaggio”:
…colui che questa notte ossessiona la mia memoria è anziano e malato. Ed è ebreo. Come potrà sopravvivere al terrore tedesco? Per poterlo immaginare che respiri ancora ho bisogno di crederlo ignorato dall’invasore, riparato in segreto da un baluardo di silenzio che spero abbiano eretto i contadini del villaggio…
…amico mio, se combatto ancora, combatterò anche per te, perchè ho bisogno di aiutarti a vivere, ho bisogno di rivedere il tuo sorriso… tu, così debole,così minacciato, che trascini i tuoi 50 anni sul marciapiade davanti a qualche povera bottega di alimentari, ore ed ore per sopravvivere un giorno di più, tremando al riparo di un logoro cappotto… tu, così francese eppure così perseguitato perchè ebreo: siamo tutti di Francia come i rami di un albero ed io servirò la tua verità, come tu avresti servito la mia. 
 

Saint-Exupéry si trovò,durante la sua attività di pilota di aerei, più di una volta faccia a faccia con la morte ed il racconto dei primi capitoli de “Il Piccolo Principe”, con l’aviatore caduto nel deserto a causa di una panne del motore, non è altro che una trasposizione letteraria autobiografica dell’incidente che lo fece precipitare, nel dicembre del nel deserto libico, nel tentativo di battere il record di volo lungo la tratta Parigi-Saigon.
Successivamente scriverà il bellissimo “Terra degli Uomini”, raccontando, prima del suo, di un altro incidente aereo occorso all’amico aviatore Guillaumet. I due episodi si illuminano a vicenda nel far emergere, ancora una volta, la riflessione sulla scoperta della responsabilità, che sarà il ifio conduttore di tutte le opere di questo autore.
Guillaumet, nel 1930, è pilota dell’Aeroposta Argentina; cade, durante l’inverno, sulle Ande. Per sei giorni, gli unici due aerei a disposizione nel piccolo aeroporto di Mendoza, si levano incessantemente alla sua ricerca; uno cli essi è pilotato da Saint-Exupéry, al quale, il sesto giorno, quando ormai le speranze sono ridotte al lume, arriva l’incredibile notizia che l’amico è vivo e che un’auto lo sta lentamente riportando alla base. Lui non resiste all’attesa, decolla… atterra sulla strada, lo carica e lo riporta a Mendoza.
Alla sera Guillaumet gli confida: …quando scivoli sul ghiaccio, devi affrettarti a rimetterti in piedi, per non essere tramutato in pietra dal freddo. Nella neve si perde totalmente l’istinto di conservazione.., dopo 3 0 4 giorni di cammino, non si desidera più nient’altro che il sonno, l’oblio. Una volta, steso bocconi dopo l’ennesima caduta, ho rinunciato ad alzarmi… mi sentivo come un pugile Ko, che attende, svuotato, i rintocchi dei secondi, uno ad uno, fino al decimo, quello che è senza appello. Sentivo già il sapore di quel freddo che, simile alla morfina, mi stava colmando di beatitudine. A quel punto però penso a casa… a mia moglie che si fida di me e mi crede in cammino; anche i miei compagni mi credono in cammino.., e, chissà come, mi torna alla mente la polizza assicurativa..,  ricordo che c’è una mora di 4 anni in caso di mancato ritrovamento del corpo, per poter decretare la morte legale… e questo significherà per mia moglie un lungo periodo di miseria! E quando questi rimorsi emergono dal sottofondo della coscienza, ecco che avverto una piccola folgorazione, che mi fa fare, prima pochi passi per portare il mio corpo al riparo di alcune rocce, per farlo ritrovare più facilmente in primavera, allo sciogliersi della neve, evitando così di farlo rotolare con la fanghiglia in qualche crepaccio… e poi ancora un passo, e ancora uno… ti giuro, non c’è bestia che possa fare quel che ho fatto.

E allora l’amico Antoine si complimenta con lui e, turbato, gli dice che quest’ultima frase è la più nobile ch’egli abbia mai sentito; queste parole restituiscono all’uomo il proprio posto d’onore, ristabilendo le vere gerarchie, perchè solo all’uomo è data la responsabilità. Nessun animale la conosce. Non per salvare se stesso Guillaumet ha camminato, ma per il senso di responsabilità che lo legava alle persone con cui aveva intessuto le relazioni della sua vita. Anche il Piccolo Principe rimarrà colpito dalle parole della volpe, durante il proprio tentativo di instaurare con lei un rapporto di amicizia: Tu diventi responsabile per sempre di coloro che hai addomestìcato”.

Quando, nel ‘35, Saint-Exupéry cadrà nel deserto, insieme al navigatore Prévot, la memoria della precedente esperienza raccontatagli da Guillaumet, sarà la ragione che li porterà in salvo entrambi, sia perchè, seguendo un sentimento non razionale, porterà l’autore francese, dopo avere a lungo vagato senza meta, ad incamminarsi nella stessa direzione geografica che aveva portato alla salvezza l’amico, sia per l’incentivo tenace ed incrollabile nella decisione di camminare ancora, e poi ancora, fino all’ultima possibilità, perchè l’obiettivo è quello di salvare.., chi li sta cercando.

E quando, allo stremo delle forze, dopo circa 200 chilometri di arida sabbia e pietre, incontrano una carovana di beduini che li salva, scrive:
… All’arabo è bastato guardarci. Qui non esistono più né razze, né lingue né divisioni: questo nomade povero ha premuto sulle nostre spalle le sue mani da arcangelo. Abbiamo atteso con la fronte nella sabbia ed ora beviamo, con la testa immersa nel catino. Con l’acqua rientrano in noi tutte le facoltà alle quali avevamo già rinunciato e si riaprono in noi tutte le fonti inaridite dei nostri cuori.
E tu, beduino dì Libia, a cui è bastato uno sguardo per riconoscerci, forse il tuo volto un giorno sarà cancellato dalla mia memoria, ma non importa perchè tu sei l’Uomo e mi appari con i tratti di tutti gli Uomini del mondo. E a mia volta ti riconoscerò in tutti gli uomini, illuminato di nobiltà e di benevolenza, gran Signore con il potere di dare la vita. Con Te, non ho più un solo nemico al mondo… “

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Ho detto

G:. P:.

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1 Comment for this entry

  • chiara salvini

    Caro G:. P:. sono molto contenta di averti trovato, ho appena pubblicato sul mio blog un piccolo brano de “Il p.P.” e subito mi sono ritrovata nelle tue parole iniziali del tuo testo sopra. Sono nata nel luglio ’44 e quindi ne faccio 71. Anche tu sei così vecchietto? Mi sembra molto improbabile.
    Della Massoneria so solo quel che riguarda il suo legame con il Secolo dei Lumi …ho conosciuto una brava persona che faceva parte della Loggia, credo, di Sanremo o Imperia…questo non lo so. Poi ho sentito parlare di Licio Gelli…Spero di poterti pubblicare sul mio blog che ti ho scritto con i tuoi riferimenti…buona domenica, grazie, chiara salvini. Meglio rispondere nei commenti del blog che sulla posta ammesso che tu voglia rispondermi. ciao, chiara

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