“Giordano Bruno Sorgente di Fuoco”

inserito il 10 12 2011, nella categoria Comunicazioni, Vita di Loggia

Riceviamo e pubblichiamo:

Il 20 Dicembre presso la Saletta Rossa di Guida sarà presentato il libro di Carmen Moscariello “Giordano Bruno Sorgente di Fuoco”.

Relatori Aldo Masullo e Ugo Piscopo. La prefazione è di Aniello Montano.

Sarà presente l’autrice.

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 Una recensione del libro (da www.Casertanews.it)

Il libro, che si avvale della Prefazione di Aniello Montano e reca la pregevole copertina disegnata dal Maestro Salvatore Bartolomeo, è un’opera in tre atti e analizza il percorso di sofferenze e torture inflitte dalla chiesa al Monaco eretico, divenuto simbolo della libertà di pensiero e fondatore della Nuova era. Giovanni Paolo II, tra gli altri grandi meriti, ebbe quello di chiedere scusa per gli errori commessi dalla Chiesa nel periodo della Controriforma cattolica, riferendosi in primis a Galileo e a Bruno. L’opera della Moscariello è senz’altro un esempio di grande coraggio per le precise denunzie contro la chiesa e contro una società corrotta e omologata, simile per molti versi al nostro quotidiano nichilismo. I fili si confondono e si intrecciano in uno spasimo arguto di passato e presente rasentando forme di identificazione della scrittrice con il grande Nolano, fino ad arrivare a un dialogo-scontro tra il Filosofo e la Donna-Poeta. L’opera in ottave concentra nel verso una musicalità aspra e rivoluzionaria, tutto si muove e si trasforma in uno scenario rapido e tempestoso di grande suggestione. L’opera non rispecchia i canoni filosofici, si muove visionaria alla ricerca del Bene Assoluto per il quale vale la pena vivere e anche morire. Creativo, intuitivo il verso ha ritmi incalzanti, capovolge anche la figura della donna-strega che durante l’Inquisizione venne bruciata e nell’opera si erge a giudice supremo delle bassezze e morbosità umane. Passionale il dramma esprime il dolore per una societàche si sbriciola, malata di ipocrisia e volgarità. L’assenza della “verità” porta la stessa chiesa ad offendere Dio e l’uomo come essere amato da Dio al di sopra di tutti. Si stagliano quindi figure come quelle del Bellarmino, di Campanella, dei giudici della Santa inquisizione, del rogo, del fuoco non come elemento di pena, ma come simbolo di divina purificazione.

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