LA MASSONERIA GUARDA ALLE STELLE: ASTROLOGIA, SCIENZA E FANTASCIENZA

La Loggia è piena di stelle. La sua volta stellata rappresenta un preciso richiamo alla “Grande Patria Cosmica” della tradizione egizia, al Macrocosmo della tavola smeraldina, al riflesso dei cieli sulla terra. Il segreto dell’astrologia massonica e la Stella Lucente di Washington, velano un’inconfutabile verità scientifica legata all’evoluzione dell’Uomo ed allo sviluppo delle sue facoltà cerebrali.

inserito il 28 09 2011, nella categoria Architettura, Astrologia, Astronomia, Genesi, Scienza, Storia, Tavole dei Fratelli

Tavola del Fr:. A:. Mu:.

La Massoneria da sempre guarda alle stelle. La Massoneria “Mio dio, è piena di stelle!”, proprio come esclama l’astronauta David Bowman quando al termine della sua “Odissea nello Spazio” raggiunge finalmente il misterioso e impenetrabile monolite nero, simbolo del segreto iniziatico per eccellenza, protagonista assoluto dell’intero romanzo di Arthur C. Clarke e del film di Stanley Kubrick.

La Massoneria è fra le stelle. I suoi simboli, la sua bandiera, hanno “conquistato” il suolo lunare assieme ai primi uomini sbarcati sul nostro satellite.

 

E’ stato l’astronauta Buzz Aldrin a portare con sé la bandiera della propria loggia di Clear Lake in Texas, con il motto “Deus Meumque”, bandiera in seguito riportata sulla Terra e deposta con una cerimonia rituale nel quartier generale, Temple House,  dello Rito Scozzese a Washington D.C.; in quella occasione la loggia texana di Buzz Aldrin, loggia che in suo onore assunse la denominazione di “Loggia della Tranquillità 2000” (dal Mare della Tranquillità in cui era avvenuto il primo allunaggio umano), rivendicò la propria giurisdizione sulla Luna in nome della Massoneria Universale. Una rivendicazione che veniva da lontano: gli iniziati sulla Luna ci erano già arrivati secoli prima con l’Ippogrifo di Astolfo; gli iniziati avevano già posato il loro sguardo ravvicinato su Selene con il cannocchiale di Galileo e l’avevano accarezzata ancor più da vicino con il proiettile-capsula  del fratello Jules Verne (“Dalla Terra alla Luna” e “Intorno alla Luna”); gli iniziati avevano cominciato un lungo viaggio nel cielo fin dai primi voli in mongolfiera, fin dai primi aerei pioneristici e dalle prime trasvolate solitarie da un capo all’altro della terra (con il fratello Lindberg), fin dai primi progetti spaziali non a caso contraddistinti da nomi di chiara ispirazione latomistica (Mercury, Gemini, Apollo… ).

Ma non è questo l’aspetto più pregnante dal punto di vista simbolico ed esoterico del rapporto fra la Massoneria e le Stelle, anzi se vogliamo questo è semmai l’aspetto più esteriore ed exoterico.

In realtà la Massoneria sembra condividere un segreto assai simile a quello rappresentato dal monolite del capolavoro fantascientifico che abbiamo citato prima, il monolite che genera conoscenza e spinge l’uomo primitivo ad evolversi per seguire il proprio destino nello spazio.

 

Tutto comincia dal tocco (molto simile a quello fra Dio ed Adamo della Cappella Sistina) dell’ominide chiamato “Guarda-La-Luna” (guarda caso) con il misterioso monolite apparso al centro dell’anfratto in cui il suo clan cercava riparo nella notte. Quel risveglio sarà un vero e proprio risveglio iniziatico. “Guarda-La-Luna” non sarà più l’ominide di prima. Comincerà ad usare oggetti, strumenti, comincerà ad uccidere, ma anche a crescere e protendersi verso il cielo (indimenticabile l’immagine dell’osso usato come clava, lanciato dallo stesso essere primitivo verso il cielo, clava che roteando improvvisamente si trasforma in una moderna navetta in avvicinamento alla grande stazione spaziale, con la quale dà vita ad un avvincente valzer astronautico, sulle note di “Also sprach Zarathustra” di R. Strass, per completare il suo allineamento orbitale).

Questo segreto, come suggeriscono gli arredi simbolici e la loro disposizione all’interno del Tempio, sembra avere una proiezione circolare, come a dire che la Massoneria viene dalle Stelle e protende verso le Stelle.

Ma è proprio nel cercare di penetrare questo aspetto della Massoneria che la nostra mente ed il nostro spirito sono sfidati da non pochi dubbi, non poche perplessità, ed anche da alcune manifeste contraddizioni.

La Loggia, come si è detto, è piena di stelle. In  tutte le logge del mondo vi è una volta stellata che rappresenta un preciso richiamo alla “Grande Patria Cosmica” della tradizione egizia, al Macrocosmo della tavola smeraldina, al riflesso dei cieli sulla terra, e per questo dovrebbe essere dipinta con un colore azzurro tendente al turchese, perché, stando ai canoni simbolici più “ortodossi”, proprio quello dovrebbe essere il colore di una particolare fase del giorno, “l’Ikea”, quando il Sole comincia ad infrangere il velo della notte, poco prima dell’Alba e del suo Sorgere definitivo.

 

La stessa Tradizione vorrebbe poi che ad essere dipinte sulla volta della Loggia vi fossero le stelle di due costellazioni particolari (in riferimento ai due Solstizi): quella di Orione allo Zenit centrale del Tempio, e quella dell’Aquila al suo ingresso, al di sopra delle colonne Boaz e Jachin.

Ma non sono solo questi i simboli astronomici ed astrologici (vedremo poi la stretta relazione fra queste due “vie” sapienziali) che rischiarano la Loggia: ci sono, ben più importanti, il Sole e la Luna.

Si tratta di simboli già presenti in riti misterici proto-massonici (o pre-massonici), come ad esempio il culto iniziatico di Mitra, o i riti pitagorici. Presso questi ultimi il simbolo del Sole veniva sempre esposto ad Oriente dal lato della Colonna del Meridione, e quello della Luna, sempre ad Oriente, dal lato della Colonna del Settentrione.

E’ così tutt’oggi in molti riti massonici, tranne che nel Rito Scozzese Antico ed Accettato che pone il Sole alla destra del Venerabile, e la Luna alla sua Sinistra. In questo modo il Sole verrebbe a trovarsi sempre sul lato attivo, e la Luna sul lato passivo. Rafforzando così l’energia (maschile) e la sapienza del Venerabile, pur mitigando con maggior benevolenza (lato femminile) l’esercizio del suo giudizio.

Solo nel Rito Scozzese, poi, il Primo Sorvegliante si trova ai piedi della Colonna del Settentrione, ed il Secondo Sorvegliante in mezzo alla Colonna del Meridione (praticamente ai lati opposti delle Colonne che dovrebbero sovrintendere). Probabilnente vi è in questo “scambio” un sottile motivo simbolico, simile allo “Yang che contiene il Seme dello Yin, ed allo Yin che contiene il Seme dello Yang” (Lao Tseu), oppure, per usare una simbologia più occidentale, come il Caduceo di Ermete-Mercurio, con i due serpenti che intrecciano e scambiano le loro spire attorno alla verga del dio.

 

Vi è poi, nella Loggia, un altro astro particolarmente vivido, che compare però solo dopo la mezzanotte, quando gli Apprendisti sono andati a riposare, felici e contenti del salario ricevuto, e nel Tempio sono rimasti solo i Compagni d’Arte ed i Maestri, ed è la Stella Fiammeggiante, troppo densa di significati per tratteggiarli in questa tavola tesa ad approfondire altri aspetti del rapporto fra la Massoneria e le Stelle (e le scienze che ad essa si riferiscono).

Basterà per il momento sottolineare che si tratta di una stella in grado sia di attrarre che di respingere con forza l’adepto.

Respingere: come la spada dell’Arcangelo che scaccia Adamo ed Eva dal Paradiso Terrestre e li obbliga ad affrontare una nuova vita basata sulle proprie capacità e sulle proprie responsabilità (come l’Apprendista viene “cacciato” dalla sua condizione di silenzio, e sospinto ad assumere la responsabilità della parola e dell’errore).

Attrarre: come la stella guida dei magi, raggi di luce in grado di offrire un orientamento all’iniziato che tentenna o ha perso la via.

 

Ma la presenza “astrale” che suscita più interrogativi, sulla natura stessa della Massoneria e sulla sua relazione con la modernità, è senz’altro quella, vistosa alle sue pareti, della rappresentazione dei Dodici Segni Zodiacali.

 

Una presenza estremamente ostentata, evidente, che non sembra lasciare dubbi sull’adesione e sulla credenza della Massoneria nella pratica astrologica, pratica che nel mondo profano è oggi considerata, almeno dagli uomini di una certa cultura, il retaggio di antiche superstizioni, se non addirittura semplice cialtroneria.

E’ un flash che colpisce soprattutto al primo ingresso nel Tempio massonico. Quando al culmine delle prove di iniziazione il recipiendiario viene sbendato, fra le immagini che costituiscono il suo primo imprinting massonico ci sono certamente  i volti dei suoi nuovi fratelli che si tolgono il cappuccio, l’austera cattedra dell’Oriente con il sacro Delta ed il Trinomio, e quindi, con una rapida occhiata alle pareti, i simboli dei dodici segni zodiacali… gli stessi simboli che fino ad allora il nuovo apprendista aveva visto principalmente negli oroscopi dei giornali.

Se non ci fossero le rassicurazioni del rituale e della storia della Massoneria, il sospetto di essere capitati in una setta di stralunati cultori di credenze pseudoscientifiche, vagamente superstiziose, potrebbe in effetti anche venire…

Il bello è che anche quando la massoneria moderna è stata codificata nella sua forma attuale (dalla prima Gran Loggia di Londra nel 1717) l’astrologia aveva già conosciuto il proprio inesorabile declino, iniziato fin dal Rinascimento con le confutazioni di Pico della Mirandola, accresciuto dall’avvento del nuovo spirito scientifico-sperimentale introdotto da Galileo, fino alla definitiva sconfessione dell’Illuminismo.

Già al tempo della grande riforma massonica l’astrologia era apertamente considerata una pratica screditata e disdicevole di ogni interesse da parte delle persone più istruite (mentre conservava, come sembra avvenire anche oggi, un forte ascendente nelle classi più popolari e meno colte).

Nel momento della riforma delle logge massoniche, la classe scientifica soprattutto quella inglese aveva decisamente voltato le spalle all’ “Arte delle Stelle”, alle predizioni, agli oroscopi, ed alla cosiddetta “Astrologia Giudiziaria”, che la Chiesa (sia quella Cattolica che quella Protestante) avevano già bollato come pratica demoniaca e contraria alle scritture (soprattutto perché la credenza in una predestinazione dettata dagli astri collideva con il principio del Libero Arbitrio).

Ed allora, perché gli stessi riformatori della Massoneria, vollero sottoporre le Logge alle controverse influenze dello Zodiaco?

 

Va ricordato, comunque, che almeno uno dei codificatori dei riti e degli “antichi doveri” della Massoneria moderna, nonché forse il suo principale ideologo, Elias Ashmole, membro fondatore della Royal Society, la più alta accademia scientifica inglese, fu anche il prefattore del testo astrologico allora più in voga, “The Christian Astrology” di William Lilly, ma questo non toglie che fin dal secolo precedente, il 1600, nelle università inglesi non si studiasse più Astrologia, anche se la nuova scienza che aveva preso il suo posto, l’Astronomia, risentiva ancora di influssi concettuali di stampo astrologico-zodiacale.

Diciamo allora che i riformatori della Massoneria erano perfettamente in grado di percepire  le valenze archetipe dell’antica sapienza astrologica, introducendo il suo corredo simbolico nelle nuove logge, certi comunque di non creare contraddizioni e antinomie con le nuove evidenze scientifiche della moderna astronomia.

Una distinzione certo possibile “a chi ha occhi per vedere e orecchie per intendere.

Il declino dell’Astrologia è andato di pari passo con l’affermazione dell’eliocentrismo copernicano e del metodo scientifico di Galileo Galiei.

Sottrarre la Terra dal centro del cosmo, riducendola ad un pianeta vagante come altri, e non più l’oggetto focale di tutte le energie e le influenze del firmamento che l’avvolgevano come uno scrigno, fece venir meno il fascino rinascimentale di una “magia astrale” che vedeva confluire tutti gli influssi del cosmo verso la Terra e verso l’uomo, regolandone gli umori, le energie, ed inclinandone il destino.

Man mano che le nuove prove scientifiche mostravano sempre con maggiore evidenza che il modello tolemaico e aristotelico era fallace, anche la legittimazione dell’astrologia, che si basava ampiamente proprio su quei supporti filosofici, andò fatalmente scemando.

Dalla secondo metà del 1600 è indubbio che l’astronomia fu sempre di più calcolo, e sempre meno cosmologia.

 

Fra i punti irrisolti dell’astrologia di allora, ad accentuare le critiche di non scientificità ed autoreferenzialità dei suoi  metodi,  c’era anche la sua incapacità di trovare punti di riferimento sistematici e comuni. Ad esempio per quanto riguardava i sistemi di domificazione (le 12 Case, i 12 Segni, come quelli presenti nella Loggia), l’erudito Placido Tinti, monaco benedettino (1603-1668), riconosceva ed elencava ben sette diversi modi di classificazione del firmamento astrologico, tra cui quello  di Giovanni Campano (XIII Secolo) e del Regiomontano (XV Secolo).

Un altro grande intellettuale e uomo politico  del XVI Secolo, ed anche un grande iniziato, Francis Bacon, riconosceva la supremazia  della scienza empirica su ogni teoria metafisica, compresa l’astrologia, condannava quest’ultima come forza superstiziosa di culti e invocazioni, ma accettava di utilizzarne i principi “magici” come fonte intuitiva per giungere alla scoperta di nuove cure mediche o di nuovi ritrovati tecnologici.

Probabilmente è proprio questo il retaggio più prossimo all’uso simbolico che la Massoneria ha continuato a fare dell’astrologia.

Nella Francia del tardo Seicento l’Astrologia venne travolta da uno scandalo alla corte di Luigi XIV, che coinvolse famosi chiromanti ed indovini in un complotto di veleni, vicenda che si concluse con un perentorio editto del ministro Colbert (1682) che poneva definitivamente al bando “le vaghe professioni di indovino, mago, stregone e altri nomi simili”, proibendo anche la pubblicazione di calendari e almanacchi astrologici. Fecero altrettanto il secolo successivo Federico II di Prussia, protettore di Voltaire, e Maria Teresa d’Austria.

C’è da dire che in realtà la diffusione di questi almanacchi e calendari, popolarissimi allora come oggi, continuò, in forme “astrologiche” più mitigate (ad es. come semplici previsioni metereologiche) laddove interveniva un’autorità censoria, conservando invece le forme più spregiudicate del passato laddove non vi era questa censura, e così continua tuttora (basta osservare quante riviste astrologiche vi sono nelle attuali edicole).

 

A questo riguardo il precursore di questo “giornalismo astrologico”, e del business ad esso legato, è stato l’inglese Alan Leo (1860-1917), al quale si deve anche la suddivisione degli oroscopi natali in 12 segni (come quelli tuttora usati dai giornali di tutto il mondo), attribuiti in base alla posizione del Sole in ciascun segno nel corso dell’anno. Una scelta obbligata dall’esigenza di snellire il suo servizio postale di oroscopi personalizzati. Tracciare un oroscopo per ogni cliente era diventato, data la mole delle richieste, un lavoro troppo oneroso per i suoi pur numerosi impiegati a Londra, New York e Parigi. Così decise di standardizzare i responsi in base alle grandi categorie dei segni zodiacali.

In Italia, all’Università di Bologna , l’ultimo compilatore del tradizionale “Taccuino Astrologico” fu Ovidio Montalbani (1601-1671), detentore per oltre 30 anni della cattedra di “logica, medicina teorica, matematica e filosofia teorica, che si firmava “Il rugiadoso accademico della notte”.

 

Pochi anni dopo la sua morte, un altro accademico, Geminiano Montanari (1633-1687), scienziato modenese che aveva studiato con Paolo Del Buono, ultimo allievo di Galileo, iniziò a pubblicare con lo pseudonimo di “Gran cacciatore di Lagoscuro” un periodico di pronostici astrologici, il “Frugnolo degli Influssi”, che divenne ben presto un’autorevole punto di riferimento per molti professionisti delle stelle, che lo citavano come testo probante delle loro deduzioni e delle loro previsioni. Peccato che si trattasse di previsioni totalmente e arbitrariamente inventate, senza alcun calcolo astrologico, come lo stesso Montanari svelò due anni prima di morire. Una beffa atroce, praticamente mortale, per tutti gli astrologhi del tempo, che per anni ne avevano declamato la “sapienza astrale” e l’autorevolezza del loro ”mentore”, il “Gran Cacciatore”, che per loro stesso disdoro era invece semplicemente un beffardo ”mentitore” alle loro spalle.

Un simile tiro mancino all’astrologia fu orchestrato nel 1708 anche dal  famoso scrittore Jonathan Swith, che con lo pseudonimo di Isaac Bickerstaff, pubblicò diede vita ad una serie di articoli satirici contro il più noto astrologo del tempo, John Partridge, e contro l’astrologia in generale.

Mentre l’astronomia andava liberandosi dall’ascendente delle credenze astrologiche, ci fu comunque un campo in cui queste sopravvissero ancora per quanche tempo, e fu quello della cosiddetta “astrologia medica” .

Alcuni medici (e si può pensare che diversi esponenti di questa professione fossero, ieri come oggi, inclusi nelle logge massoniche o in accademie iniziatiche) usarono ancora a lungo principi astrologici per definire le loro diagnosi e le loro cure.

Molto temute erano ad esempio le conseguenze dell’apparizione di comete o di eclissi solari sulla salute degli uomini. C’erano medici che, non senza lucro, prescrivevano digiuni e purganti ed altri intrugli come rimedi “anti-cometici” ed “anti-eclittici”.

Una pratica severamente denunciata nel 1655 dal decano del College Royal, Guy Putin.

Altrettanto severo nella condanna della medicina astrologica fu lo svizzero Auguste Tissot (1728-1797), noto come “il medico dei poveri” per la sua opera filantropica in occasione dell’epidemia di vaiolo che aveva colpito Losanna.

Pur se in modo più lento e progressivo, fra la fine del ‘600 e la metà del ‘700 l’astrologia perse comunque prestigio anche fra i medici.

 

In Italia un colpo mortale in questo senso derivò all’astrologia dalla stucchevole polemica fra l’astrologo forlivese Paolo Bettucci ed il medico Giacomo Sinibaldi sulla malattia di papa Innocenzo XII. Per Bettucci la causa del male era l’opposizione di Marte. Per Sinibaldi lo erano invece proprio le pratiche mediche basate sull’astrologia. La diatriba andò avanti, pubblicamente, per mesi fino alla morte del papa, il 27 Settembre 1700, decesso che mise definitivamente in scacco ed in cattiva luce Bettucci e tutta l’astrologia medica, giudicata da allora oltre che satanica e blasfema, anche e soprattutto inefficace ed inutile.

Ora i padri riformatori della Massoneria sapevano tutto questo, ed allora perché hanno assegnato un ruolo così importante alla simbologia astrologica all’interno delle Logge?

Qui sta il punto, stiamo parlano di simbologia: sappiamo benissimo che per noi massoni i dodici segni zodiacali non rappresentano affatto una credenza scientifica (anche se in realtà l’astrologia massonica ha conservato anche valenze basate su secoli, forse millenni, di osservazioni delle stelle, osservazioni non prive di risvolti e di prove scientifiche… lo vedremo più tardi).

Per noi lo Zodiaco rappresenta un percorso di conoscenza iniziatica. Le dodici Case ricordano le dodici fatiche di Ercole, le stesse che il massone deve affrontare lungo la sua vita per conquistare il controllo spirituale dei suoi istinti e della sua forza fisica, corporale. Altre tradizioni leggono nei dodici segni, la corrispondenza con i 12 apostoli oppure con le 12 tribù di Israele. I 12 cavalieri della tavola di Camelot. E molto altro ancora.

 

Su un piano più “naturale” i dodici segni presenti nella Loggia scandiscono anche le varie fasi del tempo iniziatico: l’anno sacro che anticamente iniziava con le Calende di Marzo, corrispondenti all’inizio del ciclo vitale, che la logica simbolica induce a collocare, come primo Segno di Fuoco, nell’Ariete, sulla verticale all’inizio della colonna del Meridione (e da qui, sempre a ridosso della stessa colonna, a scorrere tutti gli altri cinque segni della feconda stagione calda fino al Segno della Vergine).

Poi con la Bilancia, segno equinoziale di equilibrio (autunno), si dà inizio, da Oriente, alla colonna più “fredda” del Settentrione, scorrendo lungo di essa in ordine discendente i mesi ed i Segni invernali più inclini all’interiorità, per giungere fino al Segno dei Pesci, segno d’Acqua e di Rinnovamento. Ed un altro ciclo può così avere inizio.

E’ così che viene cadenzato il lavoro dell’Officina.

Come presenza simbolica, dunque, l’astrologia massonica apparirebbe ampiamente giustificata. Ma forse c’è di più. La domanda è se un così ampio apparato simbolico – quasi prevalente su ogni altro all’interno della loggia –  sia stato allestito semplicemente per “velare” un calendario iniziatico?

La Massoneria stessa ci ha insegnato a dubitare delle spiegazioni più elementari, ed a scavare sempre più in profondità.

Cominciando il nostro scavo proviamo ad immaginarci quanti ragionamenti, quanti collegamenti, similitudini e comparazioni, quante sinapsi hanno dovuto sviluppare fin dagli albori coloro che si sono soffermati ad osservare il cielo misterioso, a cercare di cogliere nel suo apparente caos stellare forme definite, significati, correlazioni, e leggi che trasformassero quello stesso caos in una intellegibile armonia.

Conosciamo a tal proposito le risposte che hanno trovato a questi interrogativi i Pitagorici ed in tempi a noi più vicini Giordano Bruno, con la teoria musicale delle sfere celesti.

Ma mettiamoci nei panni di chi ha cominciato per primo, senza alcuna base, ad interrogarsi ed interrogare la volta stellata. Quante umane generazioni di supposizioni, osservazioni giuste e sbagliate che siano, di profonde meditazioni, di dubbi, illusioni, certezze prima raggiunte poi abbandonate, hanno dovuto scorrere perché si potessero generare le prime idee archetipe dell’Universo? Migliaia, forse milioni, da quel nostro lontano fratello di nome “Guarda-La-Luna” destinato alla prima intuizione, alla prima iniziazione al mistero cosmico…

In quel retaggio millenario di sguardi e pensieri rivolti al cielo può ben nascondersi qualche “verità” sulla natura di certi eventi, e sulla ciclicità di certe situazioni astrali, per i quali si sono osservati effetti altrettanto ricorrenti sulla Natura e sulle Persone.

Come massoni non dobbiamo dimenticare soprattutto la nostra essenza materiale e spirituale di “Costruttori”.

Non è improbabile che la capacità di cogliere i nessi armonici fra la Terra e le Stelle (fra micro e macrocosmo) fosse la stessa ereditata dagli sciamani e dai sacerdoti del passato, che “sceglievano” il luogo in cui far sorgere una città od un tempio, e consacravano le sue coordinate squadrando il cielo e la terra. Quel luogo doveva essere propizio, evocare energie positive, in grado di percepire il Sacro e rendere prospera la comunità.

 

La scelta non poteva essere casuale. Doveva essere ispirata da un’intuizione, a sua volta “introitata” e resa istintiva dall’accumulo di osservazioni sapienziali sull’uomo, sulla natura e certamente sul cielo, tramandate in una filiera millenaria fin dalle origini (quanto meno dal santuario anatolico di Gobekli Tepe, il più antico finora scoperto, risalente a 6-7000 anni prima delle Piramidi; o dal cerchio megalitico di Stonege, di 4000 anni più “giovane”).

Se fosse così l’Astrologia Massonica potrebbe in effetti custodire qualche segreto “intuito” con qualche secolo, forse qualche millennio, di anticipo sulla scienza moderna.

Alcun Grandi Iniziati lo hanno fermamente creduto. Uno in particolare, George Washington, al quale è legato uno studio recente, davvero illuminante, di Robert Lomas “La Chiave di Salomone – I simboli della Massoneria ed i Segreti di Washington”, studio che ha dimostrato un’indubitale corrispondenza scientifica di uno dei più importanti simboli astrologici della massoneria: la Stella del Mattino (sovrapponibile alla Stella Fiammeggiante).

Ebbene il generale Washington, primo presidente degli Stati Uniti, fu il principale protagonista della fondazione della Città Federale, la capitale del nuovo Stato, città che in seguito assunse il suo nome.

 

Il progetto fu affidato, almeno inizialmente, all’architetto francese, massone anch’egli, Pierre Charles l’Enfant, il quale si rifece apertamente al progetto di un altro grande architetto massone del secolo precedente, Christopher Wren, che pochi giorni dopo il grande incendio di Londra (1666) era stato in grado di presentare al Re Carlo II il disegno completo di una “Nuova Londra” con precisi allineamenti massonici che congiungevano i più importanti centri della vita cittadina: l’Exchange (la borsa) e la Cattedrale. Proprio come gli stessi allineamenti congiungevano il Castello e il Palazzo Reale, Holyrood, ad Edimburgo, la capitale scozzese,  dando energia (la si avverte tuttora) al famoso Royal Mile.

La Nuova Londra non venne edificata semplicemente perché sarebbero stati necessari troppi espropri per allargare strade e piazze, ed i proprietari degli immobili preferirono riavere la loro “Vecchia Londra”.

Come in tutte le opere più grandi e complesse, l’edificazione della Città Federale su pianta massonica non fu esente da rallentamenti, ostacoli, parziali ridimensionamenti, dovuti principalmente a fattori economici.

Anche la collaborazione con l’Enfant venne meno per l’eccesso dello sue continue pretese.

Ma su una cosa Washington fu inflessibile, ovvero sull’allineamento della Casa Bianca e del Campidoglio: la Lucente Stella del Mattino, in una particolare congiunzione ed in una particolare posizione che corrispondeva a quella assunta dalla stessa stella quando il Tempio di Salomone venne consacrato.

Washington fu caparbio e categoricamente risoluto nel far rispettare quell’allineamento a tutti i costi. Lui stesso fissò i paletti per la costruzione dei due palazzi, con un preciso rito massonico.

In questo fece appello alle conoscenze acquisite non  solo in Loggia, ma anche nella sua professione profana, che per buona parte della sua giovinezza fu quella di topografo-agrimensore.

Ma fin da allora lo stesso Washington, già iniziato, aveva riservato una particolarissima “dedizione” alla Lucente Stella del Mattino incollando sulla facciata dei suoi diari tutte le sue effemeridi.

Perché? Come mai tanta convinzione? Qual era il segreto che Washington aveva penetrato?

Washington, nella massoneria, aveva imparato essenzialmente tre cose, che contribuirono enormemente a fondare e reggere i primi passi dei nuovi Stati Uniti d’America.

Il primo insegnamento – stando a quanto sostiene Lomas – fu senz’altro l’arte massonica dell’autoconoscenza per migliorare se stesso ed i suoi simili; autoconoscenza che consente anche di cogliere ed intuire nei rituali e nei simboli antiche verità ed antichi insegnamenti sapienziali; da questi Washington assimilò soprattutto  i principi e le facoltà della Geomanzia massonica, ovvero l’arte di costruire una realtà migliore nel posto migliore per farlo; un’antica “verità” che consente di percepire e comprendere l’effetto dell’ambiente sul successo e sulla creatività degli uomini.

Sarebbe proprio l’effetto motivazionale del rituale massonico (sono sempre parole di Lomas) ad indurre questo processo, che le menti ed i cuori più illuminati hanno la capacità di amplificare e trasmettere anche a beneficio degli altri.

Washington – come scrive ancora Robert Lomas  –  comprese anche un altro segreto dell’iniziazione… che è quello di insegnare a fare sogni migliori. E ne fece tesoro per tutta la carriera. “Dalla Massoneria Washington imparò che le persone diventano grandi non per ciò che fanno con il proprio corpo, ma per ciò che sono ispirate a fare con la propria mente”.  

Ed il primo presidente americano era certo che il sistema massonico fosse in grado di operare una propria magia sullo spirito umano, con la forza delle sue allegorie  e dei suo simboli, influendo sulle motivazioni personali anche con l’aiuto dei benevoli raggi della Stella del Mattino, in grado secondo lui di influenzare ciò che ognuno può diventare.

Raggi? Influenze? Posizioni degli Astri alla nascita? Eccoci apparentemente caduti nella più banale formulazione di un oroscopo da rotocalco, sul quale normalmente sorrideremo con malcelata ironia: “Roba da gossip astrologico”. Ma Washington merita almeno il beneficio dei nostri dubbi.

Quanto meno quelli dello studioso e massone Robert Lomas che nel libro citato (“La Chiave di Salomone”) ha voluto sottoporre le convinzioni astrologiche dello stesso Washington ad un’indagine più scientifica.

In apparenza il “Credo” di Washington, come è stato sopra esposto, sembra una delle tante affermazioni astrologiche, autoreferenziali. Cui può credere sostanzialmente solo chi ci crede.

Lomas si è posto il problema di cercare un riscontro scientifico, di carattere quindi sperimentale, riproducibile e verificabile, attraverso una comprovata scienza moderna.

Ha cominciato ponendosi questa domanda: in che modo l’influsso astrale di una Stella Lucente (in realtà, nello specifico, la congiunzione di due pianeti, Venere e Marte, perfettamente sovrapposti tanto da dare l’illusione di un’unica stella più lucente del solito) può agire sul destino di una comunità e di una città, in questo caso la capitale degli Stati Uniti?

Inizialmente a Lomas si sono prospettate solo tre modalità di verifica scientifica di possibili interazioni o influssi celesti:

  • per attrazione gravitazionale
  • per eccitazione simpatica di campi elettromagnetici
  • per emissione di particelle

Nessuna di queste modalità, però, è stata in grado di fornire qualche possibile riscontro alla ricerca di Robert Lomas.

Allora lo studioso si è rivolto ad un’altra scienza moderna: la Statistica, e questa gli ha finalmente fornito, per la prima volta, indizi clamorosi.

Acquisendo i dati natali di tutti i premi Nobel, degli Accademici di Francia, dei laureati con i migliori voti delle principali università americane ed europee, dei maggiori imprenditori occidentali, di un considerevole numero di uomini e donne di successo nei più svariati settori,  e perfino degli assi di numerosi sport… a sorpresa la stragrande maggioranza si rivelò nata sotto la benefica congiunzione Venere-Marte, e quasi tutti gli altri avevano comunque due pianeti altrettanto “pesanti” nel loro quadro astrologico natale.

La scienza statistica dava insomma ragione all’istinto geomantico di Washington nel porre la “sua” città e la sua nazione nella posizione più favorevole per ricevere gli influssi benefici e propulsivi della Lucente Stella del Mattino.

Ma Lomas ha voluto andare oltre, ricercando anche prove per così dire “astrofisiche” (in senso moderno) di questa influenza astrologica, e c’è riuscito.

E’ riuscito a  provare che quando la congiunzione dei due pianeti costituisce una massa critica gravitazionale in grado di influenzare la ionosfera terrestre, da questa scaturiscono radiazioni su una lunghezza d’onda che speciali “antenne” del nostro cervello, gli assoni, sono perfettamente in grado di percepire (è stata infatti comprovata una stretta relazione fra la lunghezza d’onde di queste radiazioni e la lunghezza di questi importanti “filamenti” nervosi).

Queste radiazioni hanno l’effetto di stimolare appunto gli assoni, e questa stimolazione contribuisce a creare molti più collegamenti neurologi, sinapsi, del consueto. E la maggior quantità di sinapsi favorisce una maggior capacità di pensiero, di ricordi, in pratica un QI più elevato… in altre parole più probabilità di successo.

La summenzionata congiunzione – rafforzata anche da Saturno e Giove –  si è verificata in occasione della nascita di Einstein.

Una quadro astrale del tutto simile ha accompagnato anche la nascita di Mozart…

Ma c’è di più: la permeabilità della ionosfera, e quindi la possibilità di suscitare più radiazioni, risulta maggiore a certe latitudini, diciamo ai tropici, ed è invece progressivamente minore man mano che ci si avvicina all’equatore.

Ora le savane dove l’uomo ha cominciato a compiere i primi passi sono probabilmente quelle equatoriali… ma si trattava ancora di ominidi, austrolopitechi, molto più vicini alla condizione scimmiesca che a quella “sapiens”.

Ebbene la svolta, in base anche ai ritrovamenti fossili, sembra che si sia avuta quando alcune tribù di questi ominidi lasciarono la zona equatoriale e raggiunsero latitudini più tropicali e temperate (oltre i 30 gradi a Sud e Nord dell’equatore).

La nostra culla “animale” è stata l’Africa. Ma i primi indizi di un progresso cerebrale dell’uomo primitivo e di concreto sviluppo della sua intelligenza combaciano con il suo arrivo nei territori corrispondenti all’attuale Sudafrica, oppure a quando altre tribù si spinsero più a Nord, raggiungendo l’Europa tramite la Mesopotamia ed il Medio Oriente…

Solo alle latitudini del Sudafrica e della Mesopotamia le radiazioni generate nella ionosfera dai grandi pianeti, ed in particolare dalla Lucente Stella del Mattino, erano molto meno schermate che all’equatore, e poterono così spingere finalmente gli assoni di quegli uomini primitivi a creare maggiori sinapsi… E da lì può essere cominciata la nostra storia “sapiens”. Proprio lì potrebbe essere nato il nostro “Guarda-La-Luna”…

Non è improbabile che qualche sciamano dei primordi abbia colto il nesso fra la prosperità delle nuove nascite e la Lucente Stella del Mattino, e che questo insegnamento sia entrato nelle nozioni misteriche tramandate da generazione in generazione, per essere quindi raccolto ed elaborato dai sapienti caldei e babilonesi, ed attraverso essi esportato in Egitto, dall’Egitto all’Ellade, dall’Ellade a Roma e da qui a tutta l’Europa… e proseguendo la sua tramandazione carsica attraverso varie società iniziatiche sia approdato all’antica massoneria e da questa sia stato conservato per giungere in forma velata fino nelle nostre attuali logge.

Astrologia, cabala, numerologia, alchimia… antiche, antichissime forme sapienziali che la Massoneria ha ritenuto doveroso conservare e far studiare a generazioni di iniziati, compresa la nostra.

Attualmente appaiono come madri dimenticate delle nuove scienze cui hanno dato vita, e che hanno allattato finchè queste non hanno imparato a nutrirsi e camminare da sole: Astronomia, Ingegneria, Matematica, Fisica, Chimica… Per molto tempo le figlie hanno disdegnato le proprie madri.

Senonchè recentemente si notano strani, sottili, riavvicinamenti… La teoria dei quanta riapre spazi interpretativi nei quali antichissime intuizioni sembrano fornire tuttora validi spiragli di ricerca… La chimica moderna sta affrontando il paradosso della trasmutazione postulata dagli antichi alchimisti e giudicata impossibile dalla chimica Lavoisieriana (eppure nella fusione fredda, atomi di ossigeno si trasformano in zolfo, ed atomi di potassio in sodio… ).

Ed allora quelle “antiche arti”, fra cui “L’Arte delle Stelle”, che valore possono avere per noi massoni d’oggi?

Io credo che l’Astrologia, come la Cabala, come i Tarocchi o l’Alchimia non siano che “alfabeti”, “mandala”, grandi palestre mentali per un continuo esercizio di ragionamento, meditazione, introspezione, che ha un unico scopo: addestrarci a cogliere l’Armonia essenziale del cosmo.

E’ come affinare un orecchio musicali. O affinare la sensibilità artistica a certi colori e certe proporzioni.

Io credo fermamente che quella dell’Armonia e dell’Amore siano la Leggi fondamentali dell’Universo, come in cielo così in terra, nel micro e nel macrocosmo.

Credo fermamente che il compito dei massoni sia essenzialmente quello di stabilire un contatto permanente, un eggregoro indissolubile, con l’Armonia dell’Universo, e cercare di riparare tutti i danni e le fratture che si verificano in questo rapporto.

 

Se vogliamo possiamo anche raffigurare questo eggregoro come “La Forza” (l’Armonia) ed il “Lato Oscuro della Forza” (la Disarmonia) della famosa saga fantascientifica di “Star Wars” di George Lucas. Il nostro compito, come quello dei Cavalieri Jedi della stessa saga (che ha non poche implicazioni iniziatiche), è quello di mantenere in equilibrio questi due lati della nostra atmosfera mentale, compensando ogni squilibrio con la nostra opera ed i nostri pensieri “bianchi”.

Qualcuno ha definito Guerre Stellari (Star Wars, una serie di battaglie in una galassia lontana lontana…) “l’Iliade della fantascienza”, mentre l’altra famosissima saga, quella di Star Trek (le missioni dell’astronave Enterprise alla ricerca di nuove civiltà là dove nessun uomo è mai arrivato…), sarebbe invece “l’Odissea della stessa fantascienza”, ciascuna con la propria distinta simbologia.

Ebbene per chiudere questa lunga tavola, voglio proporvi la brevissima trama di un nuovo, inedito, film di fantascienza.

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LA PENULTIMA TERRA

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Mancano meno di due miliardi di anni all’esaurimento del Sole. I primi sintomi del processo di trasformazione in Supernova sono già evidenti. L’umanità deve assumere una decisione che non può più rinviare nella speranza che nuove tecnologie o nuove conoscenze rendano nel futuro più semplice il trasferimento di buona parte dell’umanità in altri pianeti abitabili dell’Universo, a milioni di anni di distanza dal sistema solare, per non essere coinvolti nel suo tracollo. Ormai potrebbe non esserci più abbastanza “futuro” ad attenderci,

L’umanità è quindi di fronte alla necessità di progettare ora il proprio esodo biblico, sulla base delle attuali conoscenze scientifiche e delle attuali capacità tecnologiche, oltre che naturalmente dell’energia e delle risorse economiche disponibili, proiettando questo intero  progetto nel prossimo miliardo di anni. Mai il genere umano aveva scommesso tanto su se stesso e su un futuro così lontano. Mai era stato concepito un progetto così “disperato” ed allo stesso così denso di speranza.

Venne  scelta una procedura definita “Pollicino” perché si ispirava ad  una celebre favola infantile di tempi antichissimi, in cui un bambino veniva salvato dall’Orco di turno grazie alla scia di briciole di pane che aveva lasciato dietro di sé, lungo il cammino nel bosco misterioso.

Si comincerà cioè ad inviare una staffetta di sonde nell’universo, effettuando un lancio sulla stessa traiettoria ogni cento anni. Ciascuna sonda stabilirà un contatto “utile” con quella che la segue; il cammino dei successivi equipaggi umani sarà così tracciato in sicurezza, con parecchi anni luce di vantaggio.

 

Dopo centomila anni comincerà il lancio di astronavi generazionali, anche queste a distanza di cent’anni l’una dall’altra. Astronavi costruite per ospitare comunità umane destinate a vivere e riprodursi in ambiente spaziale per migliaia di anni, con capacità tecnologiche in grado di produrre qualsiasi manufatto, perfino di ricostruire l’intera astronave se fosse necessario; navi dotate di laboratori in grado di sintetizzare qualsiasi alimento; astronavi immense (sia pure con una complessa struttura modulare) concepite come “Nazioni Spaziali”, in grado anche  di auto-evolversi sia tecnologicamente che culturalmente.

Ma già dal momento di lanciare le prime sonde, e più ancora quando si arrivò a porre sulle rampe di lancio le prime astronavi generazionali, giustamente chiamate “Arche”, si dovette affrontare il problema più spinoso: ovvero in che direzione volgere questo esodo?.

Gli scienziati avevano individuato diverse possibilità: le più vicine ed invitanti nel sistema Vega ed in quello Keplero, altre in quadranti stellari molto più lontani.

La prospettiva era di un trasferimento della specie umana (almeno del 20% di essa) verso pianeti individuati come “abitabili” (dotati cioè di una presunta atmosfera respirabile e di acqua, ed ovviamente di condizioni climatiche compatibili)  a qualche milione di anni luce dalla “vecchia” Terra.

Vale a dire milioni di generazioni che avrebbero trascorso la loro intera esistenza in viaggio nello spazio.

Per risparmiare tempo e risorse energetiche le astronavi sarebbero state costruite e lanciate direttamente dalla Luna (dove era disponibile una gran quantità di elio3, una formidabile fonte di energia) e da Marte, dove esistevano da diversi millenni insediamenti umani e notevoli complessi industriali.

Marte –  sul quale aveva avuto pieno successo un colossale progetto di “terraforming” che aveva restituito al pianeta acqua, vegetazione ed atmosfera –  era stato ribattezzato in realtà “Terra Nuova”. Purtroppo con questo nuovo nome non avrebbe mai raggiunto la vecchiaia del vecchio Pianeta Rosso, prima della colonizzazione umana.

La polemica fra scienziati neo-positivisti che volevano scegliere la direzione solo sulla base di simulazioni matematiche depurate di ogni possibile errore (risultato al quale però nessuna proiezione era finora riuscita a pervenire, poiché tutti gli approcci quantistici presentavano un intrinseco margine di aleatorietà e di errore che nessun modello fisico-matematico era ancora riuscito ad annullare), e scienziati neo-platonici che puntavano più temerariamente ad una scelta basata su indizi di corrispondenza dei sistemi stellari prescelti alle caratteristiche generali del nostro stesso sistema solare, morente.

In nessun caso sarebbe stato possibile disporre di “informazioni certe”, a distanza di un quasi un miliardo di anni dalla fase finale del progetto, e senza nemmeno poter disporre delle prime informazioni della staffetta di sonde mandate in avanscoperta nello spazio profondo.

Gli scienziati non erano in condizioni di decidere, tanto meno i politici, mentre non mancavano invece indicazioni dalle diverse autorità religiose, ma con motivazioni fideistiche che non avevano molto ascendente sulla maggioranza dell’umanità che praticava da secoli forme religiose più intime e personali, lontane da ogni autorità sacerdotale..

Ed allora a mediare fra le varie posizioni fu chiamato il rappresentante di una delle più antiche comunità di scienziati e filosofi del tempo, le cui sedi erano contraddistinte dalla riproduzione di antichissimi strumenti, primitivi, come una squadra ed un compasso, di cui più nessuno conosceva l’uso e comprendeva il significato.

A quell’uomo, brizzolato, né troppo giovane né troppo vecchio, fu chiesto di fare la scelta che nessuno osava fare. Non si sapeva perché, ma quando gli esponenti di quella strana comunità erano chiamati a realizzare un’opera o quando veniva loro affidato qualsiasi progetto (come costruire nuove colonie spaziali, edificare grandi edifici pubblici o varare nuove astronavi), quasi mai avevano fallito, e le loro immense opere su tutti i pianeti abitati dall’uomo erano lì a testimoniare il possesso di conoscenze che nelle altre università spaziali o nelle altre grandi corporazioni industriali non era possibile rintracciare.

L’uomo brizzolato che tutti chiamavano semplicemente Maestro, fece la sua scelta. Milioni di esseri umani avrebbero legato il loro destino, la loro sopravvivenza a quella indicazione. Un’altra persona sarebbe stata sopraffatta dal peso di una simile responsabilità. Ma lui no… lui sentiva che quella era la direzione giusta… proprio come era accaduto ad un antico costruttore di nome Hiram e ad un antico generale di nome Washington che avevano “sentito” sulla base delle loro conoscenze, tramandate da un’infinita catena sapienziale ed affinate da un collaudato metodo simbolico di ricerca, che nei luoghi da loro indicati c’erano passato-presente e soprattutto futuro…

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QUATTROCENTO MILIONI DI ANNI DOPO…

 

… Finalmente la meta finale:la prima astronave generazionale è giunta in prossimità di  un pianeta circondato dai colori di un’atmosfera respirabile, finalmente grandi mari e grandi territori, fauna, vegetazione, un Sole due piccole Lune… finalmente un pianeta candidato ad essere la Nuova Terra.

L’equipaggio che sta scrutando il nuovo pianeta è composto dai lontani, lontanissimi,  discendenti degli uomini e delle donne che erano partiti dalla Terra, o meglio dalla base lunare, centomila anni dopo l’invio delle prime sonde… Ormai la nave aveva alle spalle tre milioni e novecentomila anni di permanenza nello spazio. Ognuno dei suoi occupanti era certo che  quel passato lontano non esisteva praticamente più. Il Sole e la Terra erano ormai astri agonizzanti…

La meta sembrava finalmente raggiunta… ma… ma ci volle poco a comprendere che tanti anni nello spazio, in assenza di gravità, avevano trasformato morfologicamente e fisicamente i discendenti degli antichi abitatori della Terra.

Ormai non erano più in grado di sopportare la pressione di quel pianeta così simile alla loro Terra d’origine, alle foto ed i filmati conservati nelle teche dell’astronave.

Le loro ossa erano troppo fragili. Il loro organismo ed in particolare il  sistema polmonare così abituato a respirare aria filtrata e controllata, non era più in grado di sopportare le impurità naturali di quell’atmosfera senza soffrire infezioni letali.

La loro meta era così dannatamente vicina, e così dannatamente inavvicinabile.

Quello dunque non sarebbe stato il termine del loro viaggio. Avrebbero dovuto riprendere la navigazione astrale, esplorando palmo a palmo l’Universo davanti a loro, alla ricerca di un altro pianeta dalla pressione e dall’atmosfera più consoni a questa nuova specie umana delle stelle…

Purtroppo dalle sonde che precedevano la nave di ben 100mila anni, non proveniva alcun dato confortante in questo senso.

Il pianeta in cui erano incappati risultava comunque abitato da una specie ominide, ancora ad uno stato primordiale, selvaggio, forse più vicino alla condizione scimmiesca che a quella umana.

Il futuro del viaggio astrale era quanto mai incerto, ed allora perché non giocarsi proprio su quel pianeta un’altra carta per la sopravvivenza della specie . Un piccolo trapianto di dna in quegli ominidi dal fisico robusto e perfettamente predisposto per emergere su quel pianeta, e forse la razza umana avrebbe avuto un’altra chance evolutiva…

Certo non si poteva lasciare in dotazione alcuna tecnologia che quegli ominidi non avrebbero comunque potuto capire né utilizzare.

Si ritenne semmai più opportuno allestire qualche robusta costruzione protettiva, difensiva. E lasciare in dotazione alle generazioni future “indizi”, “simboli rivelatori”, la traccia di un sistema fonetico e di un sistema alfabetico… chissà se qualcuno su quel pianeta  fra qualche migliaio o milione di anni sarebbe stato in grado di interpretarli e utilizzarli.

 

L’evoluzione tirava di nuovo i dadi. Il resto era affidato alla Grande Architettura che domina ogni quadrante dell’Universo.

L’astronave ora doveva ripartire. Il comandante, mentre vedeva rimpicciolirsi dagli oblò quel pianeta tanto desiderato ma che li aveva respinti senza dar loro la possibilità di lasciare alcuna orma su di esso (tranne una piccola traccia genetica nel dna di alcune sue creature pelose),  non potè fare a meno di domandarsi se una cosa simile non fosse già accaduta qualche miliardo di anni prima ad un altro popolo in fuga dal proprio mondo morente… Ed allora ripensò alla Terra primordiale, ai miti dei giganti, agli antichi megaliti, al mistero di Atlantide, alle antichissime incisioni rupestri che mostravano strane macchine volanti… E se davanti a loro, distanziato di qualche era, ci fosse un altro equipaggio in cerca della propria Thule… E se da un Universo all’altro questa storia si ripetesse da sempre…

Non ricordava bene chi, ma qualcuno gli aveva detto che l’antica radice sanscrita della parola “Stella” era la stessa di “Seme, sperma”… Sì era giusto, la vita non poteva che venire dalle stelle e viaggiare fra le stelle… artificialmente su una nave come la sua, oppure come sciame cosmico di forze ed elementi pronte a coniugarsi e fecondarsi in forme vitali, ogni qual volta che si creavano le indispensabili situazioni di Armonia.

Bah, il comandante smise di perdersi in questi pensieri. E riaprì il libro che aveva appena cominciato a leggere, un classico, un’antica edizione del Faust di un poeta terrestre, Goethe.

Pochi sapevano, ma lui si, che quel personaggio si rifaceva alla figura di un astrologo ed alchimista realmente vissuto in Germania fra il XV e XVI Secolo. Lui lo sapeva, e ne  afferrava il significato: astrologia, alchimia… scienze decotte, anzi non-scienze, ma quale potenza simbolica, il mito di Faust, poteva ancora evocare…

C’era da mettere in gioco, come Faust, l’ anima dell’intera nave e di  altre migliaia di generazioni spaziali, per almeno  altri quattrocento anni nello spazio… Occorreva un’enorme forza spirituale, ma sapeva dove attingerla. In parte anche dal testo che stava leggendo… Ne avrebbe parlato questa stessa sera nelle riunione della sua loggia.

Ho detto

A:. Mu:.

27 Settembre 2011 E:. V:.

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Per approfondire leggi anche:

CHE LA FORZA SIA CON NOI!

Parafrasi iniziatica delle grandi saghe di fantascienza: da Star Wars a Star Trek, da Prometheus ad Alien, da ET ad AI…

 

K452B: LA RIVINCITA DI GIORDANO BRUNO

 


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