Capitolo IV: IL PALAZZO E LA SUA FORZA

inserito il 20 06 2011, nella categoria Palazzo Giustiniani, Storia

Osserviamolo quindi da vicino, il Palazzo, ed entriamoci.

E’ la sede, dal 1898, dell’Antica, Unita, Massoneria Italiana.

“Modesta nel suo allestimento e decorazione”, dice il Gran Maestro Ernesto Nathan (1), e non pecca di immodestia.

Il Palazzo, antica dimora patrizia della Roma papale, e che si appoggia sul retro di Palazzo Madama, sede del Senato della Repubblica, ha il suo fronte sulla suggestiva e solenne piazza del Pantheon. Ma per accedere alla Casa massonica non si entra dalla piazza, ma dalla adiacente stradina, via Giustiniani, al numero 5. Nel palazzo hanno sede, al pianterreno, bar, negozi ed uffici. L’ingresso posteriore della sede massonica è comune a quello della Lega Navale. Niente di denigratorio in questo, bensì una visione realistica che fa contrasto con l’immagine solenne di sedi massoniche americane o quella della massoneria inglese (2), edifici monumentali che esaltano da soli l’Istituzione. Altrettanto può dirsi per la sede parigina della massoneria francese. Ma questa è forse questione di vanagloria. Torniamo al Palazzo, anzi “nel” Palazzo, che venne affittato nel Dicembre del 1898, per la durata di 9 anni, al canone di 12.000 lire annui (cifra per quei tempi notevolissima), ed acquisito in proprietà, verso la scadenza del contratto, dalla Immobiliare Urbs, una immobiliare costituita da fratelli variamente quotatisi.

Acquisito il palazzo, i locali vennero rinnovati, ampliati, dando spazio ai Templi, simbolici e rituali, ad uffici di rappresentanza, ad una sala per conferenze; tanto che il giornale “La Patria”, facendo la cronaca dell’inaugurazione, il 21 Aprile 1901, data del Natale di Roma, celebrato nell’orazione ufficiale, scrisse: “La nuova sede è splendida per gli ambienti come per l’addobbo”.

Amare saranno in seguito le vicende del Palazzo. Verrà confiscato dallo Stato, in esecuzione delle leggi fasciste contro la Massoneria. Alla fine della seconda guerra mondiale la Massoneria rivendicherà lo stabile, ma la causa non ancora risolta, si protrarrà per decenni. Il nuovo Stato non più fascista , ma democratico, nella particolare vicenda più che altro “democristiano”, non riconosce come controparte la Massoneria. Ma i soci della Urbs, dove sono finiti? Tanti nell’Oriente eterno. Tanti dei sottoscrittori erano anche fratelli confluiti nella Massoneria di Piazza del Gesù.

La questione è certo intricata, ma non irrisolvibile. Già sarebbe conclusa, se non vi fosse nello Stato, o meglio nei suoi reggitori democristiani, quell’innato, connaturato, spirito antirisorgimentale e quindi antimassonico, che non perdona appunto alla Massoneria di aver determinato il Risorgimento. Tale dolente tasto purtroppo dovrà riaffiorare nel corso di questa esposizione e per ora lo accantoniamo, così come le lodi de “La Patria” alla nuova sede giustinianea. Erano certo esagerate, visto che gli stessi massoni del Palazzo hanno ritenuto, per dotarsi di una “sede di vera rappresentanza”, degna di tal nome, opportuno acquisire, nel 1980, tramite una nuova società immobiliare, la veramente prestigiosa Villa Medici del Vascello, monumento romano caro alle memorie garibaldine.

Lo sforzo, perché di notevole sforzo economico si è trattato, è stato certamente quello di offrire un’immagine di potenza della massoneria italiana. Il desiderio giustinianeo di rappresentare la massoneria italiana. E’ coinciso, tristemente, con l’esplosione dello scandalo P2.

Nessuno dubita che il Palazzo, nei suoi schedari, raccogliesse il maggior numero di fratelli. Non poteva essere diversamente.

Quando Fera si allontanò per dare vita alla Massoneria di Piazza del Gesù, lo seguirono 23 fratelli, tutti alti dignitari del Rito. Li seguirono tanti altri, ma fu il Rito che abbandonò l’antica Casa massonica per riproporre altrove i principi della Massoneria. L’Ordine, cioè la base della piramide massonica, quella che comprende i primi tre gradi, rimase nel Palazzo. Molte Logge seguirono, dopo l’esodo delle Camere Rituali, il Fera, ma in maggior numero, sia pure disorientate, rimasero con il Gran Maestro Ferrari. All’Obbedienza del Palazzo era anche il Rito Simbolico, quella vasta fascia di fratelli che non intendono accedere ai gradi superiori perché considerano completato il lavoro muratorio al terzo grado di Maestro.

Orbene questa schiera di fratelli dell’Ordine (per i quali venne poi proposto anche il Rito Scozzese Rettificato) e del Rito Simbolico costituivano un’indubbia maggioranza sui “Feriani”.

Oggi sono le cifre contano: tentiamo perciò di darne qualcuna.

Spadaro (3), in uno specchio dello sviluppo del Rito Scozzese Regolare, cioè della Massoneria di Piazza del Gesù, ci dice che questa, nel 1908, anno della scissione, comprendeva 14 Logge con 1.000 Fratelli, che nell’anno successivo sono diventati 3.000 in 55 Logge, 4.000 nel 1911 in 80 Logge, 30mila nel 1923 in 500 Logge. Poi le leggi fasciste e l’inesorabile declino dovuto alla persecuzione.

Orbene, se torniamo al Palazzo, in quel lontano Natale di Roma, nel giorno della solenne inaugurazione, quando la Massoneria era ancora unita, leggiamo nelle cronache che erano presenti 62 labari delle “170 Logge italiane”.

Frughiamo in altri documenti e sempre troviamo non più indicato il numero dei Fratelli, bensì solo quello delle Logge.

Diviene un rompicapo tentare di mettervi ordine e corriamo con i tempi, soffermandoci al Palazzo per leggere in un altro atto ufficiale, la relazione della Gran Loggia Nazionale del Grande Oriente d’Italia, tenutasi a Roma il 6 e 7 Dicembre 1958 (4) sotto la presidenza del Gran Maestro Umberto Cipollone, che “… il presidente della Commissione per la Verifica dei Poteri, riferisce che n° 314 Logge costituiscono in piedilista generale, e quelle presenti in regola, e come tali abilitate all’esercizio del voto, sono risultate n° 137. Il Gran Maestro legge quindi…”.

L’anno successivo le 314 Logge diventano 350 come si legge nella relazione del Gran Maestro al Consiglio dell’Ordine nella tornata del 5 Luglio 1959 ed inviata per circolare a tutte le Officine (5).

Arriviamo ai giorni nostri e troviamo sui giornali che il nuovo Gran Maestro della Massoneria di Palazzo Giustiniani, Armando Corona, è stato eletto da 289 Maestri Venerabili sui 500 presenti alla Gran Loggia (6).

Ogni Venerabile rappresenta un’Officina. Alcune, pare, a quell’elezione furono assenti.

La Commissione d’Inchiesta per la Loggia P2, quando deve indicare la consistenza dei massoni in Italia così si esprime: “…da 20 a 25mila i Giustinianei, dai 10 ai 15mila quelli di Piazza del Gesù; 5 o 6mila gli altri sparsi nelle varie famiglie”.

Anche i grandi inquisitori restano nel vago, offrendo cifre approssimative, così come noi anziché indicare numeri precisi abbiamo parlato di Logge: tante un anno, tante altre l’anno successivo….

Si sa che una Loggia conta da un minimo di sette Fratelli ad una massimo di una settantina. Il fatto abnorme di una Loggia, la P2, con un piedilista di 900 iscritti, o addirittura, come qualcuno vorrebbe, di 2.000, è, per ogni vero massone, inconcepibile. Non è Massoneria.

Questa incertezza sui dati, che qui si confessa, pare dia ragione ai nemici dell’Istituzione che possono ben dire: “Ecco come la Massoneria si nasconde, si trincera, dietro i suoi impenetrabili segreti”.

Niente di tutto questo: tale scarsa chiarezza, che turba anzitutto i massoni, è la dolorosa conseguenza delle tante vicende tristi che la Massoneria ha sofferto dal giorno della sua scissione ad oggi.

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