LA FRATELLANZA DELLA MOTOCICLETTA

Breve viaggio in Harley Davidson di tre fratelli di Loggia, per ritrovare sulle strade austriache la metafora dell’iniziazione tribale.

inserito il 15 05 2011, nella categoria Iniziazione, Società, Tavole dei Fratelli

L’odore etereo della benzina,
il grigio ipnotico del nastro d’asfalto,
il respiro cupo e regolare del motore,
la paura di non farcela e la crescente fiducia nel contrario.

Amica fedele, portami lontano,
insieme vinceremo tornanti,
fondi insidiosi e ripide salite
ma ti prometto anche strade serpeggianti e schietta compagnia.

Il mio cuore può anche palpitare
ma il tuo è forte e temprato
e ci farà giungere in fondo a questa avventura.
E allora, portami a casa…

Per ritrovare la malinconia dei ricordi,
in momenti di sincera bellezza.

Che cosa spinge, ai primi di settembre di ogni anno, una sterminata tribù di motociclisti a ritrovarsi accalcati sulle rive di un piccolo lago austriaco? Sicuramente la voglia di stare insieme e di condividere, con altri 100.000 ammalati di nostalgia, la propria passione in una interminabile parata di moto tra boschi profumati di pino e le acque tranquille del lago Faaker.

Cosa c’è di più bello di trovare conferma che la propria passione, un po’ goliardica, per i motori più rombanti possibile, per quella musica americana degli anni ’60 e ’70, dove gli amplificatori non bastano mai, non è solo un quadro patologico di persone che si rifiutano di crescere; e che dire di quei brevi, intensi momenti di pausa in cui si cena nel calore di una Stube, bevendo birra assieme, quando diventa piacevole raccontare ed ancor più ascoltare?

Qualcosa di così armonioso lo hanno trovato i fratelli di Loggia Guido, Mauro e Nicola che, anche solo per due giorni, hanno fatto questo viaggio, condividendo grandi gioie e pure qualche problema, qui compresa la grande, comune paura di aver assistito, attoniti, all’incendio ed alla successiva esplosione di un’auto a pochi passi dal gruppo, fortunatamente senza danni per gli occupanti allontanatisi in tempo. Ognuno dei tre ha poi avuto i propri guai: le vesciche da stivali, l’avviamento della moto che va e non va, il serbatoio dell’olio che trafila e perde… a proposito, c’è un antico detto sulle Harley-Davidson: Non bisogna preoccuparsi se la moto perde olio: è normale; bisogna preoccuparsi invece se non lo perde, perché ciò significa che l’olio è finito.

Nelle relazioni interpersonali, oggi è comune assistere a gruppi di persone alla ricerca di un arcaismo, a volte selvaggio, forse da contrapporsi alla continua perdita di identità causata dalla galoppante globalizzazione e ad una caduta dei valori aggregativi ideologici e religiosi. Questo porta l’uomo a formare delle vere e proprie Tribù.

Ogni Tribù, intesa come sistema aggregante, ha poi bisogno di un Totem, che sancisce, simboleggiandola, una appartenenza, dando quindi un senso, più concreto che ideologico, alla Tribù stessa.
Nel caso del raduno in oggetto il Totem è il marchio H-D ma in altri casi può trattarsi di una squadra di calcio, di una finalità culturale o comportamentale (Lega ambiente, Jazz-club…).
Simboleggiata quindi dal suo Totem, la Tribù sopravvive ed anzi si articola con sempre nuovi adepti, tanto che, al suo interno, si costituiscono ruoli di strutturata gerarchia, che vengono mantenuti, caratterizzati e tramandati attraverso regole, più o meno scritte ma comunque definibili “Tabù”.

Trasgredire questi ultimi significa sperimentare la non appartenenza, la perdita di senso, la perdita di identità.

Nel lungo divenire del cammino umano è proprio dall’evoluzione di questi prodromi aggregativi arcaici che si è giunti ai governi degli stati, alle istituzioni religiose, alle confederazioni mercantili ecc…

Diventa forse azzardato a questo punto cercare un parallelismo o quanto meno qualche affinità strutturale con l’istituzione della Libera Muratoria? Se pensiamo alle tribù per antonomasia, quelle, per intenderci, degli Indiani d’America o di alcune popolazioni africane, dove l’appartenenza era ed è di carattere iniziatico, esistono elementi che, opportunamente considerati, formano significativi anelli di giuntura.

Si lasciano queste ultime considerazioni a chiunque voglia svilupparle, anche in senso negativo, certo è che gli scriventi hanno provato le stesse sensazioni di armonia legate ai momenti di comune partecipazione tra le Colonne, anche durante questo breve viaggio dove tre persone, unite dal giuramento di fratellanza massonica, hanno scoperto che, in una breve parentesi di vita profana, ciò che li accomuna fa emergere una straordinaria, particolare sinergia che si rafforza di fronte a qualunque ostacolo: ognuno del gruppo dà il meglio di sé fino alla risoluzione del problema. E’ questa l’armonia che è alla base del consolidamento dei migliori legami di amicizia e fratellanza.

G:. P:.
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