LA VERITA’: UNA LUCE CHE PUO’ ACCECARE

Considerazioni sul concetto di Verità: un bene reale, un ideale di vita o una scelta comportamentale? Perché cercare la Luce e la Verità.

inserito il 14 05 2011, nella categoria Etica, Filosofia, Simbolismo, Tavole dei Fratelli

Tavola del Fr. C:. B:.

Ognuno di noi si trova tutti i giorni ad affrontare la problematica della verità ed a convivere con essa, sia nella banale quotidianità che nei momenti di riflessione che ci conducono a considerazioni più elevate. Di conseguenza ogni soggetto assume di fronte alla verità una posizione personale ben definita che gli deriva in gran parte da esperienze pregresse. La Verità è comunque di importanza vitale per il Massone che entra nel Tempio e si avvicina alla Istituzione per conoscere se stesso (Da dove vieni? Chi sei? Dove vai?) ed in ultima analisi per cercare la Luce, quindi la Verità.

Questo cammino per me parte da lontano ed influenza – credo – tanto i miei comportamenti quotidiani che le mie scelte di vita professionale.
Penso che il mio rapporto con la Verità sia stato marcatamente influenzato dall’educazione che ho ricevuto negli anni della fanciullezza, in cui i miei genitori (soprattutto mia madre) mi hanno allevato col culto della verità.

In pratica “la verità innanzi tutto” come si conviene ad una persona retta, cioè libera e di buoni costumi. Sono espressioni che conoscete bene. In quest’ottica porto dentro me stesso un senso profondo della verità e sono disposto ad assumermi tutte le responsabilità che derivano dai miei comportamenti.

Questo comportamento mi mette talvolta in una posizione difficile, rigida, che non viene accettata volentieri dalle persone con cui giungo in contatto. Ma è anche vero che un comportamento di questo tipo porta automaticamente al rispetto delle regole della società e quindi favorisce una vita in comune.

Queste problematiche, che possono apparire solo teoriche ad un approccio superficiale, sono invece fondamentali per la vita di coloro che ci credono. Esse non dovrebbero forse essere considerate in senso assoluto. Pochi giorni fa un Fratello mi ha fatto notare che a Ferrara è vissuto Savonarola, poi morto a Firenze arso vivo proprio perché la sua rigidezza l’aveva reso inviso tanto alla popolazione che ai potenti.

A distanza di giorni risponderei (senza spirito di contraddizione ma solo con voglia di capire) che la stessa sorte è spettata anche a Giordano Bruno, cui va una nostra istintiva simpatia, che trascende quella indotta dal titolo distintivo della nostra :. R.L.

In quest’ambito la Massoneria deve aiutare a mitigare il rigore con la Tolleranza, e può farlo a pieno titolo solo se Essa viene preservata da ogni contaminazione come un bene prezioso.

Esiste la Verità?

È la domanda centrale della metafisica, sviluppata in tutto il loro cammino dai razionalisti, da Cartesio fino a Kant ed agli Illuministi. Se cerchiamo poi di analizzare quel poco che ci ricordiamo (al meno che mi ricordo io) dai libri del liceo, possiamo essere portati a identificare diversi livelli di Verità.

In primis la VERITÀ FILOSOFICA, quella che deve spiegare l’essenza del mondo in cui siamo immersi e darne un’immagine organica. Se si debba considerare quindi che la comprensione del mondo sia il risultato della capacità dell’uomo di vagliare, analizzare ed organizzare logicamente le informazioni che gli giungano dall’esterno tramite i sensi o se piuttosto la realtà sia quella che costruiamo dentro di noi col pensiero e che poi cerchiamo di trasfondere nel mondo esterno.

Qualunque sia, fra queste due, la strada cui ci conducano le nostre convinzioni credo che ci possa essere una certa uniformità di consensi nel concludere che i risultati sono deludenti e certamente non pari alle aspettative.

Nel mondo moderno c’è poi un’autentica venerazione per la VERITÀ SCIENTIFICA, grazie agli enormi progressi tecnologici cui ci ha condotto.

È questa verità che nasce dal dubbio e dalla sperimentazione la “vera” verità?

Sappiamo benissimo che non è così, che quello della conoscenza scientifica è un processo che si svolge per approssimazioni continue, che è soltanto l’acquisizione di oggi che ci permette di immaginare l’esperimento per domani, per acquisire nuove informazioni da incorporare nella teoria.

Anche ammettendo che da questo processo in continuo divenire vengano esclusi tutti gli uomini in mala fede (che pensano “metallicamente” solo ai propri vantaggi) è evidente come si tratti di un processo asintotico, di tendenza cioè, non di raggiungimento.

Popper nei suoi saggi sulla verità scientifica ipotizzava un grado di probabilità della verità, immaginando che il processo della acquisizione scientifica fosse un processo negativo. Egli diceva infatti che visto che non sappiamo davvero cosa sia il fenomeno di cui ci si occupa nella ricerca (se sapessimo di che si tratta non faremmo lo studio) non si possono progettare esperimenti per dimostrare la verità di un assunto, ma solo esperimenti destinati a distruggere (“falsificare”) l’assunto.

Se non riusciamo in questo intento di falsificazione, la tesi originale assume più forza e maggiore probabilità di essere “vera”.

Un altro aspetto che non va trascurato quando si consideri la verità scientifica ed il processo della sua acquisizione è che si tratta di un processo caratterizzato da una intrinseca relatività perché implica il contatto del soggetto col mondo circostante. E visto che noi non siamo statici ma siamo mutevoli (in virtù del nostro accumulo di esperienza che ci conduce a visioni sempre in evoluzione) è naturale che la nostra percezione della realtà, ivi compresa quella scientifica, non ci possa condurre a verità assolute ed immutabili, ma dipendenti dall’osservatore.

Un campo in cui ci attenderemmo di poter affermare con ragionevole certezza la “esistenza” di verità è quello della storia, perché gli eventi o si sono svolti o non si sono svolti.

Non ci sono dubbi. Ma è proprio vero? Esiste una VERITÀ STORICA? Croce descriveva la storia come pensiero e azione, quindi come dato oggettivo (l’azione) mediato ed interpretato dal pensiero.

In questo senso quindi la storia nascerebbe come sintesi tra evento e sua interpretazione che nel tempo può cambiare adattandosi alla sensibilità del momento. Anche questa verità non sembra così “assoluta”.

Ne ho avuto esempi lampanti. In casa ho un trattato della prima metà dell’800 sulla Rivoluzione Francese. L’autore è il Thiers ed il testo è stato scritto in epoca borghese e romantica. A scuola poi mi hanno spiegato la Rivoluzione Francese in un’ottica completamente diversa, quella del terzo stato e delle classi più povere, sulla base delle tracce di Salvemini. Sono fenomeni apparentemente completamente diversi. Oppure prendete in considerazione l’irridentismo dei patrioti italiani nel Lombardo-Veneto. Nella versione risorgimentale che veniva insegnata a me alle scuole elementari e medie si parlava di “patrioti”, se andassimo a controllare quanto è scritto su un libro di storia austriaco, chissà – probabilmente sarebbero definiti “terroristi”. In tedesco si direbbe “Wie es im Buch steht” (cioè come è scritto nei libri!).

Credo quindi che si debba concludere che non esiste neppure una verità storica. E soprattutto che non esista, direi per definizione, la VERITÀ POLITICA perché lo stravolgimento dei fatti per piegarli a supporto delle proprie tesi è davvero il modo di procedere della dialettica politica.

Considerate poi se la verità per essere tale deve essere immutabile o no? Che ne pensate? Ma esiste infine davvero una qualche forma di verità?

Forse la VERITÀ MORALE? Anche qui bisogna intendersi. In primo luogo sulla differenza fra Etica e Morale, due parole che spesso vengono considerate sinonimi, erroneamente, perché non lo sono.

Per “Etica” si intende infatti la categoria della vita corretta, superiore che tende al mondo delle idee e come tale è incontaminata ed incontaminabile dalle difficoltà, dai compromessi e dalle mode del mondo “profano”.

Per “Morale” l’adattamento dei comportamenti ai Mores, ai costumi prevalenti di una data epoca e luogo, filtrati quindi dalla opinione prevalente nella società.

E se quelli di noi più anziani riandassero colla mente all’atteggiamento ed all’abbigliamento delle soubrettes televisive negli anni sessanta ed al giorno d’oggi, la conclusione sarebbe certo quella che se l’Etica può appartenere al mondo dei concetti ed essere immutabile, la Morale certamente non lo è, e se non vogliamo un mondo ed una realtà a tempo…

Consideriamo poi un altro aspetto di natura morale, quello dei rapporti interpersonali. Ve ne ho già parlato perché è un punto che mi sta a cuore.

I rapporti interpersonali sono quelli che riguardano i contatti tra una persona e l’altra, se volete le loro sfere più esterne.

In un senso spaziale-figurato sono quelli che caratterizzano le zone comuni fra una persona e le altre, in cui per evitare conflitti continui ci si “adatta” al contiguo, se volete in altre parole si è dubbiosi e tolleranti, “non-noi-stessi”, quindi – in questi rapporti – non partiamo proprio da basi che ci consentano una verità.

In altre parole, “Esiste una verità?”
Probabilmente la “vera” verità è quella che si ottiene per fede, quella in cui vogliamo credere, e solo essa indipendentemente dalle dimostrazioni cui vogliamo ricorrere per giustificare la nostra logica, può darci quel senso di appagamento e di soddisfazione intima che si accompagnano nei momenti splendenti della nostra vita.

Sì, credo proprio di sì, credo che esista e voglio credere che essa esista. Potrà essere diversa per ognuno di noi. Per alcuni, molti probabilmente, essa si manifesterà come verità religiosa, per altri come ideale, come stile di vita, come forza interna.

E’ raggiungibile la verità? E cosa è la Verità per la nostra vita?

Non credo che la verità sia raggiungibile. E se lo fosse non sarebbe verità, come ho cercato di convincervi finora. E certamente non lo è nella sua notazione puramente religiosa che non ci è propria, anche se ogni Fratello è libero di perseguire la sua via.

La Massoneria non è una religione. A me piace pensare che sia una scuola di vita ed un modo continuo di guardare dentro se stessi, trovando magari anche cose nascoste ed orribili, che non confesseremmo mai a nessuno, ma il capirle ed il riconoscerle ci consente comunque di superarle. È probabilmente un assioma cui noi Massoni costantemente tendiamo nel nostro cammino di miglioramento.

La base da cui partiamo comunque è il rifiuto del dogma, di ciò che ci viene imposto e che non intendiamo accettare pur osservando le regole del comune vivere civile. Come sapete queste condizioni hanno condotto all’accusa di Relativismo che ci viene continuamente rivolta dalle autorità ecclesiastiche. È cosa di cui ci dobbiamo sentire colpiti? Non credo.

È ciò per cui è morto Giordano Bruno, è la capacità di saperci mettere in questione, di saper andare avanti per la nostra strada, rinnovandoci e migliorandoci, sulla base dei nostri ideali e delle nostre convinzioni.

Se queste sono le condizioni che – almeno secondo me – dovrebbero guidare la nostra vita, che cosa si deve pensare di chi mente? Ognuno di noi pensi quel che vuole, ovviamente.

Fra le mura del Tempio non c’è dottrina ma solo i nostri principi (Tolleranza, Amore, Trascendenza) ed i nostri ideali (Libertà, Uguaglianza e Fratellanza).

Per parte mia provo pena per chi non segue la Verità e la Libertà e si fa irretire in altri comportamenti.

Ho visto scegliere la menzogna solo da persone che dovevano salvarsi da gravi pericoli (eventualmente provocandoli ad altri, pensate al tradimento in guerra) o in alternativa da persone che dovevano coprire crimini (o almeno indegnità) commessi e che si preparavano a truffe e crimini per il futuro e che quindi mentivano, progettandoli.

Guardiamoci da costoro e impariamo a riconoscerli, anche se non dobbiamo e non possiamo giudicarli perché non è nostro compito.

Evviva la Verità, anche se si presenta con tante sfaccettature difficili da interpretare.

C:. B:.
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