I CATARI

Il termine “cataro”, di derivazione greca, significa “puro”. Teologicamente erano conosciuti come “Dualisti”, mentre genericamente erano detti “Albigesi”, dalla città di Albi in cui alcuni catari condannati al rogo dal vescovo Sicardo furono liberati a furor di popolo. L’eresia Catara si sviluppò infatti proprio in Occitania, tra il XII e XIII secolo, causando una violentissima reazione da parte della Chiesa Cattolica, che lanciò contro di essa una vera e propria Crociata di sterminio.

inserito il 13 05 2011, nella categoria Esoterismo, Filosofia, Religione, Storia, Tavole dei Fratelli

Tavola del fr:. F:. F:.

Tra il XII e il XIII secolo si sviluppò, prevalentemente in Occitania, “l’eresia” dei Catari, causando una violentissima reazione da parte della chiesa cattolica che lanciò l’appello a una vera e propria crociata contro di essa.

Chi erano i CATARI?

Il termine “cataro”, di derivazione greca, ha il significato di puro. Teologicamente erano conosciuti come “DUALISTI” mentre genericamente erano detti “ALBIGESI” dal nome della città di Albi. Essa pur non essendo il centro a maggior densità catara, ha dato loro il nome in ricordo di un importante avvenimento: il vescovo della città, Sicardo, aveva condannato al rogo alcuni di loro che furono liberati a furor di popolo. Comunemente e in modo quasi familiare venivano chiamati “Bonhommes”, il che esprime quanta considerazione popolare godessero.

Il Catarismo non è stata una religione rivelata; fu piuttosto il risultato della lunga maturazione di una corrente di pensiero non specifica del cristianesimo.

Della dottrina cattolica il Catarismo adottò senza dubbio numerosi elementi – una certa tradizione e alcuni testi, seppure sottoposti a una rilettura – ma è difficile asserire che abbia rappresentato una vera e propria deviazione del cristianesimo.

La corrente di pensiero a cui si ispirò esisteva dalla più remota antichità: è il DUALISMO, cioè la tesi che l’universo è il risultato dì un confronto tra due principi antagonisti. Questa formulazione è semplificativa, in realtà le cose sono più complesse, non fosse altro che per le sfumature nella concezione di questi due principi e nelle considerazioni fatte a proposito della loro azione reciproca. In quest’ambito le speculazioni sono innumerevoli e talvolta contraddittorie; e i Catari stessi non sono sfuggiti a tali contraddizioni.

Il Catarismo non si presentava infatti come una religione solidamente costituita, con un dogma riconosciuto e definitivo considerato ufficiale. Non c’era tra l’altro una gerarchia ufficiale tra i Catari come nella chiesa romana. C’erano invece alcune “chiese” catare e spesso altrettante interpretazioni diverse. In primo luogo esisteva una distinzione fondamentale tra chi professava un dualismo assoluto e chi propendeva per un dualismo relativo.

I precursori più vicini ai Catari possono senz’altro essere considerati i BOGOMILI e i PAULICIANI, i primi assertori di un dualismo moderato, i secondi di un dualismo radicale.

I Bogomili prendono il loro nome da Bogomil un prete portavoce del mondo contadino slavo contro l’opprimente tirannide dello zar Pietro (969). Per Bogomil Dio è sovrano del mondo invisibile e spirituale, mentre sul mondo terreno e materiale regna Satana “il principe di questo mondo”. Questi espulso dal cielo per la sua ribellione ottiene da Dio sette giorni in cui riesce a dare assetto alla materia e a dar vita all’uomo che vuole suo schiavo, e questo impero di Satana sul mondo si perpetuerà mediante la lussuria accesa nel primo uomo e nella sua compagna.

Da tale concezione della materia, intesa quale opera diabolica derivano diverse singolari tematiche. Tra esse vi è quella del battesimo insegnato da Cristo, diverso da quello acqueo del Battista, considerato messaggero di Satana; quella di Maria, angelo inviato da Dio per accogliere Cristo; l’interpretazione esclusivamente allegorica dei miracoli angelici e del sacramento dell’Eucarestia ; il rifiuto della venerazione della croce strumento della passione di Cristo; la rigida condanna dei contatti sessuali e l’astensione dai cibi carnei e comunque originati dalla procreazione. L’unica preghiera consentita è il PATER perché direttamente insegnato da Gesù. Forte era nei Bogomili il disprezzo della chiesa ufficiale della quale condannavano la ricchezza in stridente contrasto con la loro povertà, rifiutavano il riposo domenicale e la vita coniugale, e tenevano in scarsa considerazione il lavoro giudicandolo sintomo di eccessivo interesse per le necessità temporali.

I Pauliciani divennero setta nel 660, ad opera di un armeno di nome Costantino. Per i Pauliciani era stato il Demiurgo, principe delle tenebre, a creare il mondo e gli esseri viventi. Essi respingevano l’antico testamento e consideravano priva di significato l’Eucarestia. Respingevano la croce, non avendo per loro nessun valore particolare.

È dalla influenza di tali ideologie variamente combinate tra di loro, che nasce il Catarismo. Esso appare nell’Europa occidentale soltanto nel XII secolo. Il suo fondamento era evidentemente l’irrimediabile contraddizione tra l’anima dell’uomo che è pura e il mondo che è malvagio. Quali che siano le differenze di pensiero che si distinguono nel Catarismo, specificamente la posizione dualista radicale e la posizione dualista moderata, si ricade sempre nel medesimo postulato: “All’inizio esistevano due principi, quello del bene e quello del male, e in loro esistevano, da tutta l’eternità, la luce e le tenebre. Dal principio del bene viene tutto ciò che è luce e spinto, dal principio del male viene tutto ciò che è materia e tenebre”.

Un aspetto caratterizzante il Catarismo è quello della caduta degli angeli; ma per quale motivo Satana si era ribellato trascinando con se altri angeli, che divennero le anime umane rinchiuse nella materia, non è veramente spiegato. Ciò che è importante comunque nel mito cataro è la coincidenza tra l’apparizione della vita terrestre e la caduta degli angeli. Beninteso il mito non risolve nulla. Si limita a porre domande insolubili: Dio è testimone impotente o vuole il male? Come potevano gli angeli peccare se in loro non c’era alcun male? E cosi via.

Il meno che si possa dire è che il mito cataro non brilla per logica. Resta il fatto che il demonio ha creato tutte le cose visibile e mortali, fra l’altro i copri umani. Dio, al contrario, ha creato tutto quello che permane, l’invisibile e l’anima umana incorruttibile.

Se la caduta dell’angelo costituiva il punto di partenza della dottrina catara, il ritorno al cielo e la liberazione totale dalla materia erano lo scopo supremo. Tale liberazione avveniva nel giro di diversi secoli attraverso un processo di redenzione; il Catarismo insegnava quindi che ogni uomo percorre nel mondo materiale varie vite successive; proponeva quindi la teoria della reincarnazione.

La dottrina completa del Catarismo era contenuta in un trattato che veniva comunicato soltanto ai Perfetti e si intitolava “ LA CENA SEGRETA”.
I CATARI si dividono in tre categorie secondo l’intensità della loro pratica, del loro impegno e del grado di iniziazione. Vi erano quindi:

  • Simpatizzanti o Auditori. Essi assistevano alle prediche, e gli si richiedeva solamente di praticare il melhoriér (si dovevano inginocchiare al passaggio di un Perfetto per richiederne la benedizione).
  • Credenti. Essi dovevano praticare l’umiltà e sottoporsi allo Apparelhament (messa in regola) cioè alla confessione pubblica dei propri peccati, senza che fossero sanzionati da alcuna penitenza. A loro veniva data dai Perfetti una iniziazione parziale “consegnando l’orazione”, cioè rivelando il senso esoterico del Pater Noster. Si insegnava che quella era la preghiera degli angeli prima della caduta. La recitazione del Pater era quindi il primo passo verso la risalita.
  • Perfetti o Perfette. Essi rappresentavano la chiesa catara militante. Anche alle donne era permesso esercitare il sacerdozio. Il termine Perfetto non aveva in se il significato di superiorità, bensì stava a significare “ordinato”, che aveva ricevuto gli ordini, cioè il CONSOLAMENTUM. Questo era l’unico sacramento, di fondamentale importanza perché garantiva la salvezza. I voti pronunciati dai consolati erano impressionanti: essi si impegnavano a morire per il mondo e ad affrontare eventualmente anche il martirio.

 
MORALE

La loro visione escludeva ogni compromesso tra il bene e il male, e siccome il mondo veniva dal male la perfezione morale si identificava con il rifiuto di esso. Procreare era la peggiore delle cattive azioni, perché consisteva nel rinchiudere un’anima nella prigione della materia, ma ammettevano anche che gli uomini erano condannati a seguire le leggi naturali e potevano liberarsene con un’ascesa di cui solo una minoranza era capace.

I Perfetti praticavano la castità integrale e sconsigliavano di dare la vita, ma la rispettavano in ogni forma, perché ogni corpo ospitava un’anima. Si rifiutavano quindi di uccidere qualsiasi essere vivente; rifiutavano la carne degli animali, le loro uova e il latte; mangiavano pesce perché credevano che si riproducesse spontaneamente ed erano vegetariani.

Conseguenza molto importante dal loro distacco dal mondo era di non possedere beni terreni; non pretendevano né decima né elemosine e lavoravano per far sopravvivere la loro comunità, ma anche in ciò non imponevano ai loro fedeli la povertà, ammettevano che essi traessero profitto da un’attività personale, condannavano solamente i privilegi fondati sull’appartenenza ad una casta.

In pratica incoraggiavano la borghesia ed attaccavano gli aspetti del feudalesimo. E poiché l’unica potenza feudale in Occitania era rappresentata dalla Chiesa essa era “La grande meritrice”, forza temibile per la propagazione del male.

Queste convinzioni portavano ad una diversa impostazione della società e ciò fu una delle cause principali della guerra che insanguinò la terra di Occitania, facendola piombare nella barbarie che caratterizzava il resto di Europa.

Perché il Catarismo si sviluppò in Occitania?

In quel tempo la Linguadoca non faceva parte della Francia, era governata da alcune famiglie nobili, e tra queste spiccavano i conti di Tolosa e i Trencavel. Entro i suoi confini fioriva una cultura che a quei tempi era la più avanzata e raffinata dell’intera cristianità, con l’unica eccezione dell’impero bizantino.

L’erudizione era tenuta in gran conto, diversamente da quanto avveniva nell’Europa settentrionale. Fiorivano la filosofia, la poesia e altre attività intellettuali; vi erano scuole dedicate allo studio della Cabala; si studiava il greco, l’arabo e l’ebraico. Si praticava una civilissima tolleranza religiosa, nel contempo la chiesa di Roma non godeva di una grande stima per la nota corruzione che la caratterizzava. La sua posizione nel Mediterraneo favoriva il contatto con il pensiero islamico e giudaico.

Tutto ciò portò ad una società molto aperta in cui la borghesia aveva un ruolo forte determinando la ricchezza delle regione. Ricchezza che stimolava gli appetiti delle aristocrazie settentrionali.
In questo clima di apertura mentale e di tolleranza il Catarismo trovò il terreno adatto per mettere radici e di crescere a tal punto da spaventare seriamente la Chiesa romana.

LA CROCIATA CONTRO I CATARI

Accoppateli tutti, Dio riconoscerà i suoi”. L’abate Arnaldo Almalrico, così spronò gli eserciti francesi, in combutta con la Chiesa di Roma, per farla finita con gli eretici Albigesi o Catari una volta per tutte: l’ordine venne eseguito e il 22 luglio 1209 la città di Beziér fu completamente distrutta con tutti i suoi ventimila abitanti, uomini, donne, bambini, cattolici ed eretici.

Questo episodio rappresenta l’inizio della crociata contro i Catari promossa dal papa Innocenzo III a seguito dell’uccisione del legato pontificio “Pierre de Castelneau” ed esprime l’inaudita crudeltà con cui venne condotta.

L’Europa centromeridionale assistette a questa particolare Crociata non più contro i nemici secolari della Fede cattolica, ma all’interno, per eliminare il vastissimo fenomeno delle eresie. Eresie che se da un lato esprimevano una deviazione rispetto alla Tradizione cattolica, dall’altro rappresentavano la reazione,anche violenta, delle popolazioni lontane da Roma che non tolleravano la cupidigia e la sete di potere delle gerarchie ecclesiastiche, più interessate alla cura delle casse pontificie che non alla salvezza delle anime.

Nel 1167 a Seint Félix de Caraman, nei pressi di Tolosa, si tenne il primo concilio cataro alla presenza del vescovo bulgaro Nikita, il che dimostra un tentativo di organizzazione strutturale. La conclusione sul piano dottrinale fu il suo pronunciamento su un dualismo assoluto, accentuando la divisione tra catarismo e cattolicesimo. Vennero ordinati nuovi vescovi e nuove diocesi e da quel momento la chiesa di Occitania ebbe quattro diocesi: Tolosa, Agen, Carcassone e Albi.

Bernardo di Chiaravalle (San Bernardo) prima, Domenico Guzman (San Domenico) dopo, percorsero l’Occitania rendendosi conto del declino del cattolicesimo e del successo dilagante del catarismo e cercarono di riportare la popolazione sulla retta via con sermoni, ma tutto fu inutile.

Nel 1198 il nuovo papa Innocenzo III forte dell’appoggio dei baroni francesi, minaccia di ridurli in servitù. Nel 1207 scomunica Raimondo VI, conte di Tolosa, reo di tollerare la libertà religiosa nei suoi stati. Nel 1208 viene assassinato il legato pontificio Pierre de Castelneau ad opera di ignoti e ciò offre al pontefice l’occasione per lanciare l’appello alla crociata che inizia, come già detto col sacco di Bézier.

A capo dei crociati fu messo Simon de Monfort che li guidò con grande capacità ed altrettanta crudeltà. Sono numerosissimi gli episodi di ferocia inaudita.
Il conte di Tolosa e i suoi alleati resistettero e la vittoria fu alterna, ma l’entrata in campo del re di Francia Luigi VIII e dopo della sua vedova, Bianca di Castiglia, e di Luigi IX costrinse Raimondo VII di Tolosa, succeduto al padre, a sottomettersi e cercare la pace dando la sua unica figlia in sposa al fratello di Luigi IX (Alfredo di Poitiers) e firmando il trattato di Meaux.

Questo fu un duro colpo per il catarismo, anche se Raimondo VII stava facendo evidentemente un doppio gioco: fu obbligato a sacrificare alcuni eretici per salvarne degli altri. I catari molto ben visti dalla popolazione (anche cattolica) perché rappresentavano la resistenza alla occupazione francese, dovettero allora organizzarsi e chiesero a Ramon de Perella, che non era dei loro, ma li proteggeva, di accettare nel villaggio di Montseguir tutti i Catari che avessero voluto rifugiarvisi e di rafforzare le difese del castello.

Ramon de Perella, pur conoscendo il rischio di mettersi contro il re di Francia, confidò sulla inespugnabilità del pog di Montsegùr e finì per accettare.  Montsegùr divenne il vero faro del Catarismo “la sinagoga di Satana”, per la Chiesa papista.

Le spese per il rafforzamento di Montsegùr furono a carico dei Catari che pare possedessero un immenso tesoro che nascosero nelle cantine del castello. Sorprendentemente i siniscaichi del re non fecero alcun tentativo per impadronirsi di Montsegùr prima del rafforzamento delle difese. Sembra che Bianca di Castiglia, per ragioni ignote,abbia voluto in pratica risparmiare i Catari, pur continuando a proclamare la necessità di annientarli; si ipotizza di un segreto, di cui erano a conoscenza i catari, che se svelato avrebbe messo in discussione la legittimità dei Carolingi e quindi dei Capetingi alla corona di Francia.

Tale segreto era a conoscenza di Raimondo VII di Tolosa e ciò giustificherebbe l’atteggiamento sempre benevolo di Bianca di Castiglia nei suoi riguardi, anche dopo il tentativo di quest’ultimo di liberare l’Occitania dal giogo francese partecipando ad un complotto di cui facevano parte Ugo di Lusingnano, conte delle Marche, Enrico III Plantegeneto, i conti di Foix, Armagnac e Rodez, appoggiati da Federico II.

La congiura non riesce perché la rivolta scoppia troppo presto, prima che tutti i congiurati fossero pronti. La rivolta parte da Montsegùr e si estende a tutta l’Occitania. La reazione francese fu estremamente violenta ed il re ne approfittò per mettere fuori gioco tutti quelli che si opponevano all’annessione della contea di Tolosa.

Montsegùr fu assediata e, dopo un anno, nel 1244 gli occupanti lasciarono il pog, di questi 250 rifiutarono di confessare i propri errori persistendo nella propria fede e furono bruciati sul cosiddetto Prat del Cramats, dove adesso si trova un monumento commemorativo.

Prima della resa i catari riuscirono a portar via, con la complicità degli assedianti, il loro tesoro che nascosero in una grotta dell’alta Vai D’Ariege.
La sera prima della resa quattro Perfetti evasero e questa evasione ha scatenato tante ipotesi e fantasiose interpretazioni.

Alcune settimane dopo Luigi IX veniva informato della presa di Montsegùr, questa era la notizia più importante: possedere una fortezza inespugnabile in un paese per niente sicuro. Quanto al resto si era trattato di un’operazione di polizia, agli eretici si era lasciata la scelta del proprio destino, se avevano preferito morire la responsabilità era loro. Tale era la dura legge dell’epoca e nessuno la metteva in dubbio, neppure gli stessi catari per i quali il disprezzo del mondo costituiva una regola di vita.

Si ha la tendenza a dimenticare un po’ troppo questo aspetto del problema. Era normale a quei tempi bruciare esseri umani per le loro opinioni religiose: rientrava nelle regole eliminare tutto quanto non fosse ortodosso per il bene della maggioranza dei credenti. Si pensava di applicare in tal modo il detto evangelico: tagliare e bruciare i rami secchi.

È questo il periodo della nascita della “Santa” Inquisizione, che ha l’obbiettivo di perseguitare l’eresia.

È vero che l’Inquisizione fu intollerante e nemica del libero pensiero, ma è pur vero che tolleranza e libertà del pensiero sono concetti solo recentemente (e non ancora completamente) aquisiti dalla coscienza collettiva.

Ai tempi dell’Inquisizione, infatti, la coscienza collettiva, al contano, era fortissimamente convinta dell’esistenza e dell’unicità della verità, e che tale verità andasse difesa con tutti i mezzi. Gli inquisitori non ebbero mai l’impressione di commettere ingiustizia mandando uomini e donne al rogo dopo averli fatti torturare. Altri tempi, altri costumi. D’altronde se i catari avessero dominato l’Occitania come si sarebbero comportati con i cattolici che non avessero voluto abiurare la propria fede?

F:. F:.

.

.

.


2 Comments for this entry

  • eldo stellucci

    chi mi sa dire l’autore di questo dipinto,la provenienza e la collocazione? Grazie!

    • redazione

      Caro Eldo Stellucci
      Innanzi tutto grazie per l’attenzione rivolta al ns. sito.
      Purtroppo non siamo in grado, per ora, di darti maggiori precisazioni in merito al quadro che abbiamo incluso, come illustrazione al ns. sito attingendo al databank tematico di google. Ci ripromettiamo (e ti promettiamo) comunque di approfondire la questione.
      Ci hanno segnalato due testi che potrebbero contenere tracce iconografiche più precise, e li segnaliamo anche a te:
      Malcom Barber “I Catari”
      Malcom Lambert “I Catari”
      Non appena riusciremo ad avere una risposta più precisa al tuo quesito, te lo faremo immediatamemte sapere.
      Se poi tu sei un cultore di questo argomento e stai compiendo ricerche personali, ti preghiamo, nel caso che tu pervenga prima di noi a qualche risultato, di comunicarcelo gentilmente sempre a questo indirizzo email.
      Per ora ti ringraziamo ancora per il tuo gradito stimolo culturale, e ti porgiamo i nostri fraterni saluti (che tu sia massone oppure no… non ha importanza).

      Rispettabile Loggia Giordano Bruno nr. 852, all’Ordine del Grande Oriente d’Italia Palazzo Giustiniani, all’Oriente di Ferrara.
      .
      .

1 Trackback or Pingback for this entry

Lasciaci un commento

Cerchi qualcosa?

Utilizza il campo sottostante per cercare nel sito:

Hai cercato qualcosa che non hai trovato? Contattaci e richiedici l'informazione che cerchi!

Link

Ti raccomandiamo di visitare questi siti web